mercoledì, Novembre 12, 2025
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La Calabria al voto: peserà l’assenza di chi ha già “votato con i piedi”

Tra partenze definitive e astensionismo crescente, la Calabria perde i suoi giovani e, con loro, pezzi di democrazia e di futuro.

 Vito Pirruccio

In un saggio dall’alto valore scientifico e letterario Mario Avigliano e Marco Palmieri, “Italiani d’America”, edito dal Mulino, analizzano la grande emigrazione italiana negli USA e, tra le ragioni che spingono verso il Nuovo Continente, riportano un’acuta battuta di Antonio Canovi “… i motivi che spingono questa massa di persone ad emigrare sono diversi … E c’è, anche, una componente di muta protesta sociale, quella di chi si vede negato un posto nella società e perfino il diritto di voto e decide di “votare con i piedi”, lasciando il Paese”.

La Calabria, nell’ultimo decennio, secondo i dati ISTAT e della CGIA di Mestre, ha visto la partenza, con biglietto di sola andata, di 92.000 giovani tra i 15 e i 34 anni, pari al 19% di questa fascia d’età della popolazione attuale della nostra Regione. Un record nazionale che colloca la Calabria al primo posto per tasso di emigrazione interno.

Questi giovani il 5 e 6 ottobre non riprenderanno il trolley per venire a votare e si sommeranno a quella valanga di astensione che sta mettendo in serio pericolo non solo la nostra Regione, ma la stessa democrazia italiana.

In particolare, questo 19% della popolazione giovanile calabrese costretto a disertare le urne non avrà lo stesso peso del resto degli astenuti. Peserà di più, perché non ci sarà eletto che potrà parlare di futuro a nome di chi ha “votato con i piedi”, di quel potenziale elettore costretto a consegnarsi ad altri luoghi, altre terre, ad altra speranza di futuro.

La mancanza di questo 19% di popolazione giovanile calabrese ha già consegnato alla sconfitta un ipotetico progetto di Calabria scritto da altri. Se mai è stato messo nero su bianco.

La Calabria di questa campagna elettorale stranamente silenziosa, anzi afona, con qualche manifesto sporadico fuori spazio (In molti Comuni ho notato che mancano, persino, i tradizionali spazi elettorali), evita di parlare dei “votanti con i piedi”, perché su questo tema non ha frecce nel proprio arco. Ormai, le risorse sono state bruciate da una politica irresponsabile, da un lato; fumosa e populista, dall’altro. Rimangono gli spiccioli per tamponare il disagio e le povertà diffuse. Nulla di più.

Quanto sono lontani i tempi in cui noi giovani studenti alla Stazione di Santa Maria Novella attendavamo i treni carichi di emigranti provenienti dalla Svizzera e dalla Germania, per ritornare insieme a loro in Calabria, votare e far subito ritorno alle Università del centro-nord o nelle fabbriche di Milano e Torino, della Svizzera e della Germania!

Erano i treni con il loro carico di speranza e di fiducia nel futuro che attraversavano la Penisola con tempi di percorrenza inimmaginabili al giorno d’oggi. Uomini e donne stanchi, ma felici e motivati di costruire il futuro.

C’era tanta speranza in quei treni impregnati di sudore e di formaggio. Quella che manca oggi a chi ha già “votato con i piedi”.

 

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