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domenica, Aprile 28, 2024
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ARPA Calabria: terzo confronto su Radon nel suolo e nell’acqua

L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria (rappresentata dal Commissario Straordinario Emilio Errigo) ha partecipato nei giorni scorsi al IRSOIL&WATER 2023 – Terzo confronto sulla misura del radon nel suolo e nell’acqua, organizzato da ASSORADON ed AIRP a Curinga.

Il gas RADON, spesso sottovalutato, è un rischio per la salute, soprattutto se inalato in concentrazioni elevate poiché le particelle alfa al suo interno possono danneggiare il DNA delle cellule umane causando lo sviluppo del cancro al polmone.

Inoltre, questo pericoloso gas, è un indicatore ambientale per gli studi atmosferici dei moti circolari delle masse d’aria, della stima del flusso terrestre dei gas serra, del monitoraggio e della mappatura della contaminazione nel sottosuolo da parte degli idrocarburi.

Il RADON è un prodotto di decadimento radioattivo della catena dell’uranio, un gas nobile prodotto dalla «disintegrazione radioattiva» del radio contenuto nelle rocce. Questa trasformazione è chiamata nel linguaggio scientifico «disintegrazione radioattiva» o semplicemente «radioattività». Gli atomi che si formano si chiamano «elementi radioattivi».

Nel caso particolare la disintegrazione naturale dell’uranio dà luogo, tramite una serie di prodotti intermedi, al RADIO e successivamente al RADON. Quest’ultimo, a differenza dei suoi precursori nella catena radioattiva, non permane nella crosta terrestre ma ha la possibilità di muoversi tra i pori dei materiali solidi, di essere trasportato in superficie e di raggiungere l’atmosfera.

Grazie alla loro proprietà di essere carichi positivamente e chimicamente attivi, reagiscono molto velocemente sia con vapori-gas presenti nell’atmosfera, diventando piccole particelle, sia attaccandosi facilmente alle particelle di aerosol già presenti nell’atmosfera.

Pertanto, si osserva che la frazione maggiore dell’esposizione alla radiazione naturale si deve all’inalazione del gas RADON e dei suoi prodotti di decadimento, che sono presenti in atmosfera e, in concentrazioni più elevate, nell’aria degli ambienti chiusi: abitazioni e luoghi di lavoro.

Un terreno ghiaioso o ricco di fessurazioni consentirà al gas di muoversi facilmente attraverso gli strati rocciosi, mentre gli strati argillosi ricchi di acqua presenteranno una certa resistenza al suo passaggio.

I materiali da costruzione solitamente rappresentano una fonte di RADON indoor di secondaria importanza rispetto al suolo; tuttavia, in alcuni casi può essere la causa principale. Alcune rocce come graniti e porfidi, spesso usati in edilizia e alcuni materiali da costruzione tipici italiani, come il tufo e la pozzolana, contengono infatti un alto tenore di uranio, progenitore del RADON.

La fonte principale del RADON nelle abitazioni sono le fondamenta della costruzione. Il gas si propaga dall’interno della terra attraverso la roccia e il terreno fino alla superficie. Da un punto di vista geologico, la distribuzione di questi due elementi nel suolo varia in funzione del tipo di roccia o di terreno in base al luogo ed alle modalità di formazione.

Arpa Calabria, attraverso il Laboratorio Fisico “Ettore Majorana” del Dipartimento Provinciale di Catanzaro, diretto da Salvatore Procopio, ha partecipato alla prima giornata di studio, illustrando il programma scientifico sulle misure in campo per la determinazione della concentrazione di radon sulle matrici ambientali confrontandosi poi, “sul campo” durante la terza giornata di studio con esperti e tecnici provenienti da tutta Italia al fine di trovare le migliori modalità operative per rispondere a questa possibile minaccia.

Così chiude il commissario straordinario Emilio Errigo sul tema: “Con soddisfazione ho accolto l’invito del Direttore Scientifico di ARPACAL Michelangelo Iannone e del Direttore del Dipartimento Provinciale Arpacal di Catanzaro, Filomena Casaburi, alla partecipazione dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente a questo importante confronto tra scienziati, studiosi nazionali, esteri ed esperti del settore. Soltanto così, cooperando a difesa dell’Ambiente della Calabria, si potrà contrastare la sottovalutata e spesso ignorata minaccia che il radon rappresenta oggi per la salute dei cittadini Calabresi. Non è più solo tempo di prevenire i rischi, bensì necessitiamo di elementi previsionali per essere pronti e determinati al fine di contrastare ogni rischio per la tutela della biodiversità, degli ecosistemi naturali e della salute umana e di ogni altro essere vivente”.

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