Sei anni fa il campione originario di Stilo fu stroncato da un infarto improvviso che non gli diede scampo. Bandiera storica del Cosenza, negli anni ’80 era stato in serie B con il Genoa. Guidava la scuola calcio “Marca” dove formava piccoli talenti della pedata, ancorché di tanto in tanto non disdegnasse un ritorno a casa, anche e soprattutto per onorare gli amici che non c’erano più, come nel caso del giovane imprenditore Alfonsino Bova
Fu il suo ultimo goal, ma quella volta nella porta del Cielo. Dal primo pomeriggio del 19 luglio di sei anni fa Gigi Marulla non c’era più, avendo lasciato per sempre questo mondo nello sgomento e nella costernazione più indicibili; 52 anni compiuti tre mesi prima dell’immaturo decesso, il campione originario di Stilo era morto essendo stato colpito da un attacco cardiaco improvviso quanto fulminante, di quelli che non lasciano scampo. E che mai e poi mai ci si sarebbe aspettati in una sia pur torrida domenica di luglio.
Stilo e per esteso la Calabria intera venivano, quindi, colpite da un violento lutto con quello che può a tutt’oggi essere senz’altro definito il simbolo dello sport, del calcio in particolare, del Secondo dopoguerra nella “Città del Sole” e nel territorio calabrese, lui, attaccante con il vizietto del gol che arrivò fin lassù, in Serie B, con il Genoa che gli permise di indossare la casacca del “Grifone”. Quella dai colori rossoblu. Colori importanti, che lo furono ancor più sul finire degli anni Ottanta a Cosenza, dove divenne il “Re” incontrastato della pedata. Ma ancor prima ci furono i colori gialloblu, quelli dell’amata Stilese, che lo lanciò nel mondo pallonaro grazie alla felicissima intuizione di quel Firmo Micheli, che lo spinse nell’olimpo del calcio che contava.
Durante gli anni belli, gli anni della gloria con la Stilese “Schiacciasassi” allenata da Micheli, per l’appunto, che faceva incetta di vittorie e campionati. La Stilese “Che tremare il mondo fa”, mutuandolo nella Locride dal mitico Bologna anni Sessanta; ed al cospetto dei gialloblu si tremava per davvero soprattutto con quell’ancora minorenne attaccante che era l’incubo delle difese avversarie: aveva meno di sedici anni, Gigi, ed era coccolato dai compagni un po’ più grandicelli, ed amorevolmente portato su da papà Giorgio e da mamma Gina, la celeberrima “Zi’ Gina” che cresceva il buon Gigi a pane, pallone e pastasciutta come nei ricordi più belli di intere generazioni, che all’epoca bazzicavano il refettorio della scuola.
Antonio Baldari
Per leggere l’articolo integrale di Antonio Baldari, scarica scarica la Riviera n.30 del 25 Luglio 2021 al link https://www.rivieraweb.it/wp-content/uploads/2021/07/r30.pdf