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lunedì, Ottobre 7, 2024
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Placanica: partecipazione per i festeggiamenti di San Emidio

Una giornata meravigliosa e straordinaria, a detta delle tantissime persone che sono accorse, da ogni parte, presso il santuario diocesano di Nostra Signora dello Scoglio, in Santa Domenica di Placanica, per festeggiare il santo vescovo Emidio, il cinque agosto, ricorrendo il giorno del suo martirio.

Rispondendo all’invito di Fratel Cosimo, mistico fondatore dell’opera mariana di Santa Domenica di Placanica e grande devoto di Sant’Emidio protettore, erano oltre millecinquecento le persone che si sono ritrovate, presso il rinomato santuario, per venerare e onorare il santo vescovo e martire. E sant’Emidio non ha fatto mancare i propri segni miracolosi, che hanno caratterizzato il pomeriggio di festa in suo onore. Infatti, si temeva di non poter portare la preziosa statua lignea del santo in processione, per delle fortissime raffiche di vento, ma, quando si è conclusa la solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dal rettore, padre Raffaele Vaccaro, e doveva iniziare la processione, il vento è improvvisamente cessato. La solenne celebrazione, la cui animazione liturgica è stata curata dal coro, fondato nel 1967, di san Giorgio Martire e di san Biagio vescovo, di Stilo, diretto dal maestro Luigi Stillitano, è stata molto toccante e seguita. E dopo che è iniziata la processione, accompagnata dal complesso bandistico “Associazione giovani musicisti di Mammola”, diretta dal maestro Andrea Nicodemo Bruzzese, nuvoloni preannunciavano una violenta precipitazione piovosa. Ebbene, come aveva predetto Fratel Cosimo, durante la processione non è piovuto. Quando la statua del santo è rientrata nel santuario, subito ha iniziato a piovere a dirotto. All’inizio della celebrazione, il coordinatore generale del santuario, il dottore Giuseppe Cavallo, ha espresso: “Questo è un anno storico perché, per volontà di Fratel Cosimo, nasce la compagnia d’onore degli alfieri di Sant’Emidio vescovo e martire. Si parte con l’investitura di quattro alfieri, i quali avranno l’onore di scortare la preziosa statua di sant’Emidio nelle funzioni e celebrazioni odierne. Si proseguirà, nel corso del tempo, all’investiture di altri 26 alfieri, di sesso maschile e femminile, che avranno questo grando onore. Si raggiungerà, quindi, il numero di 30 alfieri e tale numero è significativo. Infatti, è stato voluto da Fratel Cosimo, poiché trenta sono gli anni che è vissuto il santo vescovo e martire, prima di essere martirizzato.” Inoltre, al termine delle funzioni e celebrazioni è stata sorteggiata una magnifica statua di Sant’Emidio, offerta da Fratel Cosimo. L’estrazione avverrà ogni anno. “Con questo gesto,” – ha spiegato Cosimo Franco, vicepresidente della fondazione Madonna dello Scoglio – “Fratel Cosimo vuole diffondere la devozione al meraviglioso santo vescovo e martire, fra le famiglie e nella società. La statua, a chi verrà estratto, porterà sicuramente benedizione alla sua famiglia. E la persona estratta avrà il compito di testimoniare l’amore a Sant’Emidio e la propria devozione, nella società, per diffonderne il culto.”  Fratel Cosimo, dopo avere invitato i presenti a elevare una preghiera alla Madonna, ha tenuto una evangelizzazione sul santo vescovo e martire, dicendo: “Oggi, sabato 5 agosto 2023 in questo Santuario mariano Nostra Signora dello Scoglio, raccolti e devoti, con animo grato e riconoscente celebriamo la festa in onore del nostro caro Patrono e Protettore Sant’Emidio, apostolo e martire della fede. La festa di Sant’Emidio ha origini molto antiche, probabilmente risale ai primi secoli dopo il martirio del Santo avvenuto proprio il 5 di agosto dell’anno 303, sotto la crudele persecuzione dell’Imperatore Diocleziano contro i cristiani. Noi, in questo annuale appuntamento, in cui ci