fbpx
giovedì, Aprile 18, 2024
spot_img
HomeApprofondimentiIl tempo dei ricordi

Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 24 Giugno.

Accadde che:

79 (1942 anni fa): Tito, appartenente alla dinastia flavia, diventa imperatore di Roma. Prima di salire al trono, fu un abile e stimato generale, che si distinse per la repressione della ribellione in Giudea del 70, durante la quale venne distrutto il secondo tempio di Gerusalemme. Quando diventò imperatore, Svetonio scrisse come allora molti temettero che Tito si sarebbe comportato come un novello Nerone, a causa dei numerosi vizi che gli venivano attribuiti. Al contrario, egli fu un valido e stimato imperatore, amato dal popolo, che fu pronto a riconoscere le sue virtù. Pose fine ai processi per tradimento, punì i delatores (gli spioni) e organizzò sontuosi giochi, senza che il loro costo dovesse esser sostenuto dalle tasche dei cittadini. Completò la costruzione dell’Anfiteatro Flavio e fece costruire delle terme, a lui intitolate, nel sito dove si trovava la Domus Aurea, restituendo l’area alla città. L’eruzione del Vesuvio del 79, che causò la distruzione di Pompei, ed Ercolano, con gravissimi danni nelle città e comunità attorno al golfo di Napoli e un rovinoso incendio divampato a Roma l’anno successivo, diedero modo a Tito di mostrare la propria generosità: in entrambi i casi egli contribuì con le proprie ricchezze a riparare i danni e ad alleviare le sofferenze della popolazione. Questi episodi e il fatto che durante il suo principato non fu emessa nessuna sentenza di condanna a morte, gli valsero l’appellativo presso gli storici suoi contemporanei di “Delizia del genere umano”. Dopo appena due anni di regno, Tito si ammalò e morì in una villa di sua proprietà. Le fonti parlano di una forte febbre: secondo Svetonio, potrebbe essere stato colpito dalla malaria assistendo i malati, oppure avvelenato dal suo medico personale Valeno, su ordine del fratello Domiziano. La sua buona reputazione rimase intatta negli anni, tanto da essere poi eletto a modello dai “Cinque buon Imperatori” del II secolo (Nerva, Traiano, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio). Ancor oggi, si usa una frase a lui attribuita: “Amici, hodie diem perdidi “ (Amici, oggi ho perso una giornata), che avrebbe pronunciato al tramonto di una giornata in cui non aveva avuto occasione di fare del bene.

1901 (120 anni fa): viene inaugurata la prima mostra dei lavori dell’artista Pablo Picasso. Ad accorgersi subito del suo innato talento artistico fu il mercante d’arte Ambroise Vollard (che lanciò anche Matisse e Cézanne), che organizzò l’evento a Parigi, nella galleria in Rue Lafitte. Picasso, allora appena ventenne, mise in mostra diverse opere e numerosi dipinti furono venduti (sebbene a prezzi bassi), decretando un buon successo della mostra. L’incontro con Vollard fu il trampolino di lancio per Picasso, arrivato in Francia nel 1900 per visitare l’Esposizione Universale con pochi soldi e tanta voglia di disegnare e far esplodere il suo estro artistico. Da allora i due iniziarono un lungo e fruttuoso sodalizio: nel 1906 il mercante acquistò 27 quadri di Picasso, nel 1909 il pittore spagnolo fece l’iconico ritratto di Vollard. Parigi fu un luogo ideale per il giovane Picasso che così ebbe la possibilità di esprimere al meglio il suo talento: dal 1901 al 1904 arrivò infatti il cosiddetto Periodo blu”, poi il “Periodo rosa” e il cubismo che rappresentò un modo del tutto inedito e originale di dipingere. Il successo del pittore spagnole varcò i confini europei, diventando uno degli artisti simbolo del ‘900.

Nato oggi:
1789
(232 anno fa): nasce a Saluzzo (Cuneo) Silvio Pellico  scrittore, poeta e patriota. Strinse relazioni con personaggi della cultura come Madame De Stael e Giovanni Berchet. In questi circoli venivano sviluppate idee tendenzialmente risorgimentali, rivolte alla possibilità di indipendenza nazionale: in questo clima, fondò la rivista “Il Conciliatore” di cui fu redattore e direttore. Pellico e gran parte degli amici facevano parte della setta segreta dei cosiddetti “Federati”, scoperti dalla polizia austriaca, il 13 ottobre 1820, furono arrestati. Da Milano  Pellico fu condotto alla prigione dei Piombi. Poi a Venezia, poi in quella dell’isola di Murano, dove rimase fino al 20 febbraio 1822. A Venezia fu letta pubblicamente la sentenza: gli imputati furono condannati alla pena di morte, poi la pena fu commutata: a quindici per Pellico. Durante la prigionia in carcere (durata dal 1820 al 1830) iniziò per lo scrittore un periodo di profonda riflessione personale che lo portò a riabbracciare la fede cristiana, che aveva abbandonato durante il periodo francese trascorso a Lione. Durante questo periodo compose la sua opera più importante: “Le mie prigioni”, un libro di memorie, in cui è descritta la sua esperienza di detenzione. L’opera ebbe così tanta fortuna presso i contemporanei dello scrittore, che divenne il libro italiano più famoso e letto nell’Europa dell’Ottocento. Nella descrizione dei lunghi anni di prigionia si rivelano al lettore i tesori spirituali che si ricavano dal dolore; la bontà, l’amore e l’umanità sono presenti anche dove non ci si aspetta che esistano. Pellico, inoltre, mostra sempre di avere una grande fiducia negli uomini e in Dio. La sensibilità dello scrittore ben si evince dalla semplice umanità delle figure che compaiono: il mutolino, Maddalena, Zanze e il carceriere Schiller, un vecchio burbero e scontroso, ma profondamente buono nell’animo, al quale ripugna l’umiliante compito che deve assolvere. Muore a Torino il 31 gennaio 1854.

 

 

- Spazio disponibile -
- Spazio disponibile -
- Spazio disponibile -
ARTICOLI CORRELATI
- Spazio disponibile -

Le PIU' LETTE

- Spazio disponibile -