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Anniversario della morte di don Primo Mazzolari: il ricordo

Quest’anno ricorre il sessantacinquesimo anniversario della morte di don Primo Mazzolari, discreto ed umile, ma famoso parroco di Bozzolo paese nel contado di Mantova, dove per molti decenni esercitò una fertile missione pastorale.

Matteo LoPresti

Collaboratore del quotidiano genovese” il cittadino” che ha celebrato pochi mesi fa 150 dalla fondazione , da Genova partirono ingiuste calunnie che molto lo fecero soffrire. A don Primo Mazzolari che era nato nel 1890 a Boschetto di Cremona ,Giovanni XXIII in una udienza privata 1968 ,abbracciandolo con affetto disse “  Ecco la tromba dello Spirito Santo in terra mantovana “. Le cronache non lo dicono,ma è giusto pensare che gli occhi di don Primo si siano velati di commozione. Nel 1969 Paolo VI nel rievocare  la forte testimonianza cristiana del generoso parroco, da poco defunto, davanti alla sorella del sacerdote così meditò” non era sempre possibile condividere le sue posizioni :don Primo camminava avanti con un passo troppo lungo e spesso ,non gli si poteva tenere dietro e così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. E’ il destino dei profeti”.

Vittima delle critiche che gli aveva mosso un infido frate padre Placido da Pavullo del Frignano ,che lo aveva accusato di malversazione nella gestione della rivista “Adesso” da don Primo  fondata, calunnie alle quali si aggiunsero  le aspre interpretazioni negative del reazionario cardinale di Genova Giuseppe Siri che male sopportava la totale e limpida interpretazione della carità cristiana, che don Primo manifestava, anche contro gli scomunicati  comunisti del tempo. Gli fu impedito di predicare e di continuare la pubblicazione di “Adesso “. Don Primo ubbidì senza polemiche, proferì soltanto tre parole “Tutto è grazia”.

Il cardinale Siri che mestava nella politica italiana con veemente posizione reazionaria ,si lasciò sfuggire durante una predica un giudizio terrificante, uscito dalla bocca di chi il vangelo doveva testimoniare con azione caritatevole “Homo sine pecunia imago mortis”.Furono anni di tormento del parroco dalle idee coerenti ,ma dapprima Montini ancora cardinale di Milano lo chiamò a predicare durante la settimana santa, nel 1957, nel duomo di Milano . Giovanni XXIII, ancora prima, usò molte delle riflessioni  dell’agguerrito, ma pacifico  sacerdote per rendere  universali le sue encicliche  soprattutto la “Pacem in terris” nella quale condannava”gli errori,ma non gli erranti”

Paolo VI  confermò che don Primo era un profeta  quasi a sottolineare  l’inattualità di un candido testimone evangelico protagonista di dure battaglie contro i potenti,fossero sia il cardinale Schuster ( predecessore di Montini a Milano e di simpatie fasciste) sia la politica economica della Democrazia Cristiana .Don Primo tenace scriveva“ I parlamentari spesso dimenticano che sono stati eletti dai poveri “ oppure ancora contro i cardinale Siri  che avrebbe voluto ridiscutere il concordato del 1929 , don Primo sosteneva “ trovo umiliante che un vescovo giuri fedeltà a delle parole degli uomini, perché le leggi degli uomini possono avere qualcosa di non conforme alla legge di Dio”. E don Primo certamente avrebbe obiettato che il messaggio del Cristo ,pur scomodo, è l’unico autentico riferimento dei cristiani attenti agli imperativi della coscienza. Così il papa buono Giovanni XXIII accreditava un ruolo fondamentale a don Primo nella missione ecclesiastica quotidiana e ricevendolo, forse troppo tardi ,gli riconosceva a dispetto della curia ostile e dei molti nemici ,che sul parroco si erano avventati con violenza e grettezza ,un ruolo importante e solido nel testimoniare la sua vocazione di libero sacerdote . Si scomodarono i potenti della chiesa contro don Primo, che predicava in solitudine il suo forte senso evangelico difendendo con la più semplice delle armi , la parola del Cristo ,i poveri e gli operai disoccupati ,le vittime della violenza fascista ,i partigiani che difendevano libertà e giustizia , insieme a molti ebrei e  perseguitati antifascisti ,i comunisti con i quali ostinatamente voleva dialogare, in quanto fratelli ,seguaci di una ideologia che non condivideva ,ma con i quali aveva intessuto un dibattito alto e profondo .

