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martedì, Aprile 23, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 23 Maggio.

Accadde che:

1915 (108 anni fa): il Regno d’Italia dichiara guerra all’Impero Austro-Ungarico, entrando così nella Prima Guerra Mondiale a fianco dell’Intesa composta da Repubblica Francese, Impero Britannico e Impero Russo. La Grande Guerra iniziò il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell’Impero austro-ungarico al Regno di Serbia, in seguito all’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este, avvenuto il 28 giugno 1914, a Sarajevo. Durante la guerra, l’Italia militarmente non riuscì mai a sfondare all’interno del territorio austriaco, sopportando a stento una posizione difensiva sempre più fragile, con sconfitte clamorose come quella di Caporetto nel 1917 che costrinse l’esercito italiano a ripiegare fino al Piave. La guerra, vinta dall’Intesa in buona parte grazie al tardo intervento degli Stati Uniti, distrusse equilibri politici consolidati da decenni e ridisegnò i confini nazionali di Europa. La spartizione dell’impero coloniale tedesco, diviso tra Francia, Regno Unito e Giappone, generò lo scontento dell’Italia, aggravato dalla negazione di molte delle promesse fattele nel patto di Londra del 1915 e dando un potente strumento ai nazionalisti italiani che parlarono di una “Vittoria mutilata“.

1992 (31 anni fa): avviene la strage di Capaci, un attentato di stampo terroristico – mafioso compiuto da Cosa Nostra per uccidere il giudice Giovanni Falcone. Quel giorno, il giudice Falcone stava tornando a casa da Roma, come faceva solitamente nel fine settimana, insieme alla moglie Francesca. Angelo Corbo, uno dei poliziotti sopravvissuti, ha raccontato al “Fatto Quotidiano” che erano diretti a Favignana per vedere la mattanza dei tonni “…ma l’abbiamo vista in anticipo la mattanza. E i tonni eravamo noi”. Partito da Ciampino, con un jet di servizio intorno alle 16:45, atterra all’aeroporto Punta Raisi di Palermo dopo un volo di 53 minuti. Qui trova ad attenderlo tre Fiat Croma blindate con la scorta. Falcone si mette alla guida della Croma bianca. In macchina, con lui, ci sono la moglie e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza. La macchina di Falcone è preceduta da una Croma marrone, con gli agenti Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, e seguita da una Croma azzurra con gli agenti Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo. Alle 17:58, al chilometro 5 della A29, nei pressi dello svincolo di Capaci-Isola delle Femmine, il sicario Giovanni Brusca aziona una carica di cinque quintali di tritolo, che era stata posizionata in una galleria scavata sotto la strada. Pochi istanti prima dello scoppio, Falcone aveva rallentato per prendere un mazzo di chiavi dal cruscotto della macchina. Un errore probabilmente fatale che porta le macchine da una velocità di 170 km orari a 120, rendendo così più facile il compito ai suoi carnefici. Lo scoppio, quindi, travolge in pieno solo la Croma marrone. I tre agenti della scorta muoiono sul colpo. La macchina di Falcone si schianta contro il muro di cemento. Il Giudice morirà durante il trasporto in ospedale a causa del trauma cranico, per via dell’impatto contro il parabrezza e da varie lesioni interne. La moglie Francesca, invece, in ospedale la sera alle ore 22:00.

Scomparso oggi:

1498 (525 anni fa): muore, a Firenze, Girolamo Savonarola religioso, politico e predicatore. Nato, a Ferrara, il 21 settembre 1452 all’età di ventitré anni, colto da una intima esigenza di purificazione, abbandona gli studi di medicina, filosofia e musica ed entra nel convento di San Domenico di Bologna dove riceve, nel 1476, l’ordinazione sacerdotale come domenicano. Nel 1482 è nominato lettore di Sacra Scrittura nel convento di San Marco a Firenze che, in funzione del suo attivismo, diviene il fulcro della riforma dell’Ordine. Le sue predicazioni lo rendono ben presto famoso non solo per le esortazioni al rigore dei precetti cristiani, ma soprattutto per le severe ammonizioni circa una imminente punizione divina su Firenze e sull’Italia per la corruzione con la quale la società e soprattutto la chiesa si sono lasciate avviluppare dalla civiltà mondana del Rinascimento. Le sue pubbliche denunce della corruzione del Pontefice gli valgono l’interdizione da parte di Alessandro VI e, due anni dopo, la scomunica. Egli, per tutta risposta, accusa il Papa di indegnità, ma l’essersi schierato contro la Santa Sede determina il suo totale isolamento. Inevitabile giunge l’arresto: processato sommariamente per ben tre volte, torturato e condannato a morte con il marchio di “eretico e scismatico”, insieme ai suoi seguaci, a soli 46 anni, è impiccato in piazza della Signoria, ed il suo corpo dato alle fiamme.

 

 

 

 

 

 

 

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