Ora si stanno accorgendo tutti (Corte Costituzionale compresa?) del “grande bluff” della (schi)forma Delrio. Le vecchie “Province” cancellate. E con un colpo di spugna cancellato anche, quel che è peggio nell’indifferenza generale, il voto popolare (un diritto inalienabile dei cittadini, abituati anche a cose peggiori visto che sono costretti anche alle “politiche” a recarsi al voto con in prevalenza liste bloccate e senza più preferenze, tanto scelgono a piacere quattro o cinque capi partito…); e spazio, invece, al “voto ponderato (sic!) e di “secondo livello” (doppio sic!). insomma, un artifizio burocratico con cui si va ad elezioni… tra eletti (sindaci e consiglieri comunali), ma con ulteriori “accorgimenti” da perfetti azzeccagarbugli, il sindaco del capoluogo presidente di diritto e la “quota maggioritaria”, per via del “punteggio” assegnato (un consigliere del capoluogo vale più punti di un consigliere della provincia…), alla stessa città capoluogo. E alle periferie, nel nostro caso jonica e tirrenica? Neanche le briciole! E questa voi la chiamate democrazia? La risposta, nota, l’affideremmo ad un esilarante principe De Curtis in arte Totò. Sul tema, nel numero odierno di Riviera leggerete le “opinioni” di quattro esponenti politici (Peppino Lavorato, Natino Aloi e Bruno Chinè) che pur nella diversità ideologica “arricchirono” con i loro contributi, il loro impegno, la loro passione numerose ed esaltanti “stagioni” della vecchia Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria, quella “vera” ed effettivamente vicina ai “bisogni” dei territori. E alla quale prima o poi si dovrà tornare.
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