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sabato, Luglio 27, 2024
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I numeri veri della Calabria

Filippo Veltri ci mette al corrente dei dati economici della nostra regione e di come, stando ad essi, si prospetta una situazione non proprio bella per la nostra terra.

Qualche settimana fa la Banca d’ Italia ha diffuso un aggiornamento sulla situazione economica calabrese su cui non pare essersi davvero interessato alcuno degli attori politici ed istituzionali locali. E anche quelli imprenditoriali appaiono come essere rassegnati ad un trend. Eppure quei numeri parlano non chiaro ma chiarissimo e ci dicono che al di là di chiacchiere e propaganda spicciola il quadro d’ assieme non solo non da’ segni di miglioramento e di inversione di tendenza ma addirittura peggiora. Vediamoli nuovamente, dunque, quei numeri, in estrema sintesi, così magari si sveglia qualcuno dal torpore.

Dice la Banca d’ Italia – in un rapporto di 39 pagine, con tanto di tabelle e proiezioni assai precise – che nella prima parte del 2023 la crescita dell’economia calabrese ha perso vigore, proseguendo nella tendenza che si era già manifestata a partire da metà dello scorso anno. In base all’indicatore ITER elaborato dalla Banca d’Italia, nel primo semestre l’attività economica in regione è aumentata dell’1,1 per cento, in linea con quanto osservato nel resto del Paese. Secondo i risultati del sondaggio congiunturale condotto tra settembre e ottobre dall’ istituto d’emissione, il fatturato delle imprese calabresi nei primi nove mesi dell’anno ha registrato in media un moderato incremento, ancora sostenuto dall’aumento dei prezzi di vendita. La situazione reddituale è migliorata, beneficiando anche della riduzione dei prezzi dei beni energetici, mentre gli investimenti sono rimasti su livelli contenuti, risentendo probabilmente del clima di incertezza sull’evoluzione del quadro macroeconomico e dell’innalzamento del costo del credito.

A livello settoriale, il rallentamento ha riguardato maggiormente l’industria in senso stretto. Le costruzioni sono state ancora in parte sospinte dal completamento degli interventi di riqualificazione edilizia stimolati dal Superbonus, mentre in prospettiva potrebbe incidere di più il contributo dei lavori pubblici finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che è stato finora inferiore alle attese degli operatori. Nel terziario la congiuntura è rimasta positiva, pur risentendo della frenata delle vendite nel commercio e della debole crescita delle presenze turistiche. Da parte mia vorrei sottolineare l’aggettivo debole, in contrasto alle tante chiacchiere sul turismo calabrese che si sono lette e viste in questi mesi. Ma andiamo avanti con il rapporto di Bankitalia: dopo la sensibile ripresa del biennio precedente, gli andamenti occupazionali hanno mostrato segnali di indebolimento, che hanno riguardato soprattutto i contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato e la componente femminile. Il tasso di disoccupazione è tornato a crescere, alimentato però essenzialmente da una maggiore intensità nella ricerca di lavoro. I consumi delle famiglie calabresi hanno risentito del forte calo del potere di acquisto, accompagnato da un deterioramento del clima di fiducia. L’inflazione, dopo aver raggiunto un picco a fine 2022, ha iniziato gradualmente a ridursi nei primi mesi dell’anno in corso, pur restando ancora su livelli elevati. Le famiglie in difficoltà economica hanno continuato a beneficiare di misure straordinarie volte a limitare l’impatto dei rincari dei prezzi di energia e gas. Al contempo, a seguito delle recenti modifiche normative, ha iniziato a ridursi la quota di famiglie beneficiarie del Reddito di cittadinanza, che sarà totalmente sostituito a partire dagli inizi del 2024 dall’Assegno di inclusione, destinato a una platea più ristretta di nuclei familiari.

La crescita dei prestiti bancari alla clientela privata si è indebolita, riflettendo principalmente il calo della domanda connesso con il rialzo dei tassi. La dinamica dei prestiti è risultata peggiore per le imprese, soprattutto per quelle di minore dimensione; per le famiglie il ricorso al credito al consumo è rimasto sostenuto, mentre le nuove erogazioni di mutui residenziali sono scese. Nonostante il peggioramento congiunturale, il tasso di deterioramento del credito si è mantenuto contenuto. I depositi bancari delle famiglie e delle imprese si sono lievemente ridotti, anche in conseguenza della ricomposizione del risparmio verso strumenti con rendimenti più elevati.

La politica può, potrebbe, dunque ragionare, agire e misurarsi su ciò? O deve continuare una sterile discussione all’infinito sul nulla cosmico e sulla Calabria meravigliosa?

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