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martedì, Maggio 14, 2024
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Calabria: grande successo per il libro di Adriana Toman

Giusi Mauro ci parla del successo del libro “Pregiudizio di Stato. Quell’Italia a sovranità limitata. Il caso Oliverio” edito da Città del Sole e scritto da Adriana Toman

Non ha tradito le aspettative il libro della giornalista e scrittrice Adriana Toman: “Pregiudizio di Stato. Quell’Italia a sovranità limitata. Il caso Oliverio” edito da Città del Sole, presentato presso un’affollatissima sala conferenze dell’Hotel Excelsior. Si preannunciava come un libro che avrebbe creato scompiglio, smosso le acque, svelato il segreto di pulcinella, creato dibattito e così è stato. A conversare con l’autrice, nel corso dell’incontro moderato dal presidente regionale Ordine dei giornalisti Giuseppe Soluri: il Sindaco Città Metropolitana Giuseppe Falcomatà, gli scrittori e giornalisti Ilario Ammendolia e Mimmo Gangemi, il senatore Nico D’Ascola, il deputato parlamentare europeo già presidente nazionale Camere penali Armando Veneto. L’autrice è entrata subito nel vivo del dibattito dichiarando di aver mandato il libro alle stampe perché “i tempi erano maturi e, dopo aver raccolto un infinità di documenti e prove, era arrivato il momento di rendere giustizia a questa terra”; “vivo in Calabria da quando ho quattro anni – ha raccontato Toman –. Amo questa terra che ha sempre rappresentato un sogno al quale ricongiungermi. Non possiamo continuare a lamentarci e aspettare che siano gli altri a fare qualcosa per noi. Siamo noi stessi che dobbiamo pretendere giustizia. Perché dobbiamo sentire la mortificazione continua dell’identità calabrese?”. A spiegare il motivo per il quale ha deciso di svelare ciò che è chiaro a tutti ma che non viene detto, ovvero l’esistenza di un pregiudizio nei confronti di questa Regione, l’autrice racconta un aneddoto che le ha fatto scattare una molla e che l’ha spinta a dire basta. Proprio all’indomani della vicenda giudiziaria che ha coinvolto il suo compagno e allora presidente della regione Calabria Mario Oliverio, due noti esponenti della politica romana molto noti, “sono rimasti a cena da noi – racconta- e durante il corso della serata si è ovviamente trattato l’argomento politica e, senza troppi giri di parole, ci è stato detto: ‘voi potete fare quello che volete ma non c’è speranza di portare avanti il vostro progetto politico perché voi siete colpevoli di essere calabresi e quindi siete colpevoli a prescindere’. Quel ‘voi siete colpevoli a prescindere’ – spiega Toman- mi ha talmente segnata nel profondo che mi è bastato”. Questo episodio rappresenta il fulcro del problema che l’autrice denuncia all’interno di quest’opera coraggiosa, dedicata alla condizione della Calabria ed al suo rapporto con lo Stato e l’Italia.  Un libro che già nel titolo, sintetizza una analisi tesa ad evidenziare come, verso la Calabria, agisca un pregiudizio che ne mortifica le potenzialità, condiziona negativamente la vita sociale e l’economia, comprime i diritti e la democrazia. Un’organizzazione che deve essere contrastata e combattuta con determinazione ed intelligenza, utilizzando strumenti efficaci, perché rappresenta uno dei fattori che ha ostacolato la crescita della regione. Ciò che non è più accettabile, secondo la Toman, è l’uso che ne viene fatto per rappresentare negativamente la Calabria e i calabresi. Una rappresentazione che mina la reputazione e scoraggia gli investimenti. Ad alimentare e contribuire a perpetrare quest’immagine negativa della Calabria, sono anche vicende giudiziarie che coinvolgono tante persone la cui innocenza viene sancita dai giudizi solo dopo anni di calvario e gogne mediatiche. Un tritacarne che viene utilizzato da alcuni magistrati interessati solo a scalare il potere. La vicenda di Oliverio, narrata nel libro, sottoposto all’obbligo di dimora da Presidente della Regione (e quindi a tutti gli effetti impossibilitato a governare) e successivamente assolto con formula piena, rappresenta un esempio chiaro del funzionamento distorto e strumentale che viene fatto della giustizia. Uno dei  problemi, evidenzia D’Ascola, può essere individuato nei  “due diversi modi di vedere la regione Calabria, con quella sovranità limitata da un verso e il pregiudizio di stato dall’altro, che inquina il processo“, dovute alle “differenze tra pensiero giudiziario e pensiero politico. Non è una critica ai magistrati, ma loro vedono il problema calabrese come problema giudiziario. La politica lo deve vedere come un problema sociale“. E a rincarare la dose l’avvocato Veneto, secondo il quale “in questo momento un qualsiasi cittadino per bene può avere paura, perché sono troppi gli strafalcioni commessi”. Mimmo Gangemi ha posto invece l’accento sulla dimensione mediatica della questione. Basta con “l’equazione garantista uguale ‘ndranghetista. In Calabria l’innocenza maltrattata è pari al 57%. Questo fa pensare che vi sia un accanimento particolare e un pregiudizio evidente”.  Nel corso dell’incontro è intervenuto, in collegamento, Vittorio Sgarbi, il quale, ha sottolineato che nonostante la diversa posizione politica che lo contrappone a Mario Oliverio, condivide con lui il medesimo pensiero e conferma l’esistenza di un pregiudizio nei confronti dei politici del Sud Italia, “ho vissuto anche io, in prima persona, nel corso della mia carriera politica, il pregiudizio che si applica ad un politico che riesce ad arrivare a cariche importanti in un territorio come Calabria e Sicilia; per molti, infatti, il solo fatto di essere diventato Sindaco o Presidente di Regione implica inevitabilmente un coinvolgimento con la criminalità organizzata ”. All’interno del libro, infatti, l’autrice mette in evidenza le condotte antimeridionali dimostrate dai Governi e dai poteri centrali lontani dalla Calabria e dai suoi problemi, pronti a giustificare lo stato di emergenza per commissariare settori chiave della vita regionale come sta avvenendo per la sanità, commissariata dal 2010 e mantenuta in stallo rispetto alle regioni del nord. Una situazione di degrado non estranea alla politica e della quale il PD non solo non è esente ma è parte integrante. Quella di Oliverio rappresenta una vicenda che ha cambiato la storia politica della Calabria e della quale nessuno è stato chiamato a rispondere. Ma nonostante il torto subito, Oliverio, ha sottolineato Falcomatà, “non ha mai dimostrato rancore ma, anzi, ha sempre perseguito il suo impegno politico, a prescindere dal ruolo che via via riveste. E questo – conclude- è l’immagine più bella che possiamo dare di un rappresentante istituzionale del nostro territorio”. A concludere l’incontro, è proprio Mario Oliverio che confessa: “questo libro, per me, conta più della sentenza che mi ha dato giustizia; questo libro, e qui ringrazio pubblicamente Adriana per averlo scritto, può essere quello strumento che permette di stimolare una riflessione e scrollarci quel clima di paura che non ci fa andare avanti”.

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