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È calabrese il padre dell’aspirina

Il chimico che ha inventato l’aspirina è stato un calabrese, esattamente di Scilla, il cui nome è Raffaele Piria. A lui, infatti, va il merito di aver dato il nome all’acido acetilsalicilico che portò alla nascita dell’aspirina. Conosciamo, allora, la storia di questo illustre calabrese che, grazie alla sua scoperta ha dato un importante contributo alla medicina.

Raffaele Piria nasce, a Scilla, il 20 agosto 1814, grazie ad uno zio ricco di Palmi frequenta il liceo a Reggio Calabria e poi, nel 1834, consegue la laurea in medicina, a Napoli. Tuttavia, più che la medicina gli interessa la chimica, per cui dopo la laurea si occupa di chimica farmaceutica, lavorando a Parigi, con Jean Baptiste Dumas, considerato allora il massimo chimico francese. E così, nel 1838, scopre l’acido salicilico, forse il suo maggiore successo scientifico. Tuttavia, il grande merito dello scienziato calabrese è stato quello di aver dato il nome all’acido acetilsalicilico che portò alla nascita dell’aspirina. Fu nel suo laboratorio, infatti, che condusse i primi esperimenti sui derivati della salicina, quale tappa conclusiva di scoperte iniziate quasi un secolo prima dal reverendo Edward Stone e continuate nel 1928 dal tedesco Buchner. Piria iniziò a lavorare sulla salicina ottenendo l’idruro di salicile, una soluzione allora sconosciuta e in seguito, aderendo alla teoria dei tipi, l’acido acetilsalicilico prima cristallizzato e poi come soluzione acquosa.
Nel 1899, la sostanza fu registrata dalla Bayer, allora piccola fabbrica specializzata in coloranti e farmaci e presto divenne nota in tutto il mondo con il marchio “Aspirina”, rappresentando una delle tappe fondamentali nella storia della terapia medica. Notevoli, inoltre, le ricerche sull’acido aspartico che trasformò in acido malico offrendo un metodo per passare dagli amminoacidi agli ossiacidi. Questa importante reazione, è nota ancora oggi come “Reazione di Piria. Intanto,  durante il Risorgimento  Piria partecipa da patriota alla prima guerra di indipendenza nel 1848, conducendo con notevoli difficoltà l’attività scientifica, perché costretto all’esilio dal granduca Leopoldo e con mezzi drasticamente ridotti, dato che lo zio, legato al regno borbonico, lo disereda. Nel 1860, per volontà di Cavour, ritorna a Napoli per assumere la funzione di Ministro dell’istruzione pubblica, durante la Luogotenenza di Luigi Carlo Farini, in questa occasione elabora una riforma della scuola elementare che, tuttavia, non sarà mai attuata. Nel 1862 viene nominato Senatore del Regno.

Piria non dimenticò mai la Calabria: su incarico di Cavour, dopo lo sbarco di Garibaldi tornò a Scilla con il compito di organizzare il plebiscito di adesione all’Italia della Calabria.

Il 18 luglio 1865, a causa di disturbi cardiaci, Piria muore a Torino, a soli 51 anni. Tutto il mondo scientifico pianse la sua morte e lo stesso Dumas dichiarò all’Académie Francaise che la scomparsa di Raffaele Piria era «Un lutto per la scienza, una perdita irreparabile per l’Italia e per i chimici francesi». Allo scienziato che ha dato lustro alla sua terra e a tutto il paese, è dedicato anche l’omonimo istituto sul lungomare di Reggio Calabria, dove è conservato tuttora nell’aula magna un busto marmoreo a firma dello scultore Rocco Larussa.

“A Raffaele Piria, scienziato sommo, che l’ufficio del pensiero intese, come investigazione e redenzione, scopritore cittadino milite ad ogni età civile, parrà esempio completo del tipo umano”. Sono queste le parole incise nella lapide posta, il 2 giugno 1895, sulla facciata della casa natale dello scienziato a Scilla.

 

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