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sabato, Aprile 20, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 3 Agosto.

Accadde che:

415 (1607 anni fa): vicino a Gerusalemme vengono ritrovate le reliquie di Santo Stefano, il primo martire cristiano. Fu arrestato nel periodo dopo la Pentecoste, e morì lapidato. In lui si realizza in modo esemplare la figura del martire come imitatore di Cristo; e primi a renderne testimonianza con il martirio. Di Santo Stefano, si ignora la provenienza, si suppone che fosse greco, in quel tempo Gerusalemme era un crocevia di tante popolazioni, con lingue, costumi e religioni diverse; il nome Stefano in greco ha il significato di “coronato”. Dopo la morte di Stefano, la storia delle sue reliquie entrò nella leggenda; il 3 dicembre 415 un sacerdote ebbe in sogno l’apparizione di un venerabile vecchio in abiti liturgici, con una lunga barba bianca e con in mano una bacchetta d’oro con la quale lo toccò chiamandolo tre volte per nome. Gli svelò che lui e i suoi compagni erano dispiaciuti perché sepolti senza onore, che volevano essere sistemati in un luogo più decoroso. Il prete Luciano domandò chi fosse e il vecchio rispose di essere il dotto Gamaliele che istruì San Paolo, i compagni erano il protomartire s. Stefano che lui aveva seppellito nel suo giardino, san Nicodemo suo discepolo, seppellito accanto a Santo Stefano e San Abiba suo figlio seppellito vicino a Nicodemo; anche lui si trovava seppellito nel giardino vicino ai tre santi, come da suo desiderio testamentario. Infine, indicò il luogo della sepoltura collettiva; con l’accordo del vescovo di Gerusalemme, si iniziò lo scavo con il ritrovamento delle reliquie. La notizia destò stupore nel mondo cristiano, ormai in piena affermazione, dopo la libertà di culto sancita dall’imperatore Costantino un secolo prima. Da qui iniziò la diffusione delle reliquie di questo santo per il mondo conosciuto di allora, una piccola parte fu lasciata al prete Luciano, che a sua volta le regalò a vari amici, il resto fu traslato il 26 dicembre 415 nella chiesa di Sion a Gerusalemme.

1778 (244 anni fa): avviene l’inaugurazione del Teatro alla Scala, con “L’Europa riconosciuta” di Antonio Salieri, alla presenza del governatore di Milano, l’arciduca Ferdinando d’Asburgo-Este, di Maria Beatrice d’Este, del conte Carlo Giuseppe di Firmian e del duca Francesco III d’Este.  A volere la costruzione del teatro furono 90 famiglie ricche di Milano, dopo l’incendio che nel 1776 aveva danneggiato il precedente teatro. A disegnare il progetto, l’architetto neoclassico Giuseppe Piermarini, approvato dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria. A partire dall’anno di fondazione è sede dell’omonimo coro, dell’orchestra e del corpo di Ballo. Il teatro non era all’epoca soltanto un luogo di spettacolo: i palchi venivano usati dai proprietari per ricevervi degli invitati, mangiare, gestire la propria vita sociale e anche per giocare d’azzardo. Oggi è considerato tra i più prestigiosi teatri al mondo, dove si sono esibiti i più grandi cantanti come Maria Callas, Renata Tebaldi e Luciano Pavarotti.

Nato oggi:

1814 (208 anni fa): nasce, a Santo Onofrio (Vibo Valentia), Stanislao D’Aloe erudito e letterato. Studiò nel Seminario di Mileto prima e nell’università di Napoli poi. Le numerose pubblicazioni, tra cui il “Tesoro lapidario di Napoli” e “Guida dei quadri della reale pinacoteca borbonica”, gli valsero la nomina a segretario generale del Museo Borbonico e a ispettore dei monumenti del Regno. Per il VII° Congresso Scientifico degli Italiani, che si svolse a Napoli nel 1845, ricevette l’incarico di redigere i capitoli relativi alle chiese di Napoli. Si dedicò così anche alla programmazione di interventi di tutela, entrando in polemica con restauratori improvvisati e con i proprietari delle opere d’arte mal custodite, con l’immobilismo e la negligenza delle autorità competenti, scontrandosi già all’epoca con i problemi dovuti all’esiguità delle risorse a disposizione. La sua curiosità lo portò anche ad occuparsi di altri argomenti, come ne “Il cacciatore medico”, un trattato completo sulle malattie dei cani. Profondamente cattolico e fedele ai Borbone, pagò col carcere, in S. Francesco di Napoli, la scelta di non ossequiare i nuovi governanti. Ricevette numerosissime onorificenze napoletane e straniere. Muore, a Napoli, il 20 gennaio 1888. Particolarmente legato alle sue origini e alla sua terra natale, tanto che ogni anno vi ritornava per il pellegrinaggio, in compagnia della famiglia, a S. Onofrio, dove oggi la scuola media ne ricorda la memoria attraverso il nome.

 

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