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venerdì, Maggio 3, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 12 Marzo.

Accadde che:

1913 (111 anni fa): Canberra diventa la capitale dell’Australia. Venne scelta come capitale nel 1908 e, una delle ragioni per cui è stata costruita fu quella di mettere fine alla disputa su quale fra Melbourne e Sydney dovesse diventare capitale. Lo sviluppo urbano e quello demografico procedettero lentamente, ma, a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, la città iniziò a ottenere la fisionomia odierna. Inoltre, come molte altre capitali del mondo, non appartiene a nessuno degli Stati della federazione australiana, ma ha amministra un territorio autonomo a sé stante, il Territorio della Capitale Australiana, un tempo parte del Nuovo Galles del Sud. È sede del Parlamento federale, ed abitata da oltre 300 mila persone: la città più popolosa dell’entroterra australiano.

1930 (94 anni fa): Gandhi inizia la marcia del sale, uno dei momenti più duri e spettacolari della sua politica di disobbedienza civile, per protestare contro il monopolio britannico sul sale, in risposta alla tassa inglese sul sale, che colpisce pesantemente gli strati sociali più poveri dell’India. La marcia, durata 24 giorni, copre a piedi una distanza di 200 miglia e porta la protesta pacifica direttamente alle saline, presidiate dalla polizia inglese. Partono in 78, arrivano in diverse migliaia. Quando all’esercito giunge l’ordine di sparare sulla folla, gli ufficiali si rifiutano. La marcia del sale si concluderà con l’arresto di più di 60.000 persone, fra cui Gandhi e sua moglie, ma l’anno successivo verrà firmato il Patto Irwin-Gandhi, con cui il Regno Unito modifica la legge sul sale.

Scomparso oggi:

1909 (115 anni fa): viene ucciso, a Palermo, Joe Petrosino  poliziotto italiano naturalizzato statunitense. Nato, a Padula (Salerno ), il 30 agosto 1860 è stato un pioniere nella lotta contro il crimine organizzato. Le tecniche di lotta al crimine, di cui Petrosino è stato ideatore, sono ancora oggi praticate dalle forze dell’ordine. Emigrò con la famiglia a New York, nel 1873 e crebbe nel sobborgo di Little Italy. Nel 1883, non senza difficoltà, era stato ammesso alla polizia. Faceva un certo effetto vedere quell’uomo basso e atticciato (non superava il metro e sessanta), tra i giganteschi poliziotti irlandesi. In compenso, però, Petrosino aveva spalle larghe, bicipiti possenti e, ciò che più contò per il suo arruolamento, grinta ed intelligenza, tutto ciò che gli aveva permesso di superare le difficoltà di essere l’unico poliziotto italiano, guardato con un certo sospetto dai colleghi. Egli divenne un uomo temuto, che non lasciava spazio nemmeno ai crimini minori. Determinante ai fini della sua carriera, oltre al suo impegno, era stata la stima riposta in lui da Roosevelt assessore alla polizia e poi Presidente degli Stati Uniti: grazie al suo appoggio Petrosino era stato promosso sergente, destinato alla conduzione d’indagini. I criminali di Little Italy si erano trovati improvvisamente di fronte ad un nemico che parlava la loro stessa lingua, che conosceva i loro metodi, che poteva entrare nei loro ambienti. Joe Petrosino nutriva una sorta di rancore verso quei delinquenti che stavano dissipando il patrimonio di stima che gli italiani avevano costruito. Inflessibile verso i criminali, divenuto quasi un simbolo della lotta a favore della giustizia e della legge, seguendo una pista che avrebbe dovuto portarlo ad infliggere, forse, un decisivo colpo alla criminalità, era ritornato in Italia, con la convinzione che in Sicilia la mafia non si azzardasse a uccidere un poliziotto. Invece, alle 20.45 di quel 12 marzo, tre colpi di pistola in rapida successione e un quarto sparato subito dopo suscitarono il panico nella piccola folla che attendeva il tram al capolinea di piazza Marina a Palermo. Nel centro della piazza, da dove erano giunti gli spari, c’era un uomo a terra. Poco dopo si scoprì che si trattava del detective Giuseppe Petrosino, il nemico irriducibile della malavita. Il console statunitense a Palermo telegrafò al suo governo: “Petrosino ucciso a revolverate nel centro della città questa sera. Gli assassini sconosciuti. Muore un martire”.

 

 

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