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venerdì, Aprile 19, 2024
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Evoluzione del linguaggio e astensionismo elettorale

Galileo Violini

Il privato è politico. Slogan che i più giovani forse non ricordano, ma che caratterizzò importanti battaglie per i diritti delle donne, inquadrandone la violazione in un più ampio contesto politico.

Bei tempi!.

La politicità del privato sta acquistando nuova vita, ma – evoluzione del linguaggio – ben diversa da quella!

Considerazioni private vengono presentate come politiche, mentre di altre si nega abbiano significato politico, invocando il diritto alla libertà del proprio foro privato. Un esempio? le esternazioni del presidente del Senato.

Lo strumento favorito delle prime è la confessione pubblica con autoassoluzione: Padre non ho peccato: la mia coscienza è a posto.

Gli esempi abbondano. Riferendosi alla strage di Cutro, la presidente del Consiglio lo ha dichiarato alla Camera, estendendo ecumenicamente l’autoassoluzione al Governo, difendendo l’onore dell’Italia da calunnie e rovesciando su altri l’invito all’esame di coscienza. Maggioranza contenta della spiegazione. Meno contento l’interrogante, onorevole Magi, o chi si fosse atteso un esame critico di come la strage fosse potuta accadere e come evitarne simili in futuro. E si è subito visto che di questo ci sarebbe stato bisogno.

L’autoassoluzione è stata utilizzata di nuovo pochi giorni fa. Il Governo ha la coscienza a posto per l’evasione di Artem Uss, ma, questa volta, con sfumature e problemi. La Magistratura, prima accusata, ha eccepito che non avrebbe potuto procedere diversamente, in assenza di una richiesta del Governo, Questo ha incrinato la monolitica difesa del Governo-

Tuttavia il maggior problema potrebbe essere la protesta del nostro principale alleato, forse memore di tempi migliori. Solo una decina di anni fa, suoi agenti potettero sequestrare un iman in piena Milano, e favorirne l’estradizione verso l’Egitto. Sebbene,,, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Come piò accusarci di faciloneria italica chi non ha saputo proteggere i segreti suoi, dei suoi alleati e del suo rapporto con essi?

Altro esempio di coscienza tranquilla è quella dell’onorevole Renzi. Non la turbò il famoso “Stai sereno” e oggi ci rassicura di nuovo. La rottura con l’onorevole Calenda non scalfisce la sua coscienza. L’alleanza tra i loro partiti – si fa per dire! -, nata otto mesi fa con l’accordo elettorale, germogliata in quattro mesi in un accordo di federazione, doveva essere storica, cambiare il panorama politico del paese. Può la discussione politica sulla sua rottura essere derubricata al chiedersi, con toni che non commento, chi abbia violato i dettami della sua coscienza? Non sarebbe necessario riflettere sul corto respiro di quell’accordo, sul suo costo politico, sul velleitarismo dell’ipotesi di un fantomatico partito di centro che sottragga voti al centrodestra?

Argomento popolare la coscienza a posto. Lo usò anche l’onorevole Salvini, quando attendeva il voto della Giunta per le immunità del Senato per l’accusa di sequestro di persona, e dichiarò allora la sua fiducia che i senatori avrebbero votato secondo coscienza.

Agire secondo legge, giudicare quando la legge lo impone, sono problemi di coscienza soggetti al  proprio foro interno o di elementare fedeltà a doveri definiti dalla legge e dalla Costituzione?

E che dire delle note di colore sulla vita privata? Può una madre essere insensibile di fronte a 35 bambini morti? Interessano il voyeurismo sulla vita privata dei politici e le conseguenti manifestazioni di solidarietà?

In Italia non mancano i problemi una risposta ai quali è attesa e sarebbe pretesa dai cittadini. A questi  poco interessa sapere che le risposte a quei problemi non turbano la coscienza di chi le fornisce. Assicurare che ciò che si è fatto o deciso è in accordo con la propria coscienza, non è politico. Tot capita tot sententiae, le coscienze non sono tutte uguali. È stressante per un elettore votare domandandosi quale sarà la crisi di coscienza del votato. Non è attraente, e lo è ancor meno considerando la frequenza con cui quelle coscienze sono distratte da chat o videogiochi. Ampiamente commentato l’interesse con cui un vicepresidente del Consiglio ha seguito l’intervento della presidente a Cutro, ma che dire di un sindaco che ritiene che questi comportamenti si possano giustificare con il bisogno di un momento di relax?

Lamentarsi dell’astensionismo crescente è sacrosanto. Per ridurlo forse basterebbe parlare di più di politica, di proposte concrete e che i politici si limitino a chiedere alla loro coscienza di vivere il loro impegno politico.

Quando due giovani hanno fatto discorsi impegnati e coraggiosi dinanzi al Presidente della Repubblica, approfittando dell’occasione loro offerta dalle inaugurazioni degli anni accademici, sono state giustamente apprezzati. E in cambio si deve offrire loro la banalità delle sedute di autocoscienza o dei tornei di videogiochi?

SI può ridurre l’astensionismo. Si può rianimare l’interesse per la politica, ma parlando di politica e non di problemi personali.

Avendo condiviso queste riflessioni, mi sento la coscienza a posto.

 

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