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venerdì, Aprile 19, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 24 Novembre.

Accadde che:

1974 (48 anni fa): viene scoperto l’australopiteco Lucy dal paleoantropologo Donald Johanson e dal suo studente Tom Gray, vicino al villaggio di Hadar, nella regione di Afar, in Etiopia. Si tratta di una scoperta, straordinaria perché di solito i paleoantropologi scoprono pochi frammenti di ossa di ogni esemplare, mentre in questo caso ne vennero trovati a decine, pari a circa il 40 per cento dell’intero apparato scheletrico. L’australopiteco Lucy divenne l’ominide più noto mai studiato dalla scienza: grazie ai suoi resti fossili e ad altri ritrovati nella stessa zona nei primi anni Settanta, i ricercatori hanno potuto studiare nuovi dettagli sull’ evoluzione degli umani, scoprendo molte cose sulla vita degli ominidi appartenenti alla specie Australopithecus afarensis, di cui Lucy è un esemplare femmina, che vissero in Africa tra i 4 e i 3 milioni di anni fa. Il lavoro di scavo per ritrovare il più alto numero possibile di ossa fossili di Lucy proseguì per circa tre settimane. Fecero una piccola festa al loro campo e, tra le altre cose, decisero di chiamare l’ominide AL 288-1 con un nome più pratico: scelsero “Lucy”, dal titolo della canzone “Lucy in the Sky with Diamonds”, che veniva riprodotta a ripetizione grazie a una musicassetta portata da qualcuno al campo in quella sera di festeggiamenti.

2009 (13 anni fa): Lea Garofalo, collaboratrice di giustizia, viene rapita a Milano e viene data alle fiamme a Monza qualche giorno dopo. Nata, il 24 aprile 1974, a Petilia Policastro, in provincia di Crotone, decide di testimoniare sulle faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco e per questo sottoposta a protezione dal 2002. Nel 2006, però, viene estromessa dal programma di protezione perché l’apporto dato non era stato significativo, in quanto ritenuta collaboratrice non attendibile. La donna si rivolge allora prima al TAR e poi al Consiglio di Stato: nel dicembre del 2007 viene riammessa al programma, ma nell’aprile del 2009 decide all’improvviso di rinunciare a ogni tutela e di ritornare a Petilia Policastro, dove riallaccerà i rapporti con l’ex compagno. Il 5 maggio 2009, tentano di ucciderla, ma la donna riesce a sfuggire all’agguato, grazie all’intervento della figlia Denise e informa i carabinieri dell’accaduto ipotizzando il coinvolgimento dell’ex compagno. Il 20 novembre del 2009, Cosco chiama Lea a Milano, con la scusa di parlare del futuro della loro figlia. La sera del 24 novembre, approfittando di un momento in cui Lea rimane da sola, Carlo la conduce in un appartamento che si era fatto prestare per quello scopo. In quel luogo Lea viene uccisa e il suo cadavere sarà portato in un quartiere di Monza e carbonizzato. I processi per l’omicidio di Lea Garofalo sono nati grazie a sua figlia Denise. La sera stessa dell’omicidio, infatti, madre e figlia sarebbero dovute rientrare in Calabria e quando Denise vide che la madre non tornava, intuì che le potesse essere successo qualcosa di tragico. La figlia chiese al padre di accompagnarla nei luoghi da loro frequentati in quei giorni alla ricerca della madre, si recarono anche dai carabinieri, che però non poterono procedere con la denuncia di scomparsa, non essendo passate le canoniche 24 ore. Nonostante ciò, Denise raccontò il giorno successivo la sua vita da “protetta” con la madre ai Carabinieri. La ragazza sostenne di avere la certezza morale che la madre non fosse scomparsa, ma che in realtà fosse morta, uccisa per mano di Carlo Cosco, suo padre. Il 18 dicembre 2014, la Prima sezione penale della Corte di Cassazione, ha confermato le condanne emesse dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano a carico dei cinque imputati. Ergastolo per Carlo e Vito Cosco, Rosario Curcio e Massimo Sabatino, mentre l’ex fidanzato di Denise, Carmine Venturino, ottiene 25 anni, in ragione dello sconto di pena per la sua collaborazione. A Milano, in questi giorni, sono state piantate tre querce, di cui una in ricordo di Lea, come simbolo di legalità in memoria delle vittime della criminalità organizzata.

Nato oggi:

1826 (196 anni fa): nasce, a Firenze, Carlo Collodi scrittore divenuto celebre per essere stato l’autore del romanzo “Le avventure di Pinocchio”. Primogenito di una numerosa famiglia, Carlo frequenta le elementari a Collodi, affidato ad una zia. In seguito, diventa giornalista e, in questo ruolo, descrive la realtà toscana cogliendone i lati spiritosi e bizzarri, fatta di intrighi e storielle da caffè per mezzo di fulminanti invenzioni linguistiche. Stimolato dalle esperienze come giornalista, comincia a scrivere intensamente, esercitando la sua capacità di dar vita, per mezzo della sua poetica, alle novità della vita contemporanea. La sua vera strada la trova quando, già avanti con gli anni, si dedica alla letteratura per l’infanzia. Come funzionario al servizio dello stato unitario appena formato, inizia con la traduzione dei racconti delle fate di Perrault, per poi lavorare a vari libri pedagogici per la scuola. Per questa attività adotta il nome di Collodi che non è altro che il nome del paese originario della madre. Scrive, così, il suo capolavoro “Le avventure di Pinocchio”, apparse per la prima volta sul “Giornale dei bambini”, nel 1881, con il titolo “La storia di un burattino” facendole terminare con il quindicesimo capitolo. Dopo pochi mesi, lo scrittore riprese la narrazione del libro con il nuovo titolo, per portarlo a termine nel 1883. Originariamente, le avventure di Pinocchio si concludevano con la morte del burattino, ma le proteste dei piccoli lettori del “Giornale dei bambini” indussero, però, l’autore a proseguire il racconto, che si concluse definitivamente, con la trasformazione del burattino in bambino. L’opera è stata pubblicata in 187 edizioni e tradotta in 260 lingue o dialetti, ma Collodi morirà prima di aver goduto del meritato successo. Muore, a Firenze, il 26 ottobre 1890.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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