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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 23 Marzo.

Accadde che:

1857 (165 anni fa): in un grande magazzino newyorchese, viene installato il primo ascensore per passeggeri, progettato dall’inventore Elisha Otis.  Egli presentò, durante un’esposizione a New York al Crystal Palace, il primo ascensore dotato di un dispositivo automatico di sicurezza, in grado di bloccare la cabina in caso di rottura della fune di sollevamento. Egli installò una guida dentata su ciascuno dei lati del pozzo. In corrispondenza di ciascuna guida, sulla gabbia, pose dei nottolini, denti metallici che, impegnandosi in modo complementare nella dentatura, impedivano il moto dell’unità mobile in senso inverso. Questi nottolini erano tenuti lontani dalla dentatura se il cavo era teso ma, se il cavo si allentava, un meccanismo a molla li spingeva avanti. In tal modo, i denti si agganciavano a quelli delle guide bloccando la cabina. Con la lavvento dellenergia elettrica, anche lascensore si evolve; nel 1880, infatti, il tedesco Werner von Siemens introduce nellascensore il motore elettrico, rendendo questo sistema di trasporto ancora più efficiente e veloce. Nel 1870, in Italia, precisamente nellalbergo Costanzi di Roma, fu installato il primo ascensore, progettato dalle officine Stigler.

1921(101 anni fa): alle 22:40, esplode una bomba al teatro Kursaal Diana di Milano.  Nell’infuocato clima sociale del cosiddetto biennio rosso, che precedette la marcia su Roma, l’ alta borghesia milanese era solita frequentare il circolo Kursaal Diana per svolgere attività sportive, culturali e ludiche. L’attentato era stato ordito per colpire il questore Gasti, che si riteneva risiedesse in un appartamento posto sopra il teatro. La sera del 23 marzo furono posizionati 160 candelotti di gelatina esplosiva in una cesta, ricoperti da paglia e bottiglie vuote, poi collocata nei pressi dell’ingresso riservato agli artisti che portava dall’albergo alla contigua sala di spettacolo. Quella sera, presso il teatro, era in programma la quindicesima e ultima replica della La Mazurka blu (Die blaue Mazur) di Franz Lehàr. Alle 22.40, dopo il lungo trillo che finalmente annunciava l’inizio dello spettacolo, il folto pubblico prese posto e fu in quel momento che la bomba esplose frantumando la muratura e investendo le prime file degli spettatori e la buca dell’orchestra. Rimasero ferite circa 80 persone e 17 furono i morti, destinati a diventare 21 nelle ore successive. Nel giro di poche settimane, furono eseguiti decine di arresti nell’ambiente degli anarchici individualisti lombardi.

2011 (11 anni fa): muore, a Los Angeles, Dame Elizabeth Rosemond Taylor, nota anche come Liz Taylor attrice. Nata, a Londra, il 27 febbraio 1932, è considerata l’ultima grande diva dell’era d’oro di Hollywood per le sue doti recitative e una delle più singolari bellezze cinematografiche. La sua immagine divistica e l’attenzione della stampa per i suoi numerosi quanto burrascosi matrimoni, hanno purtroppo rischiato di spostare l’attenzione dal suo grande talento, ma lei ha sempre affrontato la vita di petto, mettendosi sempre in gioco. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si trasferisce con la famiglia in America e, a soli dieci anni, debutta nel cinema in una piccola parte in “There’s One Born Every Minute”. Poi prende parte in ruoli di giovane protagonista in film come “Torna a casa, Lassie!” (Lassie Come Home, 1943) di Fred MacLeod Wilcox, e “Gran Premio” (National Velvet, 1944) di Clarence Brown, nei quali riesce a farsi notare per una dolcezza per niente leziosa e una sensibilità che da una bambina, neanche adolescente, non ci si aspetterebbe. A partire dai primi anni ’50, riesce a scrollarsi di dosso i ruoli di ragazzina fragile in cerca d’amore, per passare a quelli di giovani donne che sanno quello che vogliono, ma con una insicurezza di fondo che la porta a cercare nell’uomo amato la propria completezza. E lei li interpreta splendidamente. Il primo di questi ruoli è quello dell’affascinante ragazza dell’alta società che continua ad amare il suo uomo anche quando lo scopre reo di omicidio in “Un posto al sole” (A Place in the Sun, 1951) di George Stevens. Con la maturità e la forza di carattere Elizabeth Taylor continua ad affrontare ruoli di donne conturbanti e volitive, a tal proposito la ricordiamo come bella e ricca ragazza del Sud contesa tra due uomini nel coinvolgente ” Il gigante” (Giant, 1956), bella e insoddisfatta moglie di un ex-atleta nevrotico nel morboso “La gatta sul tetto che scotta”, mentre diventa la più grande star di Hollywood, la Taylor fa anche avanti e dietro dall’altare: negli ’50 infatti si sposa per ben quattro volte. Nel 1960, comincia malvolentieri, ma con un compenso di 1 milione di dollari, la travagliata lavorazione di un kolossal destinato a fallire: ” Cleopatra”. Il budget è tra i più elevati della storia di Hollywood, il film esce nelle sale nel 1963, ottenendo un enorme fiasco al botteghino. Sul set del film, però, l’attrice e il suo co-protagonista, l’affascinante attore inglese Richard Burton, si innamorano follemente l’una dell’altro. Nascerà così un’appassionata quanto travagliata storia d’amore sfociata per ben due volte nel matrimonio (1964-74 e 1975-76), e seguita dalla stampa e dalla gente di tutto il mondo, conclusasi tristemente con la prematura morte di Burton nel 1984, a causa di un’emorragia cerebrale. A cavallo tra gli anni ’60 e i primi anni ’70 la coppia Taylor-Burton fa faville sullo schermo in una serie di film decisamente riusciti, come “La bisbetica domata”. Gli anni ’70 sono segnati dai tira e molla con Burton e dalla partecipazione a pellicole spesso deludenti. Negli anni ’80, l’attrice si dedica con grande successo al teatro. nNegli ultimi anni di vita Elizabeth Taylor ha continuato la sua campagna di sensibilizzazione in favore dell’AIDS e a raccogliere fondi per finanziare la ricerca.

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