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domenica, Novembre 3, 2024
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Giuseppe Aloe candidato al Premio Strega

La Calabria raddoppia, i nostri candidati allo Strega sono due. È di pochi minuti fa la notizia che a rappresentare la regione nel più prestigioso premio letterario italiano ci saranno Mimmo Gangemi e Giuseppe Aloe.

La Calabria raddoppia, i nostri candidati allo Strega sono due. È di pochi minuti fa la notizia che a rappresentare la regione nel più prestigioso premio letterario italiano ci saranno Mimmo Gangemi e Giuseppe Aloe. Lo scrittore cosentino Aloe parteciperà con il suo ultimo romanzo Lettere alla moglie di Hagenbach, un romanzo noir che indaga sull’uomo, la memoria, la malattia e la vita. Riproponiamo la nostra intervista allo scrittore realizzata quest’estate.

Lo scorso fine settimana abbiamo incontrato ad Africo lo scrittore Giuseppe Aloe, con il quale abbiamo parlato del suo ultimo libro e del panorama socio-culturale della Calabria. Ecco ciò che ci siamo detti.
Questa settimana abbiamo ricevuto da Luigi Franco di Rubbettino la copia del tuo ultimo libro. Ma io vorrei partire dall’inizio. Come mai hai scelto di scrivere?
La scrittura è arrivata quando avevo cinque anni, ma poi me ne sono allontanato per quarant’anni in cui ho sperimentato una fuga da me stesso, che tuttavia mi ha permesso di trovare uno stile personale.
In questi quarant’anni cosa hai fatto?
Ho letto.
Hai avuto riconoscimenti importanti, perché “La logica del desiderio” è arrivato finalista al Premio Strega.
È stata una cosa eccezionale, anche perché si tratta di una manifestazione magnifica.
È stato ciò che ti ha confermato di aver imboccato la strada giusta?
In verità no. Io sono convinto che il vero scrittore scriva anche senza pubblico. L’ultimo mio libro viene distribuito grazie a Gioacchino Criaco e sua moglie Anna, perché io avevo scelto di non pubblicare più. Ormai sono soggetto alla “prorompenza” delle mie storie, che mi fa scrivere anche senza la finalità di pubblicazione.
Hai citato Gioacchino Criaco e noi stiamo parlando proprio ad Africo…
Africo per me ha rappresentato il riavvicinamento alla Calabria, perché a 18 anni sono andato a vivere prima a Roma e poi a Milano. Eppure, rimettendo piede in questo luogo, sono stato riportato a delle origini che mi è piaciuto molto riscoprire.
Giacchino dice che la mattina si alza e digita di getto le prime 10mila battute sulle quali ragiona solo in un secondo momento. È così anche per te?
Gioacchino è una delle menti più sublimi della Calabria perché è in grado di unire l’intelligenza al cuore, e si tratta di un’operazione complicata, che in pochi riescono a compiere. Diciamo che lui è per me una vera e propria fonte di ispirazione.
Ispirazione che ti porta a scrivere “Lettere alla moglie di Hagenbach”, che ho aspettato che tu mi autografassi per iniziare a leggerlo. Che cosa dobbiamo aspettarci?
Un romanzo che parla della demenza senile e dell’Alzheimer.
Un male terribile che affligge molte persone, del quale ancora non abbiamo una cura. Cura che invece, secondo me, c’è per la ‘ndrangheta, male che affligge la nostra terra, che si può combattere anzitutto facendo riscoprire gli autori che hanno narrato il comprensorio ai nostri ragazzi. Per questo, con il giornale, abbiamo ideato un itinerario degli scrittori che metta in rete i paesi di origine degli autori della Locride da Tommaso Campanella a Gioacchino Criaco, passando magari anche per l’amico Mimmo Gangemi. L’idea è di ristampare le loro opere e, attraverso esse promuovere una narrazione diversa del territorio. Tu che ne pensi?
Si tratta di un’iniziativa lodevole, che deve avere un supporto importante. Tullio De Mauro ha dichiarato che l’analfabetismo funzionale colpisce il 75% della popolazione italiana. Questo vuol dire che la maggior parte degli italiani sanno leggere un giornale, ma non ne capiscono i contenuti. Per riportare a coscienza queste persone tali iniziative sono fantastiche, ma devono essere affiancate dalle istituzioni, a cominciare dalla scuola.
Operazione secondo noi semplice vista la natura della cifra stilistica dei nostri scrittori. Si pensi a Saverio Strati, o anche al modo diretto in cui Criaco fa capire al lettore quali sono i grandi limiti del delinquere. Pensi che sia un buon momento per gli scrittori calabresi?
Dobbiamo parlare ancora di scrittori originari della Calabria perché, purtroppo, quando si dice “scrittori siciliani”, l’aggettivo “siciliano” ha un’accezione molto positiva, che l’aggettivo “calabrese” accompagnato alla parola scrittori invece non ha. Quando riusciremo a rivoltare questo concetto riusciremo a parlare davvero di momento propizio. Ciò detto è un periodo fertile, perché abbiamo in piena attività Mimmo Gangemi, Gioacchino Criaco, Domenico Dara, Ettore Castagna e tanti altri. Una vera forza della natura!
Voglio chiudere con una domanda che ho fatto anche al vicepresidente della Regione Calabria Nino Spirlì: sei credente?
No. Io sono un marxista Engelsiano, ma ho grande rispetto della spiritualità e sono convinto che la grande crisi della spiritualità cristiana sia dettata dalla diffusione di pratiche per ricercarla molto differenti dal tradizionale credo occidentale. Un elemento che mi fa ritenere che la richiesta di spiritualità sia enorme, ma anche che, per diverso tempo non sia stata ritenuta adeguata la risposta della Chiesa.

Autore:
Rosario Vladimir Condarcuri
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