ritroviamo per onorare Sant’Emidio, vogliamo far sì che nella commemorazione del suo glorioso martirio, di anno in anno la sua festa venga celebrata con giubilo, con esultanza, e riesca sempre più decorosa e splendida. Anche così vogliamo rinvigorire la nostra fede e dimostrare le nostre più care emozioni d’affetto e di riconoscenza verso un così grande Patrono e Protettore. Questo giorno ci apprestiamo a viverlo con gioia, serenità e armonia, e allo stesso tempo vogliamo anche esprimere il nostro ringraziamento per la sua benevola e speciale protezione accordataci negli anni fino ad ora. La festa del nostro Santo Protettore vuole essere per ciascuno di noi un’occasione propizia per farci crescere nella carità e nell’amore cristiano e fraterno e avere il coraggio di testimoniarlo con la propria vita come ha fatto lui. Oggi, per me, in qualità di umile suo devoto, è una gioia immensa e un onore grande poter parlare ancora una volta di lui, richiamare la vostra attenzione sulle sue gesta, la sua vita e i suoi miracoli. Dopo la metà del terzo secolo dell’era cristiana, l’anno circa 273, da genitori idolatri di nobilissima stirpe nacque il Beato Emidio in Treviri, antichissima e famosa città della Germania. Egli cresceva pieno di senno, compostezza e vivacità, pudore e bellezza, grazia e contegno; tutte queste caratteristiche si accordavano insieme e facevano in lui una meravigliosa armonia. Giunto all’età di 23 anni, età direi in cui un giovane incomincia a pensare un po’ al suo avvenire, un giorno il padre lo chiamò a sé e gli fece un certo ragionamento: “Dunque, risolviti Emidio, ora che hai raggiunto il tuo fine con gli studi, voglio che tu prenda in sposa una donna simile a te di virtù e di portata, per consolare la nostra vecchiaia”.  Il ragionamento del padre fu quasi come un lampo, che diede una scossa alla mente del giovane Emidio, il quale chiese tempo per pensarci riguardo il matrimonio. Certamente questo arco di tempo preso da Emidio per dare al padre una risposta, apparve potremmo dire, come un segno della Provvidenza che avendolo destinato all’impresa apostolica per la conversione degli idolatri, voleva distoglierlo dall’accasarsi, perché le nozze del mondo lo avrebbero distolto dallo sposare tante anime a Dio.  Nel frattempo, i genitori di Emidio con altri amici facevano a gara nel presentargli partiti di più spose, e lo immaginate perché facevano questo? E’ facile, per sviarlo con gli amori del mondo. Ma ecco che ormai era giunto il momento designato da Dio, in cui il giovane Emidio si incontrò con due cristiani di autentica dottrina e di apostolico spirito, con i quali si intrattenne in un lungo dialogo, discutendo sui principi della religione cristiana. E guarda caso, fu proprio quello il momento cruciale, in cui lo Spirito Santo di Dio illuminò la sua mente e toccò il suo cuore, e così rinnegò per sempre la religione pagana e si convertì alla fede cristiana. A partire da quel momento lo Spirito Santo dentro il suo cuore lo ammaestrava, e come svegliatosi da un lungo sonno esclamò: “Non m’ingannate più, o vile plebaglia di falsi idoli”. E facendo poi riferimento al vero Dio pronunciò queste parole: “Adoro solo Te o infinita, immensa e incomparabile Bontà”. A questo punto, una volta ricevuta l’istruzione cristiana, chiese e ricevette anche il Sacramento del Battesimo. Durante la notte udì una voce dal cielo, che lo esortò a lasciare la sua patria, parenti e amici e venire in Italia. Così, sul far del giorno chiamò i suoi tre giovani compagni e subito si mise in viaggio raggiungendo la grande metropoli di Milano, dove Emidio venne ordinato sacerdote dal Vescovo San Materno. Rimase lì, in quella città tre anni, e in soli tre anni di permanenza per la predicazione del Vangelo, per la fama della sua santità e per l’operazione di insigni miracoli, condusse al servizio di Gesù Cristo oltre dodicimila idolatri. Alla fine dei tre anni Emidio, seguito dai suoi tre