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martedì, Dicembre 10, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 30 Ottobre.

Accadde che

1922 (101 anni fa): re Vittorio Emanuele III conferisce a Mussolini l’incarico di formare un governo. Per capire meglio il comportamento del re che con la spiazzante decisione di non firmare il decreto di stato d’assedio rinunciò al monopolio della violenza legittima e consegnò l’Italia alla dittatura fascista, è utile soffermarsi sulla personalità del monarca. Alla vigilia della marcia su Roma il re si era sentito abbandonato dai notabili dell’Italia liberale Francesco Saverio Nitti, Antonio Salandra e Vittorio Emanuele Orlando, che trattavano segretamente con Mussolini. Inoltre, non era sicuro che i vertici dell’esercito avrebbero dato alle truppe istruzioni al fine di restaurare l’ordine minacciato dalle camicie nere. Una preoccupazione che trovava riscontro nello stato d’animo di molti ufficiali e dei loro subalterni, i quali nutrivano poca fiducia nella politica e apertamente o di nascosto simpatizzavano con i fascisti. Uomo riservato e solitario, cinico e freddo, ma anche ansioso e riflessivo, amante della vita in campagna, dei viaggi per mare, appassionato di numismatica, fotografia, storia e geografia, Vittorio Emanuele III si sentiva inadeguato anche fisicamente a svolgere il ruolo che gli era stato assegnato in seguito all’assassinio del padre Umberto I. Nello stesso tempo, temeva che il chiacchierato, prestante e fascista cugino duca d’Aosta potesse soffiargli il trono. Pessimista, dubbioso, scettico, diffidente anche verso i suoi consiglieri di fiducia e gli italiani, percepiti questi ultimi come poco devoti alla sua persona, Vittorio Emanuele III alla vigilia della marcia su Roma, e poi durante il Ventennio, in maniera coerente con il suo temperamento, non prese mai decisioni nette e responsabili e firmò tutte le leggi del regime totalitario, tese a smantellare la struttura della monarchia costituzionale, lamentandosi qualche volta in privato e mai pubblicamente.

2016 (7 anni fa): alle 07:40 della mattina, si verifica nell’Italia centrale un terremoto di magnitudo momento 6.5, avvertito in buona parte della penisola italiana, ed anche sulle coste balcaniche e in Austria. La scossa è la più forte in Italia dal sisma dell’Irpinia del 1980,  terremoto che il 23 novembre di quell’anno aveva causato quasi tremila morti. L’epicentro del terremoto venne localizzato in provincia di Perugia, tra  Norcia, Preci e Castelsantangelo sul Nera. Nonostante la potenza del sisma, che produsse numerosi crolli non si registrarono vittime. Da diversi mesi, andava avanti una serie di potenti scosse di terremoto che aveva allertato la popolazione. Molti avevano, quindi, abbandonato le case già da giorni. Per risalire all’origine di quella che è passata alla storia come una delle più importanti sequenze sismiche che ha colpito il territorio nazionale in questo secolo, con 140 comuni e circa 600mila persone coinvolte, bisogna fare un passo indietro. Precisamente al 24 agosto 2016: siamo al culmine della stagione turistica, nei territori colpiti dal terremoto si trovano visitatori ed ex residenti tornati nelle seconde case per la stagione estiva. Tutto scorreva tranquillo fino a quando, alle 3:36 di quel drammatico giorno, una scossa di terremoto di magnitudo 6.0 devasta i Comuni di Amatrice, Accumoli (Rieti) e Arquata del Tronto (Ascoli Piceno). Era l’inizio di quella che l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia definirà la sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso, con epicentro tra Accumoli e Arquata del Tronto, due Comuni distanti pochi chilometri tra Lazio e Marche. Viene praticamente rasa al suolo Pescara del Tronto, frazione di Arquata. Sotto le macerie restano 299 vittime: 237 ad Amatrice, 51 ad Arquata e 11 ad Accumoli.

Nato oggi:

1960 (63 anni fa): nasce, a Lanus (Argentina), Diego Armando Maradona calciatore, allenatore di calcio e dirigente sportivo di ruolo centrocampista offensivo, campione del mondo nel 1986 e vicecampione del mondo nel 1990 con la nazionale argentina. Soprannominato El Pibe de Oro, è considerato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi. Il calcio sin da bambino è il suo pane quotidiano: come tutti i ragazzini poveri della sua città passa gran parte del tempo per strada giocando a pallone o facendosi le ossa in campetti disastrati. Sono i piccoli spazi in cui è costretto a giocare, fra macchine, passanti e quant’altro, che lo abitua a manovrare la palla in maniera magistrale. Già idolatrato dai compagni di gioco per le sue doti mirabolanti, da subito gli viene appioppato il soprannome di “El pibe de oro”, che gli rimarrà affibbiato anche quando diverrà una celebrità. Preso atto del suo talento tenta la strada del calcio professionistico: la sua carriera inizia nell’”Argentinos Juniors”, per poi proseguire nel “Boca Juniors”. Le sue straordinarie capacità non potevano non essere notate e al pari del suo grande predecessore brasiliano Pele’, a soli sedici anni è già chiamato per giocare nella nazionale Argentina, bruciando in questo modo fulmineamente tutte le tappe. Da quel momento l’escalation del campioncino è inarrestabile. Dopo fulminanti prove in campionato, vola per i mondiali di Spagna 1982 dove dona luce ad una non eccezionale Argentina con due gol. Dopo numerose trattative approda alla città che lo eleggerà a suo portabandiera: Napoli. Maradona tocca l’apice della carriera ai mondiali di Messico 1986: trascina l’Argentina alla conquista della Coppa del Mondo, segna complessivamente cinque reti e sarà premiato quale miglior giocatore della rassegna. Poi arriva Italia ’90 e, quasi in contemporanea, il declino del campione idolatrato in tutto il mondo. L’Argentina in quel mondiale arriva sì in finale, ma perde contro la Germania per un rigore di Brehme. Maradona scoppia in lacrime, denunciando successivamente: “È un complotto, ha vinto la mafia”. Sono solo i primi segnali di un’instabilità emotiva e di una fragilità che nessuno sospetterebbe da un uomo come lui. Un anno più tardi, viene scoperto positivo a un controllo antidoping, con la conseguenza che viene squalificato per quindici mesi. Lo scandalo lo travolge, non basta il doping, entra in scena anche la cocaina, di cui Diego, sembra essere un assiduo consumatore. Infine, emergono gravi problemi con il fisco. Quando la storia del campione sembra avviarsi a una triste conclusione, arriva la convocazione per USA ’94, a cui si deve uno strepitoso gol alla Grecia. I tifosi, il mondo, sperano che il campione sia finalmente uscito dal suo oscuro tunnel; invece, viene nuovamente fermato per uso di efedrina, sostanza proibita dalla FIFA. L’Argentina è sotto choc, la squadra perde motivazione e grinta e viene eliminata. Maradona, incapace di difendersi, grida a un ennesimo complotto contro di lui. Dopo l’addio al calcio, sarà per qualche tempo allenatore. Nel 2020, qualche giorno dopo aver compiuto 60 anni, viene portato d’urgenza in ospedale: viene operato all’inizio del mese di novembre al cervello per la rimozione di un ematoma. Durante il periodo di convalescenza, muore a causa di un grave arresto cardiaco. il 25 novembre 2020, nella sua casa di Tigre, Buenos Aires.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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