Tutte le opere di don Primo meritano di essere lette ,per trarne insegnamento e prospettive di solidarietà tra gli uomini Ma una su tutte ,insieme al poderoso volume “nostro fratello Giuda” merita di essere considerata pietra miliare della chiesa nella società moderna:  il volume è “Anche io voglio bene al Papa”. Perché sosteneva che “il Papa è un povero . Il povero del Signore”. Che cosa di più bello,di più sincero ,di più cristiano di questa affermazione del mite e severo don Primo Mazzolari, che vuole liberare la figura carismatica del Santo Padre dalla sovrastrutture  di encomi e di lussi superflui e immaginarlo al servizio della Croce e della Chiesa?

Nell’ aureo libretto   il parroco di Bozzolo  nel passaggio tra il papa Pio XI  e il suo successore Pio XII vuole , nel 1942 ,anno difficile nel contesto della guerra, incoraggiare tutti gli uomini a convincersi che le strade della Chiesa sono le strade dell’umanità e che dove la Chiesa non passa è aperto il varco alla barbarie. Spiega “ Il Papa è presente nel mondo ,non con spirito di competizione di parte ,non per chiedere o sopraffare ,ma con purezza di cuore e universale paternità,con disinteresse  completo e carità illimitata. Il coraggio di penetrare dentro i labirinti talvolta ambigui delle testimonianza cristiana gli fecero usare parole inusuali per il tempo” 

Si trovano nel volume riflessioni di pungente attualità,per il nostro tempo che ha visto la morte di Papi onorati in tutto il mondo. Ma Mazzolari non cede alle lusinghe dei fasti celebrativi “ La fragilità dell’uomo posto da Dio a governare la sua chiesa  è dell’uomo in quanto uomo  e nel rapporto con la sua vocazione, la quale lo espone  a maggiori prove. Il Papa non può avere un soffrire suo,  perché egli è l’uomo che porta il dolore di tutti e che conosce il dolore di tutti. Anche il Papa muore sulla propria croce .Lasciate il cerimoniale .Vedo funerali del Papa che mi fanno male. A tutta quella gente comandata, a tutte quelle rappresentanze sedute in prima fila non affiderei ciò che mi è caro( ma il dolore non lo si può rappresentare) .Signore che l’altare delle tua misericordia si innalzi al fastigio di una grandezza fatta polvere”.

Mazzolari è per una chiesa che sappia unire l’umanità anche dei non credenti. L’uomo-Papa deve essere posto a  guardia della carità e della verità che fanno grande l’uomo e bello l’avvenire. Sia che il Papa salga all’altare o discenda nel sepolcro, entra nel tabernacolo della testimonianza.  Anche la Chiesa fatica a  riconoscere i propri profeti , Eppure don Primo diceva spesso di stare sempre solo con la propria coscienza :” Il regno dei cieli non è né a destra, né a sinistra ,né con i poveri,né con i ricchi ,finché poveri e ricchi si differenziano solo per quello che hanno e non per quello che sono. Tra questi due fonti ci sta il Crocifisso,il sacerdote : crocifisso tra due ladroni ,uno buono l’altro un po’meno,ma ladroni entrambi”. Il Santo Uffizio si occupò spesso del generoso sacerdote :perché criticava la guerra,perché difendeva gli obiettori di coscienza, perché era contro l’uso delle armi nucleari,perché difendeva i preti operai che in Francia predicavano il Vangelo a chi stava davanti alla catena di montaggio . Non mise in vendita le sue idee per un male inteso sentimento di “prudenza”. Don Primo Mazzolari ci consegna una lezione che ci aiuta a rispettare tutti gli uomini,le loro idee, i loro dolori,le loro speranze  ,testimone ancora scomodo ,ma ,come è stato scritto con lucidità , un cristiano raro ,che ha saputo ubbidire, ma “ sempre in piedi “ 

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