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Dopo il 26 Luglio: niente più alibi…

La manifestazione del 26 Luglio, a Siderno, con i leader sindacali ha registrato un successo di partecipazione popolare, superiore ad ogni più rosea previsione. Ora è necessario che ciascuno faccia la propria parte, affinché questa Terra non perda un’altra opportunità di riscatto

 

La manifestazione di Siderno del 26 Luglio merita qualche meditata riflessione, se non altro almeno per verificare se e quali prospettive si sono aperte. Va però prioritariamente rilevato che la manifestazione, auspicata e sollecitata a più riprese da questa rivista, ha registrato un successo di partecipazione popolare superiore ad ogni più rosea previsione. E questo dato, purtroppo, fatta salva qualche lodevole eccezione, contrasta con lo scarso interesse manifestato dalla dirigenza politica nazionale e regionale. E questo dato, di per se politicamente significativo, assume particolare rilevanza laddove si rifletta sul fatto che la nostra Regione si appresta al rinnovo degli organi regionali. Difficile dire se la politica nazionale non abbia ancora compreso, che lo sviluppo duale dell’economia nazionale renda non competitivo l’intero paese e ne freni lo sviluppo oppure se il distacco tra azione politica dei partiti e sensibilità popolare sia divenuto talmente ampio, da non connettersi neanche in campagna elettorale. Di certo questa manifestazione ha dimostrato che i bisogni, le aspettative, le prospettive e le ansie dei cittadini della nostra jonica trovano nelle loro istituzioni locali perfetta coincidenza espressiva e coerente disponibilità per adeguate proposte. E infatti, l’incontro tra i rappresentati delle istituzioni locali e i leader sindacali, che ha preceduto la manifestazione del 26 Luglio, ha assunto nei successivi interventi pubblici di Landini, Sbarra e Bombardieri  la veste di esplicita proposta di comune impegno concertativo. I tre, con l’occhio allenato a capire gli umori della piazza, hanno subito colto il senso del forte malessere diffuso della piazza, consapevole che l’occasione del PNRR non può andare sprecata, perché ci si condannerebbe volontariamente ad un destino di ulteriore marginalità sociale, economica ed occupazionale e, con il pragmatismo che ne contraddistingue l’opera, non sono caduti nella trappola delle facili promesse ma hanno rilanciato formulando la proposta di una linea ed un percorso comune.  Bombardieri: “Sarà necessario ora più che mai, rispetto ai soldi che arriveranno dal PNRR e dagli altri fondi europei, fare squadra. Se vince la logica del piccolo progetto di paese questa terra è destinata a continuare a soffrire. La classe politica, sindacale, le associazioni, i mass media devono fare squadra e rivendicare insieme alcuni obiettivi o questa terra è destinata a continuare a soffrire”. E si è capito subito che Bombardieri non stava esprimendo una posizione neutra, ma stava illustrando la linea comune decisa dal sindacato tutto. Con esemplare chiarezza e pari generosità Sbarra: “Mai come oggi ci sono le risorse per imprimere una svolta drastica per questo territorio e per la Calabria tutta”. E infine Landini: “Quel che non siamo riusciti a realizzare fin qui è fare sistema e se continuiamo a pensare che i problemi si risolvono ciascuno per proprio conto, rischieremo di perdere un’altra occasione”. Di quest’ultimo intervento colpisce la sensibilità umana e professionale del grande sindacalista che si dichiara uno di noi, uno che insieme a noi non è “Riuscito a fare sistema” e si offre di farlo da oggi in poi insieme a noi. La riproposizione di questi pochi significativi spezzoni tratti dagli interventi dei tre leader sindacali non lascia spazio ad interpretazioni. Mai nella storia di questo Paese il Mezzogiorno ha avuto un’opportunità così importante per recuperare il ritardo di sviluppo, che lo separa dal resto del Paese. Mai un’offerta di una quantità impressionante di risorse da spendere in quattro anni in attuazione di un dettagliato piano europeo di stimolo allo sviluppo economico e sociale in tutte le sue sfaccettature dalla cultura al turismo, dall’agricoltura alle infrastrutture materiali e immateriali, dall’ambiente alla sanità ai servizi sociali, dalle nuove tecnologie alla formazione professionale e tanta buona occupazione privata e pubblica. Il solo recupero del tourn over al 100% nella pubblica amministrazione genera un fabbisogno di oltre centomila nuovi occupati, mentre “Per la governance del PNRR servono  migliaia di ingegneri, informatici, tecnici della rendicontazione e giovani da affiancare alle figure più mature”. E qui ritorna il monito di Sbarra: “Niente alibi. Ora le risorse per la ripartenza ci sono. La Calabria è pronta a riceverle?” Questa domanda retorica ha stimolato la Riviera a dire ai leader sindacali: no! La Calabria non è pronta. Venite qui per incontrare le nostre istituzioni locali per cercare una strategia ed un percorso comune, che renda la nostra terra pronta a vincere questa sfida con le nostre impareggiabili bellezze naturali e culturali, con le nostre università, con le nostre imprese e l’intelligenza della nostra gente. E la risposta è venuta immediata e inequivoca: eccoci! Siamo qui con voi perché la vostra è la nostra battaglia. Siamo impegnati a combatterla al vostro fianco con tutte le nostre risorse locali e nazionali. E allora davvero “Niente alibi” mettiamoci subito al lavoro. Le rappresentanze delle istituzioni locali hanno ruolo e competenze per guidare un percorso di concertazione con tutte le espressioni del mondo politico, del lavoro, delle associazioni e dei servizi sociali e ciascuno faccia la propria parte con metodo e senza sconti per nessuno. Noi nel nostro piccolo non mancheremo occasione per darne conto.

Mario Scali

 

 

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