fedeli compagni, ripartì di nuovo, e questa volta raggiunse Roma. La prima cosa che fece nell’entrare in città non fu di vana curiosità, con l’andare mirando l’altezza degli edifici che torreggiano nell’aria, come fa oggi il turista di passaggio, ma lo attirò l’umiltà delle catacombe, ed in primo luogo i sepolcri che custodiscono le sacrosante Reliquie degli Apostoli Pietro e Paolo. Intanto l’arrivo di questo grande ospite riempì la città della fama dei suoi prodigi, e con grande zelo incominciò a predicare il Vangelo anche nella città di Roma, nella quale operò un gran numero di guarigioni e miracoli. Comunque, la moltitudine non cessava di andare a schiere per farsi battezzare da Emidio, sicché il prefetto di Roma nel venire a conoscenza di tutto questo, mosse una furiosa persecuzione contro i cristiani e quindi Emidio venne consigliato a mettersi in salvo. Ora, mentre il servo di Dio con i suoi discepoli stavano pensando cosa fare, Emidio udì di nuovo la voce dal cielo che gli disse: “Vai dal Sommo Pontefice Marcello, il quale disporrà di te secondo il volere divino”. Allora Emidio e i suoi tre compagni si recarono alla presenza del Papa, il quale era già informato su tutto l’operato di Emidio nella città di Roma. Il Santo pontefice lo apprezzò molto. Sta di fatto che da lì a poco, lo consacrò Vescovo ed espresse il desiderio di mandarlo a svolgere la sua missione episcopale nella popolata ed illustre città di Ascoli nel Piceno, città se vogliamo, immersa e sepolta fra le ombre della superstizione e del paganesimo. Una volta avvenuta la consacrazione e ricevuta anche la benedizione del Papa, il giovane Emidio si congedò da lui e insieme ai tre discepoli presto si incamminò per giungere alla sede che gli era stata assegnata. Durante il tragitto sentite cosa succedeva: ovunque passava lasciava nei cuori altrui un incendio di fuoco e impressioni di santità con gli esempi della sua modestia, con la predicazione del Vangelo e con l’operazione dei miracoli. E finalmente Emidio raggiunse Ascoli, dove, come di solito, preceduto da segni straordinari, appena entrato nella città, un gran terremoto scosse e abbatté ventidue templi pagani, e non vi fu idolo che non venisse atterrato. Quindi incominciò il cambiamento e il rinnovamento del popolo ascolano. E riferendosi al primo ingresso di Emidio nella città di Ascoli, anche una strofa di un antico inno recita così: “Al tuo venir tremarono gli idoli sugli altari, e in Ascoli rifulsero i segni tuoi preclari”. Così dopo aver adoperato ogni ingegno e fatica per sradicare il culto pagano e diffondere la luce evangelica in tutti i luoghi per i quali passava, pieno di celeste contentezza e di vera unzione dello Spirito Santo, non esitò a spendere tutte le sue energie nell’apostolato evangelico. E dopo aver molto sofferto per il nome di Gesù Cristo, il Santo Vescovo Emidio concluse il suo breve itinerario di vita terrena, coronandola con la gloriosa palma del martirio all’età di soli trenta anni. Tutti noi, indegni suoi devoti quali siamo, ma sempre fiduciosi nel suo potente patrocinio, rivolgiamo a lui, oggi, ancora una volta, la nostra umile e indegna preghiera: “O glorioso Sant’Emidio, protettore singolarissimo contro il terremoto, tu che hai ricevuto da Dio la prodigiosa virtù di preservare i tuoi devoti da tale flagello, ti chiediamo umilmente, come hai sempre difeso e protetto i tuoi figli ascolani, così difendi e proteggi anche noi dal tremore della terra e da ogni altra calamità.

“O Emidio, invitto martire,

proteggi i tuoi devoti

e al trono dell’Altissimo

presenta i nostri voti.

Sant’Emidio nostro prega sempre per noi”.

Al termine delle celebrazioni, Fratel Cosimo ha invocato la potente intercessione di Sant’Emidio, per le richieste di preghiera dei presenti e il sacerdote rettore ha effettuato la benedizione finale con la preziosa reliquia di primo grado del santo.

 

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