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venerdì, Maggio 3, 2024
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Europei, sì, ma autarchici, per vocazione e per necessità

Galileo Violini analizza e commenta le vicende europee odierne che coinvolgono l’Italia e ci fa riflettere su di esse, ponendo particolare accento al ruolo del nostro governo in tutto questo.

Galileo Violini

L’intreccio tra i problemi dei migranti, Via della Seta, BCE, e polemica su Gentiloni, e trascuriamo i temi della tassa sugli extraprofitti delle banche e dell’iscrizione anagrafica di bambini nati irregolarmente, lascia attoniti.

L’Italia, paese fondatore, è, per definizione, convinto europeista. Paese sovrano, che ha una sua politica e, pur alleato degli Stati Uniti, che non venga in mente a nessuno immaginare che questa alleanza interferisca o condizioni la nostra politica.

Slogan facili, ma dalle conseguenze dolorose, spesso contraddette dai fatti, e sulle quali i tre principali partiti al governo la pensano diversamente, senza nasconderlo, nonostante i buoni propositi di solo dieci giorni fa.

In realtà, anche se è surreale, la contraddizione può albergare nella stessa persona, come mostra la polemica sul commissario europeo Gentiloni.

Un Vicepresidente del Consiglio, bad cop o Mister Hyde, in un’intervista tesa a dimostrare che l’uscita dalla Via della Seta non nuocerà all’economia italiana, ha affermato che criticare un commissario europeo non è delitto di lesa maestà. Ovvio. Se ne può discutere l’utilità e insinuare che è controproducente, ma se lo si critica perché non avrebbe avuto un occhio di riguardo per il suo paese (versione Meloni) o perché non pare sia italiano (versione Salvini), tali argomenti, forse efficaci in Italia, per la pancia del più becero elettorato di destra, sono infondati.

Un ex parlamentare, dalle fugaci presenze a Strasburgo, può forse ignorare che il giuramento dei Commissari li obbliga a non essere cinghie di trasmissione dei loro governi, ma non dovrebbe permetterselo quel Vicepresidente, l’onorevole Tajani, essendo stato presidente del Parlamento europeo.

Ed infatti, nella sua altra veste di ministro degli Esteri, good cop o Dottor Jekyll, in Senato ha duramente rimbrottato il senatore Scalfarotto per non avere appreso, come sottosegretario del secondo Governo Conte, quella regola d’oro dell’etica dei funzionari europei. Ma Scalfarotto è del segno del Leone (abbiamo il compleanno lo stesso giorno) e ha replicato con ironia che avrebbe inviato la registrazione della risposta del ministro al commissario Gentiloni. Questi, da vero diplomatico, ha evitato di farsi coinvolgere nella polemica, e si è limitato a precisare che, per quanto riguarda ITA e Lufthansa, lui non c’entra, ma è difficile non immaginare che la “contradizion che nol consente” presente nelle affermazioni di Tajani sia stata musica per le sue orecchie.

Da fisico, quale sono, mi sarebbe piaciuto poter analizzare lo spettro emesso dal volto del ministro all’udire la replica del senatore. Spostamento verso il rosso come nell’effetto Doppler quando la sorgente si allontana?

Il tema della Via della Seta è un altro in cui domina la schizofrenia da sovranismo. Non ci è stata imposta da Washington, per carità. Ce ne assicura e lo garantisce la signora presidente del Consiglio. Dati alla mano, non ci conviene, e forse è vero, dato che nei nostri scambi commerciali, l’import è doppio dell’export, anche se solo un ignorante o un finto ingenuo ne valuterebbe l’utilità in base a quest’unico indicatore. E questo vale per entrambe le parti. Il confronto con l’anno scorso mostra un incremento del nostro export, in particolare nel settore farmaceutico, e i cinesi hanno ricordato un altro indicatore, l’aumento dell’interscambio del 42% in 5 anni.

Anche in questo caso, mentre la Cina, seconda economia mondiale, minaccia, o informa, che la decisione, da essa malevolmente attribuita a influenze da oltre Atlantico, avrà conseguenze sui rapporti italo-cinesi, il ministro degli Esteri ci rassicura. Non dobbiamo preoccuparcene. Dopo il suo viaggio a Pechino, è in grado di invitarci a sopire e troncare ogni polemica al riguardo, garantendo che le nostre relazioni usciranno rafforzate, in particolare nei settori scientifici e tecnologici (lo permetterà Washington?, good question!).

Ma, tornando all’Europa, direi col poeta che “dovunque il guardo io giro” invece di vedere Dio, vedo sconfitte politiche. I nostri programmi economici non sono particolarmente apprezzati, il ministro Giorgetti ha vita dura, e per la teoria dei funzionari attenti al loro paese, la candidatura al Comitato Esecutivo della BCE di Daniele Franco potrebbe incontrare difficoltà, mentre, nonostante le speranze della presidente del Consiglio, è lecito dubitare che Draghi violi l’etica dell’indipendenza, e dedichi a noi un occhio di riguardo, anche perché la competitività non è proprio il forte del nostro paese.

