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venerdì, Maggio 3, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 29 Novembre.

Accadde che:

1944 (79 anni fa): una bambina malata viene trasportata in una sala operatoria, a Baltimora, per il primo tentativo di trattare la tetralogia di Fallot. Questa malformazione cardiaca, pericolosa per la vita, è conosciuta anche come la blue baby syndrome. Quel giorno, il dottor Blalock e la dottoressa Taussig decisero di procedere con l’anastomosi tra l’arteria succlavia e l’arteria polmonare in una bambina affetto da tetralogia di Fallot. Eileen fu il primo essere umano a sottoporsi ad uno shunt Blalock-Taussig. Aveva 15 mesi. L’intervento era stato progettato, ed eseguito per la prima volta su cani da laboratorio da Thomas, che aveva poi insegnato la tecnica a Blalock. Anche se Thomas aveva perfezionato la tecnica, non potè eseguire l’intervento perché non era un medico. L’intervento non ebbe pieno successo, dato che Eileen Saxon tornò a manifestare cianosi qualche mese dopo. Fu tentato un altro shunt sul lato opposto del torace, ma la piccola, molto vicina al suo secondo compleanno, morì pochi giorni dopo. Anche se Eileen morì, tuttavia,visse abbastanza a lungo per dimostrare che l’operazione avrebbe funzionato e si sarebbero potuti salvare decine di migliaia di bambini.

1963 (60 anni fa): il presidente statunitense Lyndon B. Johnson istituisce la Commissione Warren per investigare sull’Assassinio di John F. Kennedy. Durante l’indagine, la commissione ascoltò 552 testimoni e lesse i rapporti di dieci agenzie federali, inclusi i Servizi Segreti degli Stati Uniti, l’FBI, il Dipartimento di Stato, la CIA e i servizi di intelligence militari. Le udienze furono tenute a porte chiuse, a meno che non fosse chiesto altrimenti dai testimoni; solo due testimoni chiesero di testimoniare in pubblico. Il 24 settembre 1964, dopo 10 mesi di indagini, Warren consegnò ufficialmente a Johnson il rapporto conclusivo redatto dalla commissione. Nel rapporto si sosteneva che Lee Harvey Oswald era l’unico responsabile dell’omicidio di Kennedy e che non esistevano prove di un complotto, né statunitense né straniero, che coinvolgesse altre persone, gruppi o Paesi. La teoria che Oswald avesse agito da solo viene comunemente e informalmente chiamata negli Stati Uniti “lone gunman theory” (letteralmente “teoria del pistolero solitario”).

Scomparso oggi:

2010 (13 anni fa): muore suicida, a Roma, Mario Monicelli regista, sceneggiatore e scrittore. Ormai minato da un cancro alla prostata in fase terminale, Monicelli, a 95 anni, decise di togliersi la vita gettandosi nel vuoto dalla finestra della stanza che occupava nel reparto di urologia, al quinto piano dell’ospedale San Giovanni Addolorata, dove era ricoverato. Nato, a Roma, il 16 maggio 1915 è stato tra i più celebri registi italiani della sua epoca, uno dei massimi esponenti della commedia all’italiana. Frequenta il liceo classico Giosuè Carducci e si accosta al cinema a Tirrenia, attraverso l’amicizia con Giacomo Forzano, figlio del fondatore degli studi di Pisorno. È in questo contesto che si forma il particolare spirito toscano, caustico e irriverente che tanta parte ha avuto nella poetica cinematografica di Monicelli. L’esordio nella regia professionale avviene nel 1949, in coppia con Steno con il film “Totò cerca casa”. Abile narratore, Mario Monicelli ha uno stile efficace e funzionale, i suoi film scorrono perfetti senza far percepire la presenza della macchina da presa. Alcuni titoli lo hanno consegnato per sempre alla storia del cinema: “I soliti ignoti” del 1958, considerato da molti la prima vera pietra miliare della commedia all’italiana; “La grande guerra” del 1959, affresco comico e antiretorico insieme, sul primo conflitto mondiale; “L’armata Brancaleone” del 1966, dove inventa uno spassoso Medioevo che ci parla dell’oggi in una inverosimile lingua maccheronica che ha fatto epoca. Nel 1995, in occasione del suo ottantesimo compleanno, il Comune di Viareggio lo ha festeggiato conferendogli la cittadinanza onoraria. È stato definito ‘mostro sacro’. Mai appellativo è stato così indovinato come nel caso di Mario Monicelli.

 

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