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venerdì, Maggio 3, 2024
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Bronzi di Riace: ancora nessun decollo definitivo

Il 16 luglio 1981, alle ore 11,30, un camion targato Roma si fermò davanti al Museo Nazionale di Reggio Calabria. Dall’automezzo vennero scaricate due grandi casse iper-protette contenenti le statue dei Bronzi di Riace, catalogate come A e B numero 12801 e 12802. Era la destinazione finale di un lungo viaggio iniziato in Grecia nel V secolo avanti Cristo. A distanza di tanto tempo le statue hanno dato in questi anni lustro alla città e alla regione, ma un decollo definitivo ancora non c’è stato.

Bruno Gemelli

Ci fu il tempo nel quale la Calabria miope e indolente si dimenò tra arroganza e permalosità. I due termini che caratterizzarono l’estate reggina tutta tesa a respingere un presunto complotto che “prevedeva” la clonazione dei bronzi. La storia si ripetette subito: quasi quarant’anni fa, l’allora assessore regionale al Turismo, Franco Covello, andò in America promettendo, per le Olimpiade di Los Angeles del 1984, i Bronzi di Riace. Era una boutade, buttata là per vedere l’effetto che faceva. Lo presero sul serio, il Covello e ci fu il finimondo, non in Calabria ma in tutta Italia.

Da lì partì, anche, una campagna para razzistica che raggiunse l’apice con un intervento di un giornalista de “Il Gazzettino” di Venezia, Franco Escoffier, che in modo insolente chiedeva a se stesso e ai lettori dove mai fosse Reggio Calabria. Adesso si è ripetuta la sollevazione, ma per molto meno: non gli originali da mandare a spasso ma solo i cloni. Ed è accaduto che un uomo politico reggino, dove avere votato la delibera di giunta per la clonazione delle statue, capeggiasse, occupando un altro ruolo istituzionale, la rivolta dei puristi, il tutto in un vorticoso e malinteso senso dell’onore. Ma tant’è, la Calabria è destinata a guerreggiare battaglie di campanile di basso profilo. Forse è meglio ripercorrere, sinteticamente, la cronaca del tempo quando i guerrieri giunsero nella città della Fata Morgana.

Il 16 luglio 1981, alle ore 11,30, un camion targato Roma L59220 si fermò davanti al Museo Nazionale di Reggio Calabria. Dall’automezzo vennero scaricate due grandi casse iper-protette contenenti le statue dei Bronzi di Riace, catalogate come A e B numero 12801 e 12802. Era la destinazione finale di un lungo viaggio iniziato in Grecia nel V secolo avanti Cristo. Il 1981 fu l’anno topico dei Bronzi con migliaia di visitatori che ebbero la possibilità di frequentare, nel corso dello stesso anno, ben tre luoghi per ammirare le statue: Firenze (15/12/80-15/6/81), Roma, salone della Vetrata del Quirinale, (29/6/1981-12/7/1981) e quindi Reggio Calabria. L’artefice di quel tour cultural-popolare fu l’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini che, dopo aver visitato i Bronzi a Firenze, volle portarli per qualche settimana a Roma prima che giungessero nella meta finale di Reggio. Pertini, che era abituato ai bagni di folla, sottopose i Bronzi alla medesima “cura”: una marea di gente che fece ore e ore di fila sotto il sole cocente per ammirare i capolavori venuti dal mare, tant’è che il settimanale “Panorama” dedicò un memorabile servizio dal titolo “Vissi d’arte, vissi di code”. E fu tale l’interesse e la conseguente mobilitazione che la Rete Uno della Rai dovette fare uno speciale sui Bronzi per accontentare gli italiani che desideravano avere notizie e immagini dell’evento.

La storia moderna dei Bronzi iniziò il 16 agosto del 1972 allorquando il subacqueo Stefano Mariottini, chimico romano in vacanza in Calabria, avvistò le statue sui fondali (7/8 metri) a 300 metri dalla spiaggia di Riace, paese jonico della Locride. Tra il 20 il 21 dello stesso mese il Gruppo sommozzatori dei Carabinieri di Messina, su disposizione della Soprintendenza archeologica della Calabria, portò a riva i tesori tra lo stupore dei numerosi curiosi che si erano radunati dopo il tam-tam che si era sparso per tutta la zona. Già nel 1969 erano state trovate altre statue “minori” sullo stretto di Messina, sicché la scoperta fu subito inserita nel filone ellenico. I Bronzi furono portati a Firenze per lo studio e per il lungo restauro. La Firenze che accolse le statue era una città che ancora non si era ripresa dalla terribile alluvione del 1966 che danneggiò moltissimi pezzi (soprattutto nei libri) del grande patrimonio artistico fiorentino. Il restauro dei Bronzi si concluse virtualmente nel 1978 ma ci vollero altri tre anni per tenerli sotto  osservazione al Centro di Restauro della Soprintendenza archeologica della Toscana.

Sulla scia del successo nazionale anche Reggio Calabria ricevette l’impatto delle masse che vollero visitare le statue sistemate ottimamente nella sala grande Museo. I due pezzi pregiati furono inseriti nel Museo accanto agli altri tesori della Magna Grecia. La città si organizzò come potette giacché gli “addetti ai lavori” non erano preparati a gestire una massa considerevole di visitatori. Gino Gullace, il famoso giornalista italo-americano, che fra l’altro era originario della provincia di Reggio Calabria, il 27 agosto 1981 si recò al museo ma rimase sconcertato per scarsa professionalità di qualche addetto, tant’è che scrisse una lettera indignata a “L’Europeo” (5/10/81).

Il 1981 i Bronzi rappresentarono l’evento dell’anno non solo dal punto di vista culturale, ma anche come fenomeno di costume destinato a durare nel tempo. Il nome dei Bronzi, con tutti i significati, palesi e reconditi, che si portavano dietro,  entrò presto in sintonia con gli italiani che si appropriarono del termine che divenne ben presto un neologismo di larghissima diffusione. L’evento provocò un effetto domino nella comunicazione che si sbizzarrì su vari fronti. Le Poste emisero due francobolli con le statue, furono scritti migliaia di articoli (L’Eco della Stampa di Milano censì oltre 5.000 pezzi), la pubblicistica lievitò a dismisura, si stamparono in poche settimane numerosi instant book in una logica di plagio collettivo ed ancora: riviste, pamphlet, guide, album fotografici. Insomma ci fu un indotto editoriale di notevoli dimensioni. La prima impennata di visitatori del 1981 passa dai 3.354 di luglio biglietti ai 183.843 di agosto, poi il declino ed ora la ripresa che gode soprattutto del turismo scolastico.

A distanza di tanto tempo cosa si può dire? Certamente le statue hanno dato in questi anni lustro alla città e alla regione, ma un decollo definitivo ancora non c’è stato, perché ci sono ancora stagioni morte che si alternano a picchi alti di visitatori in estate. Questa affluenza non sempre è in linea con le attese e ciò dipende innanzitutto dalla perifericità della città e della regione che non hanno saputo o potuto aggregare flussi turisti costanti e considerevoli.

Per il gossip casereccio si segnalarono, tra i vip che hanno visitato i Bronzi a Reggio Calabria, François Mitterand, Giovanni Agnelli, Carlo Azeglio Ciampi, Francesco Paolo Fulci, il rabbino Toaf, Bartolomeo II e la regina del Belgio Paola Ruffo di Calabria.

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