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domenica, Aprile 28, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 21 Dicembre.

Accadde che:

1913 (110 anni fa): il “word-cross” di Arthur Wynne, il primo cruciverba, viene pubblicato sul New York World. Le parole crociate sono uno dei giochi enigmistici più diffusi al mondo. Nella sua versione base, il gioco si svolge su una griglia quadrata o rettangolare di caselle bianche e nere. Le caselle nere, non sempre disposte secondo una geometria regolare, rappresentano le interruzioni tra le parole che vanno a riempire le caselle bianche, una lettera per casella. Le parole vengono scritte nelle caselle bianche sia in senso orizzontale sia in senso verticale, partendo dalle caselle numerate che si trovano sui bordi e negli angoli creati dalle caselle nere. Le parole inserite, che vengono suggerite da apposite definizioni, devono rispettare gli incroci che si vengono reciprocamente a creare nello schema tra parole orizzontali e parole verticali. Uno schema di parole crociate è risolto quando tutte le caselle bianche sono state riempite e tutte le parole corrispondono alle definizioni date. Esistono parole crociate di diversi livelli di difficoltà, determinata sia dalle parole scelte, sia dall’ermeticità o dalla genericità delle definizioni usate per descriverle, sia dallo schema di gioco sopra indicato che può essere anche più complesso. In Italia, il gioco delle parole crociate si è diffuso all’inizio del XX secolo: la prima attestazione sicura del gioco è del 1925 e la prima attestazione della locuzione parole incrociate è del 1927. A Valentino Bompiani si deve invece il nome cruciverba. Le “Parole crociate” sono un marchio registrato dalla rivista La Settimana Enigmistica.

1891 (132 anni fa): viene giocata la prima partita di pallacanestro. L’ inventore del gioco è James Naismith, un professore-allenatore di origini canadesi che ha ricevuto in dote la gestione della classe più turbolenta dell’istituto: nel programma scolastico, i ragazzi sono chiamati a praticare un’ora di attività fisica al giorno, piacevolissima in estate, ma di difficilissima interpretazione in inverno, quando il freddo e la neve rendono impossibile l’utilizzo delle strutture esterne per giocare a football, calcio o lacrosse. Così, a Naismith viene chiesto di inventare un nuovo gioco dal nulla che non preveda contatti tra gli atleti, per evitare il rischio di infortuni. Prendendo spunto da un passatempo popolare praticato durante gli anni d’infanzia, il “duck on a rock”, che consisteva nel colpire, con un sasso, una grossa pietra posta a una certa altezza, Naismith inventa una disciplina in cui l’abilità possa primeggiare sulla forza fisica, mettendo il “bersaglio” in alto, così che l’attacco possa comunque superare qualsiasi tipo di difesa. Quella mattina, il professore affigge alla porta della palestra le 13 regole fondamentali del gioco e attende l’arrivo della sua classe. Quando i ragazzi si presentano, vengono divisi in due squadre da nove giocatori: già, la prima partita della storia è un 9-contro-9, perché la classe di Naismith è composta da 18 studenti. Non esistevano i canestri come quelli di oggi, ma due cestini di legno utilizzati per la raccolta delle pesche appesi alla ringhiera del ballatoio della palestra, a un’altezza di 3.05 metri, rimasta invariata nel corso degli anni. La prima partita si chiude con il risultato di 1-0.

Scomparso oggi:

2010 (13 anni fa): muore, a Milano, Enzo Bearzot calciatore e allenatore di calcio. Nato, ad Aiello del Friuli (Udine), il 26 settembre 1927 ha guidato la nazionale italiana durante il campionato del mondo 1982, vinto dagli Azzurri. Inizia a giocare nella squadra della sua cittadina nel ruolo di difensore mediano. Nel 1946 si trasferisce alla Pro Gorizia, che milita in serie B. Passa poi in serie A nell’Inter. Arriverà a giocare un totale di 251 incontri si serie A in quindici anni. All’apice della sua carriera, nel 1955, arriva anche a disputare una partita con la maglia nazionale. Termina la sua carriera di giocatore nel 1964 e, subito dopo, inizia un periodo di apprendistato come allenatore. Entra a far parte della federazione come allenatore della squadra giovanile under 23. Dopo pochi mesi di distanza dai mondiali tedeschi, Enzo Bearzot viene nominato Commissario Tecnico insieme a Fulvio Bernardini, con il quale condivide la panchina fino al 1977. Le qualificazioni all’Europeo del 1976 falliscono miseramente. Tuttavia, il lavoro di Bearzot inizia a mostrare i suoi frutti ai mondiali del 1978: l’Italia termina al quarto posto mostrando, però, il miglior gioco della manifestazione. È in Spagna, ai mondiali del 1982, che Bearzot sarà autore di un miracolo. La prima fase del campionato mostra una squadra modesta, dagli altrettanto modesti risultati, le scelte del CT sembrano piuttosto controverse. La critica da parte dei giornalisti verso la nazionale e il suo allenatore è dura, impietosa e feroce, tanto che porta Bearzot a decidere per il “silenzio stampa”, evento assolutamente nuovo allora. Ma Bearzot, oltre alla preparazione tecnica, si dimostra capace di infondere ai suoi ragazzi coraggio, speranza e una forte preparazione morale, basata sulla forza del gruppo. È così che l’11 luglio 1982 la squadra azzurra, con il suo allenatore, sale sul tetto del mondo battendo la Germania nella storica finale finita 3-1. La Gazzetta dello Sport, il giorno dopo, intitola la copertina con l’eco di quella frase che il radiocronista Nando Martellini la sera prima sembrava non riuscire a terminare: “Campioni del mondo!”. Duro, risoluto e schivo, tuttavia incredibilmente umano, Bearzot è sempre stato molto vicino ai suoi giocatori, guardando all’uomo prima che al calciatore. Durante i mondiali dell’82, ha affermato: “Io dico spesso che la mia Nazionale nasce non solo sul terreno di gioco e nello spogliatoio, ma pure in sala da pranzo, nelle camere degli alberghi, dove trascorriamo quelle lunghe giornate di vigilia o i ritiri prima delle partite più importanti”.

 

 

 

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