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venerdì, Marzo 29, 2024
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Catanzaro: fiamme e pallottole nelle periferie della violenza e del dolore

A due settimane, ormai dalla tragica notte di fuoco di Pistoia, uno dei quartieri della periferia Sud di Catanzaro più emarginati, in cui hanno perso la vita tre giovanissimi fratelli, Saverio, Aldo e Matteo Corasoniti, gli interrogativi si intrecciano con lo sgomento e il dolore per l’assurda tragedia. La città si interroga sbalordita su questa vicenda, che ha aperto uno squarcio inquietante su un pezzo di comunità che vive ai confini umani e sociali, nei casermoni popolari in cui si consumano esistenze e drammi.

 A due settimane, ormai dalla tragica notte di fuoco di Pistoia, uno dei quartieri della periferia Sud di Catanzaro più emarginati, in cui hanno perso la vita tre giovanissimi fratelli, Saverio, Aldo e Matteo Corasoniti, gli interrogativi si intrecciano con lo sgomento e il dolore per l’assurda tragedia.

La città si interroga sbalordita su questa vicenda, che ha aperto uno squarcio inquietante su un pezzo di comunità che vive ai confini umani e sociali, nei casermoni popolari in cui si consumano esistenze e drammi. Che si preferisce ignorare, fino a quando il bagliore sinistro delle fiamme e il fumo nero non dilaniano i corpi di tre giovani vite e straziano quelli dei genitori e della sorella miracolosamente scampati.

Nelle ore e nei giorni successivi si è recitato il rosario laico delle prediche e della solidarietà istituzionale a portata di telecamere, anche da parte di chi avrebbe ruolo e responsabilità per porsi molti più interrogativi su un fatto inquietante, che forse si preferirebbe rubricare sbrigativamente come un fatale incidente domestico. Se non fosse che, nelle stesse ore e a poche decine di metri dal luogo del rogo, una violenta sparatoria tra giovani rom allargava lo scenario delle indagini ad ambienti e personaggi che da tempo si contendono il predominio criminale del territorio e il mercato fiorente e dilagante della droga. E mentre la pietà istituzionale, immancabile come il vento sui tre colli, proclamava il lutto cittadino nel giorno dei funerali, rigorosamente a spese del Comune, gli investigatori trovavano ben nascoste nell’appartamento dell’incendio decine di migliaia di euro in banconote, in parte bruciacchiate, ma in gran parte intatte come prova e denuncia di una sconcertante realtà, che finisce per sconvolgere la pur larga pietà popolare. E i funerali organizzati emblematicamente nel cuore della città, nella monumentale Basilica dell’Immacolata, che funge anche da Duomo, non raccolgono la presenza oceanica sperata da parte dell’Amministrazione Comunale, a testimonianza dell’incerto afflato corale di fronte alla pur grave tragedia. Sicuramente le navate della chiesa sono riempite dagli amici e parenti delle vittime, arrivati in gran numero dalle stesse periferie inondate di rabbia per manifestare vicinanza e dolore e ascoltano sgomenti le parole di sofferenza e di denuncia della nonna Maria, davanti alle tre bare bianche che parla di colpevole ritardo nell’intervento dei Vigili del Fuoco. Il resto della città non ha partecipato, ancora incredula e dubbiosa sulla dinamica di una vicenda ancora tutta da disvelare. Intanto, la Procura ha avviato le indagini aprendo un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo e disastro colposo. Ma non era un maledetto incendio conseguenza di un incidente domestico? Chi ha potuto commettere un omicidio entrando, senza apparente effrazione, nell’abitazione con la porta chiusa dall’interno?

Intanto le analisi sociologiche si perdono sul web con le parole in libertà dei professionisti dell’ovvio e delle commemorazioni, che declamano sentenze improntate dallo stereotipo “tragedia annunciata”.

Da chi? Quando?

Quando la politica rivolgeva la sua attenzione massima all’assedio scriteriato e affaristico all’ultimo lembo di territorio  edificabile verso il mare, in un intreccio perverso tra chi amministra e chi fa impresa, mentre la criminalità locale espandeva partendo da quelle periferie il proprio potere di morte, nessuno alzava la voce o solo lo sguardo per capire che in questo diabolico crogiolo politico, affaristico e criminale è più probabile che maturino le condizioni perchè al quinto piano di un grigio fabbricato di edilizia popolare  di una qualsiasi periferia, a Scampia come a Pistoia, divampino le fiamme della violenza, dei soprusi, delle disabilità  mortificate, dell’abbandono della ragione, delle verità tatuate, dei diritti negati, della droga dorata, dell’uguaglianza comprata col reddito di cittadinanza, in cui perdono la vita tre giovani esseri umani e su altri piovono proiettili all’impazzata.

Marcello Furriolo

 

 

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