Lo schiaffo alla nostra legislazione omofoba (poco apprezzata anche a Washington) è recente, ma dove stiamo peggio è sul tema dei migranti.

La presidente del Consiglio aveva assicurato al suo elettorato e al Paese (sorry, avrà pensato alla Nazione) che sarebbe andata a Bruxelles a battere i pugni sul tavolo. Quelli che contano, dei 26, non sono rimasi impressionati. Bocciate le nostre politiche, ci si ricorda che siamo impegnati dagli accordi di Dublino (pacta sunt servanda, mica siamo l’Ucraina!, e Dublino dista da Minsk quasi 3000 km).

Chissà se abbiano contribuito a determinare la simpatia tedesca per noi il vaffa di un nostro ministro a un loro ministro, o l’accusa di un Vicepresidente alla Germania di pagare le ONG. Contro queste lo stesso propone di schierare la Marina militare di fronte alle coste tunisine. Fu quello che fecero i francesi nel 1830 in Algeria, ma siamo nel 2023.

Certo una tale decisione dipende da un altro ministero o, se interpretata come atto di guerra, dal Parlamento, ma il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti gli sta stretto, si sa. Il virus del Papeete a volte causa ricadute e fanno spaziare le sue proposte ad includere materia di competenza di quelli dell’Interno, della Giustizia, del Lavoro e Politiche Sociali, cosicché di questa limitazione costituzionale, come si dice a Roma (sta studiando il dialetto) nun gliene po frega’ de meno.

Perciò il problema non si pone. Inoltre, la presidente del Consiglio gli ha già detto di essere d’accordo, anche se con una modalità differente, un blocco navale europeo. Se è vero che la Germania finanzia le ONG sarà così schizofrenica da partecipare al blocco? E se invece, come mandante (secondo quanto afferma Salvini), volesse difendere le ONG che ha finanziato? Le dichiareremo guerra?, ne affonderemo le navi?

Invece siamo in guerra contro l’Africa. È la rivincita di Giugurta. In avanscoperta hanno mandato il West Nylus. Ora i migranti dalla Tunisia. E ci vogliono invadere con milioni di africani. Doveroso riaprire i campi di concentramento. Perché, di fronte a tale minaccia, non creare anche un Tribunale speciale per la sicurezza dello stato? Abbiamo una bella esperienza in materia, l’avvocato La Russa sarebbe certamente felice di contribuire ideologicamente e professionalmente a recuperare quella perla della nostra cultura giuridica. Come cento anni fa si potrebbe cominciare con qualcosa di transitorio e poi prorogare. Magari darne la presidenza a un generale. Un candidato lo avrei in mente. Come allora.

In Europa, con buona pace sia di Forza Italia che del quarto partito di governo, Meloni e Salvini competono per rafforzare i legami con quanto c’è di peggio, Vox, Le Pen, l’AFD tedesca, Orban. A questi, la presidente del Consiglio ha assicurato che Dio e Famiglia sono le sue priorità, mal consigliata forse dai suoi speech witers dato che la famiglia è un tema che forse, a livello di comunicazione, speech writers più accorti le avrebbero dovuto suggerire di evitare.

In questa situazione la nostra fa la spiritosa, saluta alzando il braccio destro, non nella maschia maniera in cui lo avrebbe fatto Storace o il presidente del Senato, ma in modo civettuolo, per altro uguale a come lo faceva Hitler.

C’è poco da stare allegri. Sperare nell’inverarsi di quell’affermazione attribuita a Lincoln, secondo cui “Si possono ingannare poche persone per molto tempo o molte persone per poco tempo. Ma non si possono ingannare molte persone per molto tempo”? o sperare che il riso li seppellisca, come era di moda dire alcuni anni fa?.

Di fronte alla disomogeneità e agli insuccessi di questo gruppo di separati in casa, si potrebbe stare tranquilli, ma sarebbe un errore. L’occupazione del potere (e della RAI) li sta comunque rafforzando. La resa dei conti in casi del genere viene dopo. Le SS si liberarono delle SA, Stalin si liberò di Trotsky e poi ci furono le epurazioni del ’38. Balbo salì sull’aereo sbagliato o, meglio, la contraerea abbatté l’aereo giusto col fascista sbagliato. Errore frequente che forse fecero anche Sanjurjo e Mola in Spagna.

Quindi non sottovalutiamoli. L’opposizione deve essere unita e un primo piccolo segno che dà speranza è la candidatura unica alle suppletive di Monza. Come mostrarono i ballottaggi per le Comunali, a Monza la situazione è equilibrata. Se sarà eletto Cappato non cambieranno certo gli equilibri in Senato, ma, dato il valore simbolico che la destra attribuisce a quel seggio, sarebbe per essa una sconfitta dolorosa che potrebbe dar origine a sviluppi interessanti.

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