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sabato, Luglio 27, 2024
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Giarmoleo: La democrazia dei partiti non si costruisce con i commissariamenti

Rosario Vladimir Condarcuri intervista Giuseppe Giarmoleo, da poco iscritto a Fratelli d’Italia ma storico esponente della destra Locridea, circa la situazione della destra a Siderno.

Acque agitate nella destra sidernese?

Se vogliamo capire occorre fare un discorso più approfondito.

 Facciamolo!

Fratelli d’Italia è una realtà politica importante: si sta trasformando, in coerenza con il ruolo affidato dagli elettori, coniugando tradizione e attualità.

Le turbolenze della destra di Siderno come riflesso dell’attuale realtà di FdI, quasi un simbolo dell’evoluzione del partito?

Quanto si verifica a Siderno non è rara eccezione: fatti simili avvengono in tutta Italia e non è questione legata a qualche persona in particolare, ma ai processi di cambiamento che porteranno a una ridefinizione di FdI, spero anche nel nome.

Parla di tradizione, ma FdI è un partito giovane.

FdI è la terza fase della destra parlamentare italiana: non è Alleanza nazionale così come quest’ultima non era il MSI, ma è pur vero che FdI ha al suo interno una componente maggioritaria che proviene da AN, se non addirittura dal vecchio MSI. Una storia nuova nel solco di un percorso che nasce con la Repubblica italiana. 

Se la storia supera i 70 anni quali nodi deve ancora sciogliere FdI?

Voglio ricordare che altri tentativi di costruire una realtà politica di “destra” al di fuori del PdL berlusconiano, come Fiamma tricolore di Rauti o la Destra di Storace, non ebbero fortuna, l’iniziativa della Meloni, e di pochi altri, invece ha avuto un successo inatteso

 Nel frattempo era entrato in crisi il PdL e la stessa leadership di Berlusconi.

Infatti, il cambiamento del contesto politico ha reso possibile che il piccolo partito divenisse, nello spazio di poco, il secondo, se non addirittura il primo partito italiano. Un successo che costringe FdI a “ripensarsi” in funzione della fiducia dimostrata dagli elettori: da piccolo partito identitario di opposizione a partito di governo, nel contesto dell’Unione Europea. FdI deve completare questo cambiamento che riguarda sia la sua immagine esterna e sia la sua vita interna: sono processi che devono andare di pari passo.

Cosa intende per vita interna?

Un partito che chiede, in modo costante, il ritorno alle urne non può procedere al suo interno con i commissariamenti: deve dare la parola ai suoi iscritti affinché possano esprimere i dirigenti ed eleggere gli organi di partito, ad esempio.

E per Siderno in particolare?

I fatti dimostrano che se l’obiettivo era mettere pace, mi sembra evidente che non è stato conseguito, peraltro, i metodi autocratici, le imposizioni a sorpresa, aldilà delle persone coinvolte, danno sempre pessimi risultati, a meno che l’obiettivo non sia quello di distruggere. Anche a voler restare nei confini della provincia reggina, Siderno non è un’eccezione; per non parlare della situazione del partito a Reggio città: basta ricordare un po’ di storia per rendersi conto che occorre superare questa fase, che non si può lasciare il partito, che in città ha una storia di spessore, in queste condizioni. 

FdI avrebbe un problema di identità e di democrazia interna: sembra quasi un discorso di “sinistra”.

Invece è un discorso che ci appartiene: siamo sempre stati uomini liberi, lontani da conformismi e centralismi, spesso i media hanno dato un’immagine distorta del nostro mondo politico. Va anche evidenziato, però, che continuiamo a usare le categorie politiche di “destra”, “centro” e “sinistra” solo per comodità, ma ormai significano ben poco, la geografia politica è da tempo su un altro quadrante con nuove linee di definizione. Ciò che conta, oggi, secondo noi è dare corpo ad aggregazioni politiche che vogliono difendere la Costituzione e, pertanto, la libertà e la democrazia, oltre che gli interessi e l’identità dei popoli italiani, nel quadro di un Europa sempre più unita. Una di queste forze è FdI: partito che sta ridefinendo la sua identità attraverso un processo dinamico di confronto aperto.

 Cosa rimane del passato?

Rimangono i valori di fondo che sono gli stessi della Cultura italiana, espressione dell’incontro della civiltà greco-romana con l’antropologia cristiana: idee e stili di vita nati secoli prima delle categorie politiche citate e della devastante rivoluzione francese che le ha prodotte. Anche per questo non ci siamo mai sentiti gli ultimi di ieri, ma i primi del domani: il successo di oggi per noi non è una sorpresa.

Siamo partiti da Siderno per finire ai massimi sistemi?

Se si vogliono capire i fatti, come ho detto, occorre andare alle cause. I processi di cambiamento mettono in crisi vecchie certezze, creano nuovi dinamismi e conflitti, prima di giungere a una certa stabilizzazione: ci stiamo dentro e vogliamo dare il nostro contributo, come abbiamo fatto in passato. Vogliamo sperare, visto che i tempi sono ormai maturi, che presto si metta fine ai commissariamenti: passaggio necessario per concludere in modo adeguato l’evoluzione del partito. Voglio ricordare, in chiusura, che in FdI non esiste una guerra tra la vecchia guardia identitaria missina e la destra moderna di FdI, ma una forte attenzione affinché si possa stabilizzare una forza politica capace di portare uno “specifico” nel governo del Paese, e degli enti locali secondo la logica del bene comune, pertanto non servono né candidature improvvisate né approfittatori che considerano i partiti come dei taxi che si usano al bisogno. La storia recente è eloquente! Possiamo imparare molto! Credo che valga la pena costruire sulla roccia: ci vorrà più tempo, sarà più faticoso, ma è l’unico modo per contribuire al futuro dell’Italia, portando nelle sedi istituzionali i valori che hanno fatto grande la nostra Civiltà e faranno grande la Civiltà del futuro.

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