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lunedì, Aprile 29, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 22 Maggio.

Accadde che:

1906 (117 anni fa): viene brevettato il primo aeroplano, grazie al progetto dei fratelli Wright. Inizialmente lavoratori in proprio nel settore della stampa, decisero poi di cambiare attività e di aprire un negozio di vendita di biciclette a Dayton, nell’Ohio, successivamente anche progettandole e costruendole loro stessi. In quegli anni, alla fine dell’Ottocento, gli studi riguardanti le scienze aeronautiche erano in continuo aumento e l’interesse dei fratelli Wright per l’aviazione si materializzò a partire dal 1900 quando, cominciarono ad effettuare sperimentazioni su alianti, acquisendo sempre maggior attitudine nella loro costruzione, anche grazie all’affinarsi delle loro conoscenze teoriche.  Il laboratorio del loro negozio di biciclette divenne il luogo di assemblaggio dei loro alianti. Il primo fu fatto volare come un aquilone, trattenuto da terra, sostenuto dal vento e senza pilota. Dopo aver svolto innumerevoli esperimenti  acquisirono le tecniche per mettere in pratica i principi fondamentali dell’aerodinamica. Appassionati di volo, progettarono e realizzarono un aliante con un efficiente sistema di controllo, realizzando di fatto il primo aliante completamente controllabile da un pilota.

1939 (84 anni fa): Germania e Italia firmano il Patto d’acciaio: accordo che stabiliva un’alleanza politico-militare tra i due stati. Nella cancelleria del Reich, a Berlino, i ministri degli esteri, Joachim Von Ribbentropp e Galeazzo Ciano, firmano il patto che impegnava le due potenze dell’Asse a darsi reciproco aiuto, politico, diplomatico e anche militare, in caso di conflitto, nella difesa dei rispettivi interessi. Il patto, inoltre, obbligava i due Paesi a non firmare eventuali trattati di pace separatamente. La durata del trattato è stato inizialmente fissata in dieci anni, ed ha rappresentato un’importante premessa diplomatica per l’attacco alla Polonia del 1° settembre 1939 e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Vittorio Emanuele III, nonostante la decisione di Mussolini, continuò a manifestare i propri sentimenti antigermanici e il successivo 25 maggio, al ritorno di Ciano da Berlino, commentò che “I tedeschi finché avran bisogno di noi saranno cortesi e magari servili. Ma alla prima occasione, si riveleranno quei mascalzoni che sono”.

Scomparso oggi:

2010 (13 anni fa): muore, a Gioiosa Jonica, Gaetano Briguglio letterato e filosofo. Nato, a Gallico, il 24 settembre 1943 è stato un uomo di prodigiosa moralità, spendendo la sua intera vita per il riscatto del Mezzogiorno e della Calabria. Pensatore marxista senza deviazioni, docente di filosofia ha portato la sua attenzione d’intellettuale sui problemi del Sud e sulla cultura meridionale. Tra i suoi saggi: “Il carcere militare in Italia” e “Introduzione a M. La Cava, corrispondenze dal Sud Italia”. Lo ricordiamo con le parole della figlia Cristina, scritte qualche anno fa: “Gaetano Briguglio, di origini siciliane, non si considerava un “Calabrese di mestiere”. Aveva scelto la Calabria o, forse, la Calabria aveva scelto lui, come atto d’amore verso una terra di non facile lettura, complessa, contraddittoria, ma senza farne una bandiera per il fanatismo meridionalista di stampo nostalgico o, peggio ancora, per un ostentato campanilismo. Il suo lavoro di intellettuale e di studioso si è sviluppato in due direzioni. Quello che ha scritto: “Il carcere militare in Italia”, gli articoli sulla rivista “Filorosso”, i saggi su Alvaro e il cinema e quelli su Mario La Cava, le conferenze, gli scritti critici, gli appunti, ma anche tutto ciò che non ha scritto. E, quasi certamente, proprio questa seconda parte è quella più significativa. E poi, la passione civile, mai sopita, nonostante le trasformazioni politiche a cui ha assistito, mai da spettatore passivo, dal PCI, al PDS,  fino al PD, passando per l’impegno sindacale e per il volontariato. Tutto condensato con applicazione quotidiana nel lavoro di insegnante, svolto con grande senso di responsabilità, consapevole della delicatezza del compito, ma anche del privilegio di svolgere un lavoro nobile ed essenziale. “Faccio quello che mi piace e mi pagano per farlo”, amava dire. L’insegnamento è stato per lui una parte essenziale del suo impegno civile e della sua speculazione filosofica. Come molte testimonianze di ex-alunni lasciano trasparire, egli pensava davanti ai suoi allievi e, le volte che gli riusciva, con i suoi allievi. Le sue lezioni non erano un semplice mezzo per comunicare un pensiero già formato e concluso, ma costituivano un laboratorio di idee, in cui ogni pensiero, sostenuto da un’argomentazione logica, aveva pieno diritto di cittadinanza. Gaetano Briguglio, insieme ad altri intellettuali di grande spessore, quali erano, solo per citarne alcuni, Carmelo Filocamo, Sisinio Zito, Pasquino Crupi, Ciccio Modafferi, ha inciso un segno nella storia del nostro territorio, se non altro per la passione, il rigore per lo studio, la necessità di vivere per porsi delle domande e non per confezionare risposte, che migliaia di alunni, oggi adulti, hanno ereditato da lui”.

 

 

 

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