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I Librandi: come può cambiare la Calabria

I fratelli Tonino e Nicodemo Librandi hanno reso famoso il vino calabrese in tutto il mondo. Muovendo i primi passi, da una piccola azienda agricola e dalla piccola cantina paterna, nella quale assunse due operai e un autista, è sicuramente, diventata tra le migliori aziende del Centro-Sud. È stata la realizzazione di un sogno? Sicuramente sì! Io la conosco bene la fatica, la lotta, la perseveranza per fare uscire dal ghetto di un anonimato più o meno oscuro il famoso vino Cirò. La vita di Antonio e Nicodemo è stata vissuta quasi in simbiosi. Un bellissimo libro di Gianfranco Manfredi ha ripercorso nei mesi scorsi tutta la vicenda.

La storia dei Librandi io la conosco bene. Io la conosco bene la storia di Tonino e Nicodemo Librandi, fratelli, il primo ormai non c’è più, ed ora delle terze e quarte generazioni, che hanno reso famoso il vino calabrese in tutto il mondo.

Io la conosco bene la fatica, la lotta, la perseveranza per fare uscire dal ghetto di un anonimato più o meno oscuro il famoso vino Cirò.

Io la conosco bene la lotta che hanno dovuto fare per cambiare, innovare, costruire su basi intelligenti e nuove una filiera e battersi anche con i loro colleghi produttori di vino di quella meravigliosa zona che dalle colline scende fino allo Jonio per cambiare la mentalità, per mettersi assieme per contare di più, in una realtà dove l’individualismo la fa da padrone.

Io lo conosco bene il volto e il sorriso gentile di Nicodemo Librandi, un capitano d’industria che a un certo punto della sua vita ha gettato tutto sé stesso in un’operazione che, oggi, fa dei Librandi un marchio conosciuto in tutto il mondo e un vanto ed un onore per la Calabria tutta.

Ma quanta fatica dietro tutto ciò!  ‘’Scrivere la storia aziendale – dice oggi Nicodemo, il professore come viene chiamato – era un desiderio di mio fratello Tonino oltre che mio. Ci teneva tanto a raccontarla, convinto com’era dell’importanza che l’azienda, da lui creata, rappresentava per il territorio cirotano e non solo (forse dell’intera regione Calabria e oltre). Muovendo i primi passi, da una piccola azienda agricola e dalla piccola cantina paterna nella quale assunse due operai e un autista, è riuscito ad occupare un posto non secondario nel panorama vitivinicolo nazionale e, sicuramente, tra le migliori aziende del Centro-Sud. È stata la realizzazione di un sogno? Sicuramente sì! Spesso raccontava di aver fatto un sogno da giovinetto: un signore gli raccomandava di seguire la sua vocazione, sicuramente avrebbe raggiunto grandi traguardi nella vita, avrebbe avuto tanto successo’’.

La vita di Antonio e Nicodemo è stata vissuta quasi in simbiosi. Un bellissimo libro di Gianfranco Manfredi ha ripercorso nei mesi scorsi tutta la vicenda.

‘’Da bambino – prosegue il professore – temevo i suoi rimproveri, quando mamma gli raccontava dei miei capricci e intemperanze, era sì rigoroso, ma sempre affettuoso. Ricordo i pianti di tutti noi quando è partito per il servizio militare da carrista ad Aviano. Lo ricordo sulla sua Gilera “150” rossa appena acquistata al ritorno dal servizio di leva: il rombo del suo motore si riconosceva da lontano, sempre su di giri. Ricordo le battute di caccia con me bravo cagnolino a recuperare le sue prede, le passeggiate in campagna a cercare funghi, asparagi, facendo a gara a chi ne raccoglieva di più, di più belli. Non dimenticherò mai le interminabili sfide a dama, o le partite a scopa davanti al caminetto nelle giornate invernali’’.

Poi la frase forse più bella di tutte che gli esce: ‘’Abbiamo sempre lanciato la palla lontano facendo a gara a chi la raggiungesse prima, non ci siamo mai posti dei limiti. Io ho un grande senso di riconoscenza verso Tonino, sono stato più fortunato di lui. Io ho avuto una vita familiare più facile, ho avuto la possibilità di studiare e lui no (di questo ne soffriva molto). Tonino era più portato di me nelle pubbliche relazioni, si muoveva con disinvoltura nei vari uffici, a crearsi amicizie e stima con semplicità, con politici, funzionari di banche, per cui si è subito interessato di più dell’amministrazione, dei rapporti con le istituzioni, dei progetti di ampliamento aziendale io a occuparmi del lavoro di tutti i giorni: produzione, commercializzazione, conduzione tecnica della cantina. La sera o nei viaggi che spesso facevamo insieme ci tenevamo aggiornati. Questo modo di operare ci ha portato a conseguire i risultati attuali’’.

Lì nasce la storia di oggi e se si pensa alla odierna cantina aziendale diventata anche meta enoturistica vengono davvero i brividi. La cantina, da 600 mq, oggi ne conta 7.000 di area coperta e da 5.900 hl di stoccaggio è arrivata ai circa 60.000 hl attuali.

L’azienda Librandi è, oggi, in grado di ricevere tutti i giorni dell’anno su prenotazione, anche con guide plurilingue, visite aziendali curate al fine di consentire una piccola full immersion nel mondo Librandi e centrate su varie esigenze e disponibilità di tempo, dalla semplice visita, alla degustazione di vini ed eventualmente anche di specialità gastronomiche e culinarie.

Da quella giornata di novembre di oltre cento anni fa acqua, dunque, ne è passata, e anche tanta. Ma la filosofia, la tenacia, la modestia, l’umiltà, la perseveranza di questa famiglia possiamo dire che è rimasta intatta. Un segno che anche da noi è possibile fare bene restando quello che si era e non vendendo l’anima al diavolo.

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