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venerdì, Maggio 3, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 30 Giugno.

Accadde che:

17 a. C. (2040 anni fa): Virgilio termina la prima bozza dell’Eneide, poema epico in dodici libri della cultura latina, scritta tra il 29 a. C. e il 19 a. C. Narra la leggendaria storia dell’eroe troiano Enea (figlio di Anchise e della dea Venere) che riuscì a fuggire dopo la caduta della città di Troia e che viaggiò per il Mediterraneo, fino ad approdare nel Lazio, diventando il progenitore del popolo romano. Si tratta di un’opera che l’autore non considera conclusa nella sua interezza e che viene pubblicata postuma, per volere di Augusto, dai poeti Vario Rufo e Plozio Tucca, amici di Virgilio. I segni più chiari della mancata revisione finale da parte dell’autore sono una sessantina di versi incompleti, da lui stesso chiamati tibicines, ovvero i “Puntelli” provvisori che sostengono un’opera ancora in costruzione. L’ Eneide si presenta come un poema che, risalendo a un periodo storico antichissimo e leggendario, legittima tanto il dominio di Roma sul mondo, quanto il potere interno della gens Iulia, la famiglia di Augusto che rivendica per sé la discendenza da Ascanio Iulo, figlio di Enea. Virgilio rielabora, contamina e continua la narrazione omerica per superarla. Virgilio tratteggiando il personaggio di Enea, allude chiaramente ad Augusto e suggerisce che gli dei realizzano i loro piani attraverso gli uomini: Enea doveva fondare Roma, Augusto deve guidarla, ed entrambi devono sottostare a quello che è il loro destino.

1971 (52 anni fa): l’equipaggio della navicella Soyuz 11 muore a causa di una fuga d’aria causata da una valvola difettosa. Nelle steppe del Kazakhstan i tecnici dell’Agenzia Spaziale russa sono in trepidante attesa per l’arrivo della Soyuz 11. La navicella dovrebbe atterrare a momenti e la sua missione, nonostante vari problemi, è stata un successo: la navicella si era agganciata alla stazione spaziale Saljut e il suo equipaggio aveva “abitato” per la prima volta un avamposto umano nello spazio. Le fasi di discesa si svolgono come da programma, i paracadute si aprono e la Soyuz 11 atterra nella steppa. Ma quando i tecnici aprono lo sportello della navicella per chiedere ai tre astronauti come mai non avessero risposto alle chiamate da Terra durante l’attraversamento dell’atmosfera, trovano una terribile sorpresa: i tre uomini sono immobili nei loro seggiolini. I tre cosmonauti vengono velocemente estratti dai loro posti. I medici praticano i primi soccorsi, respirazione bocca a bocca e massaggio cardiaco. Tutto inutile, non c’è nulla da fare: Georgij Timofeevič Dobrovol’skij comandante della missione, Viktor Ivanovič Pacaev ingegnere di bordo e Vladislav Nikolaevič Volkov ingegnere collaudatore, sono morti. La colpa fu di una valvola della Soyuz che avrebbe dovuto equiparare la pressione dell’aria interna con quella esterna. Doveva entrare in azione poco prima dell’atterraggio e invece scattò subito dopo il distacco della Soyuz dalla Saljut, facendo uscire tutta l’aria all’interno dell’abitacolo. Sembra che uno dei tre astronauti si accorse del fatto e tentò di chiuderla a mano, ma perse i sensi prima di riuscirci. La perdita d’aria della capsula causò la morte dei tre astronauti per decompressione.

Scomparsa oggi:

2014 (9 anni fa): muore, a Roma, Maria Luisa Spaziani poetessa, traduttrice e aforista. Nata, a Torino, il 7 dicembre 1922, a soli diciannove anni, diresse una piccola rivista, prima chiamata «Il Girasole» e poi «Il Dado», il cui redattore capo era Guido Hess Seborga, che la fece conoscere negli ambienti letterari; ottenne e pubblicò inediti di grandi nomi nazionali come Umberto Saba e Sandro Penna; internazionali, come Virginia Woolf. Intanto, frequentava l’Università di Torino, facoltà di Lingue, laureandosi con una tesi su Marcel Proust. Nel gennaio del 1949 conobbe Eugenio Montale durante una conferenza del poeta al teatro Carignano di Torino e fra i due nacque un sodalizio intellettuale, caratterizzato anche da un’affettuosa amicizia, il poeta fu tra i primi a capire il valore della sua poesia e a incoraggiarne gli sviluppi. Il legame restò saldo anche quando Maria Luisa si trasferì a Roma, lo testimoniano le 360 lettere di Montale e i ricordi della poetessa nel volume “Montale e la Volpe”. La sua prima raccolta è intitolata “Le acque del Sabato”, uscita per Mondadori nel 1954. La carriera poetica sembra promettente, ma due anni dopo Maria Luisa deve trovarsi un impiego a causa del tracollo finanziario del padre. Lo trova in un collegio torinese come insegnante di francese. È un periodo felice, la raccolta “Luna lombarda”, poi confluita in “Utilità della memoria”. Negli Anni ‘70 pubblica volumi di critica letteraria e traduce dall’inglese, dal tedesco ma soprattutto dal francese, da Marguerite Yourcenar a Andé Gide, da Jean Racine a Gustave Flaubert. Soprattutto “L’Epifania dell’alfabeto” ripercorrere tutti i temi fondamentali della sua poesia, quasi come un reportage in versi: la memoria, il mare, la madre, l’amore raccontato nella sua forma più nobile e la poesia stessa.

 

 

 

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