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venerdì, Aprile 19, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 15 Settembre.

Accadde che:

1830 (192 anni fa): si inaugura, in Gran Bretagna, la prima linea ferroviaria del mondo, tra Liverpool e Manchester. Si tratta della prima ferrovia al mondo a collegare due città; pensata inizialmente per il solo trasporto delle merci dal porto di Liverpool a Manchester e in tutta l’Inghilterra nord-occidentale, tuttavia il suo successo fu talmente rapido che dopo solo un anno dalla sua apertura il volume del traffico passeggeri aveva superato quello del traffico merci. Fu incaricato della costruzione l’ingegner George Stephenson, il quale era inoltre ideatore della locomotiva Rocket, la prima a percorrerne i binari. La posa del percorso tra i due capolinea richiese un notevole sforzo ingegneristico per l’epoca, essendosi reso necessario lo scavo di circa 4 km in galleria e la costruzione di 64 tra ponti e viadotti, tutti in muratura, ad eccezione del ponte Water Street nei pressi di Manchester, che fu il primo ponte ferroviario a travate metalliche. La ferrovia fu progettata e costruita direttamente a doppio binario, in quanto già si prevedeva il notevole flusso di traffico che vi si sarebbe riversato.

2001 (21 anni fa): il pilota automobilistico Alessandro Zanardi  è vittima di un terribile incidente che gli costerà l’amputazione delle gambe. Sulla pista di Lausitzring, in Germania, a tredici giri dalla fine, dopo aver compiuto la sua ultima sosta, uscendo dai box, Zanardi, dopo un testacoda, si intraversò lungo la pista, mentre sulla stessa linea sopraggiungevano ad alta velocità Patrick Carpentier e Alex Tagliani. Il primo riuscì a evitare lo scontro, il secondo no e l’impatto fu violentissimo: la vettura di Tagliani colpì la vettura del pilota bolognese all’altezza del muso, dove erano alloggiate le gambe, spezzando in due la monoposto di Zanardi. Il pilota italiano apparve subito in condizioni disperate: lo schianto aveva provocato, di fatto, l’istantanea amputazione di entrambi gli arti inferiori e il pilota rischiò di morire dissanguato. Dopo aver ricevuto l’estrema unzione dal cappellano della serie automobilistica, venne caricato sull’elicottero e condotto all’ospedale di Berlino, dove rimase in coma farmacologico per circa quattro giorni e gli venne rimosso chirurgicamente il ginocchio destro, irrimediabilmente compromesso. Dopo sei settimane di ricovero e una quindicina di operazioni subite poté lasciare l’ospedale per cominciare il processo di riabilitazione. Come ha rivelato lui stesso, il suo caso fu oggetto di studio, perché sopravvissuto con meno di un litro di sangue in corpo per 50 minuti.

Scomparso oggi:

1993 (29 anni fa): muore, a Palermo, Pino Puglisi presbitero, educatore e insegnante. Nato, a Palermo, 15 settembre 1937 è stato assassinato da Cosa nostra nel giorno del suo 56º compleanno a causa del suo costante impegno evangelico e sociale. Nel 1953, a sedici anni, entra in seminario: viene ordinato prete il 2 luglio del 1960. Nel 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio. In questo periodo, comincia la lotta di Don Puglisi contro la criminalità organizzata: non tanto cercando di riportare sulla retta via chi è già mafioso, ma provando a evitare che si facciano coinvolgere dalla criminalità i bambini che vivono per le strade e che ritengono che i mafiosi siano delle autorità e delle persone degne di rispetto. Nel corso delle sue omelie, egli si rivolge frequentemente ai mafiosi, dimostrando di non temere eventuali conseguenze. Grazie alla sua attività e ai giochi che organizza, il parroco siciliano toglie dalla strada numerosi bambini e ragazzi che, senza la sua presenza, sarebbero stati sfruttati per spacciare o per compiere rapine, coinvolti in maniera irreparabile nella vita criminale. A Don Puglisi vengono rivolte e recapitate numerose minacce di morte da parte di boss mafiosi, di cui tuttavia non parla mai a nessuno. Così, in occasione del suo cinquantaseiesimo compleanno, viene ucciso poco prima delle undici di sera, davanti al portone di casa sua. Dopo essere sceso dalla sua auto viene avvicinato al portone da un uomo che gli spara contro alcuni colpi diretti alla nuca. Le ultime parole di Don Pino sono “Me lo aspettavo”, accompagnate da un tragico sorriso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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