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Inno Nazionale: ripristinare la strofa originaria che fa riferimento alla donna

Nella Città di Gerace, Il 2 ottobre 2022, alle ore 16,00, avrà luogo il I° Corteo Storico dei 5 Martiri. L’Associazione Museo della Scuola “I Care!” coglie l’occasione per lanciare la proposta di ripristinare all’interno del Canto degli Italiani il testo originario di Goffredo Mameli e, in particolare, recuperare la strofa da lui stesso cancellata, che richiama alle donne.

Nella Città di Gerace, Il 2 ottobre 2022, alle ore 16,00, avrà luogo il I° Corteo Storico dei 5 Martiri di Gerace. Sarà l’occasione per porre all’attenzione del grande pubblico, ancora una volta, il ruolo avuto dai nostri eroi come precursori del Risorgimento italiano. Ruolo assegnato, purtroppo, colpevolmente a margine della Storia nazionale da parte della storiografia accademica, ma che rivendichiamo con forza e orgoglio centrale nella Storia nazionale come uomini e donne del Sud, in quanto scritto col sangue dalla migliore gioventù del liberalismo meridionale.

In occasione del I° Corteo Storico dei 5 Martiri di Gerace rivendicheremo con la forza delle argomentazioni storiche la partecipazione a pieno titolo del nostro territorio al processo risorgimentale unitario.

L’Associazione Museo della Scuola “I Care!” coglie, inoltre, l’occasione per lanciare la proposta di ripristinare all’interno del Canto degli Italiani (plurale inteso come italiane e italiani), il testo originario di Goffredo Mameli e, in particolare, recuperare la strofa da lui stesso cancellata, che richiama alle donne: «Tessete o donzelle / bandiere e coccarde / fa l’alme gagliarde / l’invito d’amor».

Tutto il testo di Goffredo Mameli risente della concezione del tempo e, in questo caso, dello stesso ruolo discriminatorio assegnato alla donna in un contesto socio-culturale chiaramente maschilista. Tuttavia, è importante ripristinare nel Canto degli Italiani il riferimento alle donne, per segnare il loro ruolo di conquista e di emancipazione avuto dall’Unità ad oggi e racchiudere, pertanto, nell’invito “Tessete o donzelle …”, sia pure nell’intercalare romantico, l’immenso lavoro politico-culturale-economico intrecciato dalle italiane sia per portare ad unità il Paese ma, soprattutto, per marcare la funzione svolta dalle donne del nostro Paese per portare a completamento il processo democratico in questo lungo arco di vita nazionale.

La LIBERTÀ, intesa nella sua ampia accezione e scritta con il sacrificio e col sangue, soprattutto nei momenti cruciali della Storia d’Italia, è un patrimonio comune della Nazione e il richiamo nell’Inno alla donna, intuito e non espresso nel 1847, è ora che venga scritto e intonato a chiare lettere e considerare le donne italiane non “tessitrici materiali” del nostro principale simbolo nazionale, come letteralmente inteso nella versione originaria del testo, ma “tessitrici di sviluppo ed emancipazione socio-politico-culturale” principio che ha piena attuazione e riconoscimento nel maturo processo democratico della Nazione.

Spero che su questa proposta, intesa nella versione storica riveduta e corretta, sia pure mantenendo la versione linguistica originaria per esaltarne la modernità di pensiero di cui erano portatori i giovani mazziniani come Goffredo Mameli e i nostri eroi che celebreremo il prossimo 2 ottobre, si sviluppi un proficuo dibattito capace di dare la centralità dovuta al Risorgimento Meridionale e ripristinare, anche, simbolicamente nell’Inno, il ruolo di conquista democratica e di emancipazione svolto dalle donne italiane.

Vito Pirruccio

Presidente

 

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