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giovedì, Maggio 9, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 9 Agosto.

Accadde che:

48 a. C. (2071 anni fa): si svolge in Tessaglia la battaglia di Farsalo, l’ultimo scontro tra Cesare e Pompeo. La schiacciante vittoria di Caio Giulio Cesare segna la definitiva sconfitta di Pompeo e la fine della guerra civile. Cesare parte da una situazione di svantaggio: ha un esercito numericamente inferiore rispetto a quello di Pompeo e si trova in un territorio a lui poco noto e assai ostile. Tra le fila avversarie regna, invece, la fiducia dopo l’energico discorso di Pompeo che sminuisce il valore e la forza dell’esercito di Cesare. Quest’ultimo ha, però, un vantaggio che si rivelerà decisivo per le sorti della battaglia. Il comandante della cavalleria di Pompeo è, infatti, Tito Labieno, che precedentemente ha combattuto con lui in Gallia prima di passare al nemico. Labieno è abituato ad applicare una tattica, che consiste nell’attaccare sul lato debole dell’avversario per poi convergere verso il centro contro il grosso dell’esercito nemico. Consapevole di ciò Cesare stacca dal lato destro del suo esercito sei coorti di soldati e le posiziona come riserva. Durante la battaglia di Farsalo tutto va secondo le previsioni di Cesare. Subito dopo la sconfitta, Pompeo si rifugia in Egitto nella speranza di trovare un posto sicuro alla corte di Tolomeo XIV; va invece incontro ad un tragico destino. Il faraone, infatti, temendo possibili ritorsioni da parte di Cesare, lo fa decapitare prima ancora che il generale romano riesca a mettere piede sulla riva.

1173 (850 anni fa): iniziano, a Pisa, i lavori di costruzione del campanile della Cattedrale di Santa Maria Assunta. La cosiddetta torre pendente di Pisa è il campanile della cattedrale di Santa Maria Assunta, nella celeberrima piazza del Duomo, di cui è il monumento più famoso per via della caratteristica pendenza, simbolo della città e uno dei simboli d’Italia. Si tratta di un campanile a sé stante alto circa 56 metri fuori terra, costruito nell’arco di due secoli, tra il dodicesimo e il quattordicesimo secolo. La sua pendenza è dovuta a un cedimento del terreno sottostante, verificatosi già nelle prime fasi della costruzione. L’inclinazione dell’edificio attualmente misura 3,97° rispetto all’asse verticale. Alcuni studi tra i più recenti attribuiscono la paternità del progetto a Diotisalvi, che nello stesso periodo stava costruendo il battistero. Le analogie tra i due edifici sono infatti molte, a partire dal tipo di fondazioni. Altri suggeriscono invece Gherardi, mentre secondo il Vasari i lavori furono iniziati da Bonanno Pisano. La prima fase dei lavori fu interrotta a metà del terzo piano, a causa del cedimento del terreno su cui sorge la base del campanile. La cedevolezza del terreno, costituito da argilla molle è la causa della pendenza della torre e, sebbene in misura minore, di tutti gli edifici nella piazza. I lavori ripresero nel 1275 sotto la guida di Giovanni di Simone e Giovanni Pisano, aggiungendo alla costruzione precedente altri tre piani. Nel tentativo di raddrizzare la torre, i tre piani aggiunti tendono ad incurvarsi in senso opposto alla pendenza. Il campanile fu completato alla metà del secolo successivo, aggiungendo la cella campanaria. Il monumento, nel 1987, è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

Scomparso oggi:

1991 (32 anni fa): viene assassinato, a Villa San Giovanni, Antonio Scopelliti magistrato. Nato, a Campo Calabro, il 20 gennaio 1935 è stato l’unico giudice ad essere ucciso dalla ‘ndrangheta in Calabria. Entrato in magistratura a soli 24 anni, svolge la carriera di magistrato requirente, iniziando come Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Roma, poi presso la Procura della Repubblica di Milano. Si è occupato di vari maxi processi, di mafia e di terrorismo. Ha rappresentato, infatti, la pubblica accusa nel caso Moro durante il primo processo, nel sequestro dell’Achille Lauro, nella Strage di Piazza Fontana e in quella del Rapido 904. Nell’agosto di 32 anni fa, era tornato nella sua regione per trascorrere le vacanze estive e, mentre rientrava in paese a bordo della sua automobile, dopo una giornata al mare, venne intercettato dai suoi assassini: due persone a bordo di una moto, appostati lungo la strada. L’agguato avvenne all’altezza di una curva, poco prima del rettilineo che immette nell’abitato di Campo Calabro. La morte del magistrato, colpito con due colpi alla testa esplosi in rapida successione, fu istantanea. L’automobile, priva di controllo, finì in un terrapieno, per questo in un primo momento si pensò ad un incidente stradale. Quando fu ucciso stava preparando il rigetto dei ricorsi per Cassazione avanzati dalle difese dei più pericolosi esponenti mafiosi condannati nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra. Secondo alcuni pentiti sarebbe stata la cupola di Cosa Nostra siciliana a chiedere alla ‘ndrangheta di uccidere Scopelliti, e, in cambio del favore ricevuto, sarebbe intervenuta per fare cessare la guerra di mafia che si protraeva a Reggio Calabria dall’ottobre 1995. Per la sua uccisione furono istruiti e celebrati presso il Tribunale di Reggio Calabria ben due processi, uno contro Salvatore Riina e sette boss della “Commissione” di Cosa Nostra, ed un secondo procedimento contro Bernardo Provenzano ed altri sei boss, tra i quali Filippo Graviano e Nitto Santapaola. Furono tutti condannati in primo grado nel 1996 e nel 1998 e successivamente assolti in Corte d’Appello nel 1998 e nel 2000, perché le accuse vennero giudicate discordanti. L’omicidio di Scopelliti rimane così impunito.

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