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sabato, Aprile 20, 2024
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Ammendolia: “Le parole che vorrei ascoltare da Gianni Cuperlo”

Ilario Ammendolia immagina di ascoltare l’intervento di Gianni Cuperlo prima ancora che esso avvenga, un sogno, o meglio una proiezione di quello che forse servirebbe alla Calabria, di quello che servirebbe alla sinistra ma che nessuno riesce a realizzare. Gianni Cuperlo rappresenta l’anima più vicina nella politica nazionale a questa sinistra ed a questa Calabria per cui il nostro Ilario immagina e scrive un suo intervento di fantasia nella speranza che magari leggendolo qualcuno inizia a capire cosa vogliono gli uomini di sinistra e i calabresi dalla politica.

Care Compagne e cari compagni, amici carissimi,

sono uno dei quattro candidati alla guida del Partito democratico.

Sono sceso in Calabria convinto di essere pienamente legittimato di chiedere il voto degli iscritti al partito e dei calabresi che volontariamente si recheranno a votare il futuro segretario del PD.

Ma non avrei voluto proporre a voi discorsi scontati o peggio banali e così ho deciso di raggiungere la Calabria qualche giorno prima e in incognito. Per tre giorni mi sono aggirato nei vostri paesi e nelle vostre città. Ho incontrato persone tra i mercati e nei supermercati, dinanzi alle scuole, gli uffici e i tribunali. I luoghi di lavoro, le piazze e le Chiese, ed oggi sono qua per dirvi le conclusioni a cui sono arrivato. Premetto che La Sinistra, tanto cattolica che riformista o marxista, in questa vostra Regione ha lasciato orme importanti, ed   ovunque   ho   trovato   le   tracce   di   una   storia straordinaria. Ma   in   nessun   posto   ho   trovato   un   PD     teso   a modificare la drammatica realtà in cui i calabresi sono costretti a vivere. Non voglio essere frainteso. Qua e là, c’è qualche circolo, qualche esponente spesso motivato e intelligente, ma   non   ho   trovato     un   partito, un     popolo   e   tantomeno   una   classe   dirigente     protagonista   nella realizzazione da un progetto di giustizia sociale, di libertà, di uguaglianza. Non ho trovato la Sinistra e, in verità, nella gente comune non ho trovato

neanche la destra …Insomma non ho trovato la Politica. Ovunque, però, ho visto tanta indifferenza, tanta indignazione verso tutte le Istituzioni e quindi verso i “politici”, accusati (spesso ingiustamente) di essere responsabili di tutti i mali che affliggono la vostra terra. Quello che si tocca con mano è la distanza siderale tra popolo e ceto politico. Stasera incontro voi quadri dirigenti (si fa per dire) d’un partito inesistente. Ho molto riflettuto ma alla fine. Penso che, almeno in un certo senso, io in quanto “dirigente nazionale, vi debba delle scuse: voi ci siete, perché ci siamo noi.

Noi vi   abbiamo   selezionati, incoraggiati, premiati   per essere   così come siete.   Voi   avete   trovato   comodo consentircelo. Abbiamo stipulato un patto ed i risultati sono sotto i nostri occhi. Se   potessi   muovervi   un   rilievo   critico   vi   domanderei   com’è   stato   possibile   che   l’Italia   intera   non   abbia avuto la percezione di quanto è successo e sta succedendo in Calabria?

Neanche durante il fascismo ci sarebbe stato tanto silenzio dinanzi ad una situazione così drammatica. Certo   c’è   la   ‘ndrangheta,  ma   essa   è stata   sapientemente     utilizzata     per   mettere   in   campo   una   strategia capace   di   farla   crescere   e   contemporaneamente   di     mafiosizzare   sino   al   midollo   lo   Stato   tanto   a livello centrale   che   periferico.   I   Costituenti   hanno   assegnato   compiti   ben   precisi   alla   politica, ai   partiti, alle procure, alle caserme, alla libera stampa. Tale equilibrio è stato sconvolto. E noi siamo stati subalterni e complici di tale sconvolgimento che ha azzerato il primato della sovranità popolare.

La logica conseguenza è stata l’emergere della figura del “Caudillo”.

Quando la gente dinanzi alle ingiustizie, ai ritardi, ai soprusi piuttosto che organizzarsi per contare ed avere fiducia nella propria intelligenza si augura l’intervento risolutivo di un Caudillo, la democrazia è morta. La   dimostrazione   lampante   è   lo   stato   pietoso   in   cui   versa   la   sanità   calabrese   malgrado   una   spesa imponente.   Domandatevi, cari   compagne   e   compagni, com’è   stato   possibile   che   dinanzi   ad   una   tale situazione non si sollevasse un’onda di popolo e di sdegno?

La risposta non può che essere una ed una sola: la gente ha perso fiducia nella politica, nel nostro partito, ed in se stessa. E siccome, non si può vivere senza speranza invoca l’intervento del “vendicatore” dei torti subiti.

Ed il “vendicatore” farà di tutto per far crescere il culto della propria personalità e per sputtanare tutti gli altri.  Solo   in   una   tale   logica   perversa   è   stato   possibile   tollerare la fine della libertà, l’abrogazione di fatto della Costituzione. Questo è successo in Calabria, prima che altrove, perché la democrazia, dopo un secolo, di emigrazione, è ancora più debole che altrove.  Un popolo umiliato ha consentito che la Calabria fosse ridotta in colonia economica, politica e culturale ed oggi si appresta ad accettare in silenzio che il PNRR non abbia alcuna logica di sviluppo e consentirà, senza fiatare, l’approvazione sulla secessione dei ricchi.

Da qui la domanda: siete stati voi ad aver paura di parlare o noi non siamo stati in grado di ascoltare?

Non lo so!

Riflettiamo insieme. Delle cose che ho appena detto, oggi ne ho parlato con gli altri candidati alla segreteria e con la direzione nazionale del partito, giungendo ad una sola conclusione:

Questo è un falso congresso. A noi tutti serve una grande Assise capace di restituire la politica alla gente e il partito al suo popolo. Da oggi in poi, questo sarà il nostro obiettivo comune e vorrei che fosse anche il vostro.

Bisogna cambiare strada: siamo andati più volte al potere (tanto a livello nazionale che regionale), ma ci siamo adagiati per gustarlo piuttosto che riformarlo nel senso indicato dalla Costituzione. Così   siamo   stati   conservatori, invece, che   riformisti.     Èlite piuttosto che popolo.  Casta   invece   che dirigenti.

Complici della guerra e, contemporaneamente, accanto ai peggiori forcaioli che hanno fatto strame della vostra libertà.

Il congresso si farà quando avremo un Partito che voi e noi insieme, già da domani, porteremo tra la gente. Saremo uniti per sostituire al surrogato che chiamiamo politica la bellezza e la freschezza della Politica vera.

Al lavoro compagni e compagne, amiche ed amici. Non per un voto e non per un seggio in più, ma per scrivere insieme una bella pagina di impegno politico e di Storia. Per attuare finalmente la nostra Costituzione.​

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