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mercoledì, Maggio 8, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 30 Agosto.

Accadde che:

1918 (104 anni fa): degli assassini feriscono gravemente il leader bolscevico Vladimir Lenin e uccidono Moisey Solomonovic Urickij, dando la spinta al decreto che istituirà il Terrore rosso. Nonostante l’apprensione di chi lo circondava, dopo l’uccisione del compagno Urickij, Lenin prestò fede ai propri impegni e tenne il comizio programmato presso una fabbrica di un quartiere popolare di Mosca. Al termine, si fermò a parlare con un gruppo di persone, mentre raggiungeva la macchina. Lenin riuscì a salire sul mezzo, ma solo dopo essere stato gravemente ferito alla testa con un’arma da fuoco. Fu portato al Cremlino, per poter godere della sicurezza che contraddistingueva il quartier generale sovietico, dove recuperò la salute solo parzialmente, non potendo usufruire della strumentazione medica di un ospedale. C’è chi sostiene che l’ictus che lo stroncò nel 1924 affondasse le sue radici in quei momenti. Fanja Kaplan, l’attentatrice, attivista anarchica fin dall’adolescenza, trascorse 11 anni di detenzione in vari luoghi, compresa una miniera siberiana, per un altro tentato omicidio contro l’allora impero zarista. Terminata la detenzione si convertì alla causa socialista e combatté per essa.

1941 (81 anni fa): inizio dell’assedio della città di Leningrado; giorno in cui si ebbe l’ultimo collegamento ferroviario con la città e in cui i soldati tedeschi raggiunsero il fiume Neva. Ancora prima dell’invasione della Russia, da parte delle forze naziste, il 22 giugno del 1941, furono messi a punto con l’Operazione Barbarossa i piani che portarono verso Leningrado forze consistenti in più di un milione di uomini, 600 carri armati e 1000 aerei. L’armata nazista prese il controllo di Leningrado nell’arco di quattro settimane, già dal 21 luglio del 1941: Hitler sembrava infatti ben deciso ad una rapida presa della città per utilizzare le stesse forze militari in vista di un attacco a Mosca. All’inizio dell’azione tutte le previsioni e le tappe vennero rispettate e a mano a mano che i nazisti conquistavano territori, le truppe russe venivano messe in fuga. Sin dai primi giorni della guerra centinaia di migliaia di leningradesi si arruolarono nell’esercito formando intere divisioni militari. I primi attacchi aerei sulla città cominciarono nella giornata del 6 di settembre e proseguirono per tutto il giorno. I tedeschi cominciarono l’attacco a Leningrado in condizioni di netta superiorità numerica di carri armati e aerei senza, però, riuscire a conquistarla per 900 giorni. Il maresciallo russo riuscì a mettere insieme una notevole forza di 50.000 uomini cominciando il contrattacco. Egli ordinò: “Resistere o morire”. Alla fine, La linea difensiva tedesca fu distrutta.

Nato oggi:

1860 (162 anni fa): nasce, a Padula (Salerno), Joe Petrosino agente di polizia nella New York di fine Novecento. È stato un pioniere nella lotta contro il crimine organizzato. Le tecniche di lotta al crimine, di cui Petrosino è stato ideatore, sono ancora oggi praticate dalle forze dell’ordine. Emigrò con la famiglia a New York, nel 1873 e crebbe nel sobborgo di Little Italy. Nel 1883, non senza difficoltà, era stato ammesso alla polizia. Faceva un certo effetto vedere quell’uomo basso e atticciato (non superava il metro e sessanta), tra i giganteschi poliziotti irlandesi. In compenso, però, aveva grinta ed intelligenza, tutto ciò che gli aveva permesso di superare le difficoltà di essere l’unico poliziotto italiano, guardato con un certo sospetto dai colleghi. Egli divenne un uomo temuto, che non lasciava spazio nemmeno ai crimini minori. Determinante ai fini della sua carriera, oltre al suo impegno, era stata la stima riposta in lui da Roosevelt assessore alla polizia e poi Presidente degli Stati Uniti: grazie al suo appoggio Petrosino era stato promosso sergente, destinato alla conduzione d’indagini. I criminali di Little Italy si erano trovati improvvisamente di fronte ad un nemico che parlava la loro stessa lingua, che conosceva i loro metodi, che poteva entrare nei loro ambienti. Joe nutriva una sorta di rancore verso quei delinquenti che stavano dissipando il patrimonio di stima che gli italiani avevano costruito. Inflessibile verso i criminali, divenuto quasi un simbolo della lotta a favore della giustizia e della legge, seguendo una pista che avrebbe dovuto portarlo ad infliggere, forse, un decisivo colpo alla criminalità, era ritornato in Italia, con la convinzione che in Sicilia la mafia non si azzardasse a uccidere un poliziotto. Invece, alle 20.45 del 12 marzo 1909, tre colpi di pistola in rapida successione e un quarto sparato subito dopo suscitarono il panico nella piccola folla che attendeva il tram al capolinea, di piazza Marina, a Palermo.

 

 

 

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