Dopo la pesante sconfitta del centrosinistra alle regionali in Calabria, è il momento di un bilancio sincero e di un cambio di rotta che rimetta al centro i temi veri: sanità, scuola e lotta all’Autonomia Differenziata.
Vito Pirruccio
Le dimensioni della sconfitta alle elezioni regionali della Calabria devono spingere il centrosinistra ad avviare, da subito, una seria e ampia riflessione.
Non c’è stato il tempo di arrivare alla scadenza anticipata della consiliatura né con un programma né con una leadership pronta e attrezzata ad affrontare la sfida al presidente Occhiuto, il quale ha raggiunto l’obiettivo voluto: frenare e annullare gli effetti politici possibili a seguito dell’iniziativa assunta dalla magistratura nei suoi confronti. Non eludendo certamente gli effetti giudiziari. Devo sottolineare, a tal proposito, il comportamento esemplare assunto questa volta da parte di tutta la coalizione di centrosinistra che non ha cavalcato la vicenda dimostrando, così, di aver raggiunto un livello di civiltà giuridica, in passato, ampiamente travalicato (Vedi la vicenda nei confronti dell’ex Presidente Mario Oliverio).
Ma una sconfitta con una percentuale di distacco del 15,53% e un’astensione record (56,83%) impongono una riflessione troppo spesso rinviata. Con tutte le attenuanti possibili, dalla presenza nelle liste elettorali comunali degli elettori iscritti all’AIRE da sommare ai nostri corregionali fuorisede che, in un articolo dal titolo volutamente provocatorio, ho definito “Elettori che votano con i piedi”, vale a dire costretti a lasciare la nostra terra e ai quali, di fatto, è negato il diritto di cittadinanza piena. Si tratta, in ogni caso, di attenuanti che valgono per entrambi gli schieramenti.
Ma il mio modesto contributo con questo articolo vuole concentrarsi su due aspetti tra loro concatenati affrontati timidamente, se non completamente assenti, nella breve e compattata campagna elettorale. Aspetti che devono ritornare centrali se non vogliamo arrenderci come centrosinistra ed essere competitivi nelle sfide elettorali future. Mi riferisco alla Sanità e alla Scuola il cui destino è intimamente legato alla madre di tutte le insensate e suicide riforme costituzionali: l’Autonomia Differenziata.
Sull’Autonomia Differenziata e i suoi effetti (Anche se non esplicitamente citata la riforma costituzionale) sono ritornati la settimana scorsa di attualità due allarmi lanciati dal Rapporto GIMBE (Sanità) e dallo SVIMEZ (Scuola), seri e autorevoli istituti di ricerca che, se inascoltati, avranno effetti devastanti sul futuro della nostra regione e, di riflesso, contribuiranno ad allargare fino all’inverosimile la forbice degli astenuti.
Il Rapporto GIMBE 2025 ci dice che il Nuovo Sistema di Garanzia registra il dato allarmante che “solo 13 Regioni risultano adempienti nel 2023, con peggioramenti in otto territori. La geografia dell’assistenza resta diseguale: il Nord adempiente, il Sud in difficoltà cronica”.
“A peggiorare il quadro, la mobilità sanitaria: nel 2022 i cittadini hanno speso oltre 5 miliardi di euro per curarsi fuori regione, quasi un quarto dei quali in strutture private accreditate. È il segno di un SSN che non garantisce gli stessi diritti di salute da Milano a Palermo”.
Il Rapporto SVIMEZ che, partendo dal fatto che ”l’Italia è all’ultimo posto tra le economie europee per spesa in istruzione, collocandosi anche al di sotto della media OCSE” e tenendo conto del trend demografico, calcola che nello spazio di un decennio vi sarà “una contrazione di alunni iscritti al Sud proiettabile tra il 22% e il 26% con rischio di chiusura del 46% delle scuole collocate nel Mezzogiorno”.
L’Autonomia Differenziata era e rimane (Con la necessaria sottolineatura autocritica) il tema intorno al quale incardinare il programma del centrosinistra calabrese e sfidare il Governo del centrodestra regionale e nazionale. Si è preferito, invece, la semplificazione populista: 7.000/10.000 forestali; reddito di cittadinanza in salsa regionale; abolizione bollo auto … Temi che non stanno in piedi se non sorretti da una seria politica di bilancio e che, come dimostrano i risultati elettorali, non portano al voto quanti si sono arresi da tempo davanti all’evidenza.
C’era, inoltre, una ragione prettamente politica che imponeva di chiamare a raccolta l’opinione pubblica e gli stessi leader nazionali a scendere nelle piazze calabresi sul tema dell’Autonomia Differenziata: la presenza ormai consolidata tra l’elettorato calabrese della “Lega per Salvini Calabria”. Un raggruppamento politico sul quale, nonostante i trascorsi impronunciabili epiteti antimeridionali e padre naturale dell’Autonomia Differenziata, nelle recenti elezioni si sono riversati 71.381 voti (Eletti 3 consiglieri regionali).
Una battaglia a viso aperto sull’Autonomia Differenziata in questa tornata elettorale avrebbe, pure, stanato quell’area di centrodestra che fa capo al riconfermato Presidente Occhiuto, che, a parole, frena sulla riforma spacca-Italia, ma, di fatto, è legata inscindibilmente ad un impegno-vincolo di coalizione.
Forse la situazione politica all’interno del centrosinistra era talmente compromessa (Fretta di dover individuare una leadership spendibile e mancata costruzione negli anni di una piattaforma politico-programmatica da presentare agli elettori calabresi) che la remontada, a conti fatti, era divenuta improbabile. In questo caso la riflessione si rende ancora più urgente per evitare al centrosinistra l’esposizione nel prossimo futuro all’ennesima sconfitta.
Ricordo a me stesso che siamo al terzo “esterno” che il centrosinistra brucia sulla strada tra Palazzo Campanella e la Cittadella Regionale di Germaneto: Callipo, Amalia Bruni e Tridico. Il primo, presentatosi con il messaggio rivoluzionario “Io resto in Calabria” è tornato a casa, fortunatamente in Calabria, dopo la mancata elezione a Presidente; Amalia Bruni è stata sottratta ai suoi impegni scientifici e vergognosamente scaricata nella recente campagna elettorale dal PD che dimostra di aver perso da tempo la serietà di cui è erede diretto (Con la preferenza di genere la “tutela” è molto più semplice rispetto al passato); Tridico, figura certamente di prestigio, chiamato a tamponare le perdite del centrosinistra calabrese che, forse, opterà per l’emiciclo di Strasburgo lasciando frettolosamente i cocci su quelle strade calabresi che avrebbe voluto realizzare regalando nel frattempo a titolo di risarcimento danni il bollo auto agli automobilisti calabresi.
Sbagliare è umano, perseverare sarebbe diabolico.

