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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 4 Gennaio.

Accadde che:

1913 (110 anni fa): Emily Davison, una suffragetta, viene calpestata durante una manifestazione di protesta, ponendosi davanti al cavallo del re Giorgio V, ad Anmer, durante il Derby di Epsom e morirà pochi giorni dopo, senza aver ripreso conoscenza. Nelle immagini dell’epoca la si vede slanciarsi verso il cavallo per afferrarne le briglie e, certamente, aveva con sé la bandiera viola, bianca e verde del WSPU. Chi intendeva screditarla sostenne che avesse cercato volontariamente la morte, proponendosi come martire per la difesa della causa delle suffragette: movimento di emancipazione femminile, nato per ottenere il diritto di voto per le donne. Le sue compagne di lotta e le persone che più le erano vicine invece hanno sempre affermato che la sua intenzione fosse quella di attaccare la bandiera del movimento alle briglie del cavallo del re, per farla sventolare fino al traguardo, dando così grande visibilità alla causa del movimento, in occasione di un avvenimento mondano tra i più importanti della Gran Bretagna. Una sofisticata analisi dei cinegiornali dell’epoca e una dettagliata ricerca della storica Maureen Howes su materiale d’archivio anche inedito, escluderebbero l’ipotesi della ricerca del martirio da parte della ragazza. Il re si interessò subito alla sorte di cavallo e fantino, manifestando disappunto per la giornata rovinata. Herbert Jones, il fantino che cavalcava il cavallo, subì solo un lieve trauma cranico nell’incidente, ma rimase a lungo sconvolto per l’episodio, continuando a lungo a rivedere il volto della donna.

1917 (106 anni fa): vengono assegnati i primi Premi Pulitzer, tra i più famosi e prestigiosi riconoscimenti mondiali di giornalismo, fotografia, musica, letteratura e teatro. Fu Joseph Pulitzer a istituire quello che viene considerato il riconoscimento più importante in ambito giornalistico. Morto nel 1911, fu proprio secondo le sue volontà che nel 1917 venne assegnato per la prima volta questo premio che ancora oggi viene gestito dalla Columbia University di New York, istituto al quale il giornalista aveva fatto una donazione per la creazione di una scuola di giornalismo. Quel giorno a ricevere i premi per primi furono: Herbert Bayard Swope del New York World per gli articoli apparsi il 10 ottobre, 15 ottobre e dal 4 novembre al 22 novembre tutti i giorni, 1916, “Dentro l’Impero tedesco“; Il New York Tribune per un articolo editoriale nel primo anniversario del naufragio del transatlantico Lusitania; Sua Eccellenza Jean Jules Jusserand per “With Americans of Past and Present Days” e Laura E. Richards, Maude H. Elliott e Florence Hall per “Julia Ward Howe”.

Scomparso oggi:

1994 (29 anni fa): muore, a Lido di Ostia (Roma), Massimo Troisi attore, regista, sceneggiatore e cabarettista. Nato, a San Giorgio a Cremano (Napoli), il 19 febbraio 1953 è stato il principale esponente della nuova comicità napoletana, nata agli albori degli anni Settanta, soprannominato «Il comico dei sentimenti» o il «Pulcinella senza maschera», considerato uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano.  Formatosi sulle tavole del palcoscenico, istintivo erede di Eduardo e di Totò,  cominciò la sua carriera assieme agli inossidabili amici del gruppo “I Saraceni”, divenuto “La Smorfia” con Lello Arena e Enzo Decaro. Il successo del trio fu inatteso e immediato e consentì al giovane Troisi di esordire al cinema con “Ricomincio da tre” nel 1981, film che decretò il suo successo come attore e come regista. Dall’inizio degli anni Ottanta, si dedicò esclusivamente al cinema interpretando dodici film e dirigendone quattro. Malato di cuore sin dall’infanzia, morì, a soli 41 anni, per un fatale attacco cardiaco, conseguente a febbri reumatiche; il giorno prima aveva terminato la sua ultima pellicola, “Il postino” per il quale sarebbe stato, qualche tempo dopo, candidato ai premi Oscar come miglior attore e per la miglior sceneggiatura non originale. Alla vigilia del “Postino”, Troisi era tornato in America dal chirurgo, che già una volta l’aveva operato in gran segreto al cuore agli inizi della carriera. Sapeva di non poter affrontare il doppio sforzo dell’ideazione e dell’interpretazione, ma scelse di non risparmiarsi, rassegnato ad andare incontro al suo destino. Troisi indicò al cinema italiano una via per un’escursione rivitalizzante, con in più uno sguardo molto attento alla società italiana, ed alla Napoli successiva al terremoto del 1980, alle nuove ideologie, al femminismo, all’autoironia crescente e all’affermazione della soggettività individualista. Con lui nacque la nuova tipologia napoletana di antieroe, la vittima dei tempi moderni, un personaggio che riflette tuttora i dubbi e le preoccupazioni delle nuove generazioni.

 

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