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venerdì, Marzo 29, 2024
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La Costituzione, le querele temerarie e l’infermiera

Ci scrive Vincenzo Speziali che come al solito va al cuore delle vicende politiche italiane, e ci suggerisce pure il titolo che dobbiamo tagliare per esigenze di spazio, ma che riproponiamo: “La Costituzione, le querele temerarie e l’infermiera, che si crede regina…ed intanto punta ad essere Ministro (della Sanità)”.

Si sa cosa penso della Costituzione italiana, da molti definita, giustamente, la più bella del mondo, quindi modestia a parte -sapete? La vanità esiste, ed in questo caso, ovvero nel mio, per credibile e giusta causa!- ribadisco di averla scritta, seppur per interposta persona: mio nonno e i suoi colleghi Parlamentari democristiani (ma anche degli altri Partiti)!

Recita, testualmente, un passo, della nostra ‘Carta’: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria”; ed ancora, sempre la ‘Carta’ che qualcuno avventato o una qualsiasi sprovveduta -benché in possesso di un discutibile, ancorché miserevole ego ipertrofico, purtroppo pure in capo ad un ‘giornalaido’ dalla volitiva mascella cavouriana, senza che egli sia Cavour- possono pensare (sbagliando e persino di grosso!) come la ‘Carta’ -precendente menzionata- possa essere quella igienica e non della Repubblica Italiana, la quale, continua nello specifico, in siffatta maniera: “sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume”.

Ora, in merito al buon costume -posto che ci si intenda universalmente, così come tutti dovremmo concordare e riconoscerlo in quanto tale- vi è una spiegazione ulteriore, perché il decoro morale (non moralistico!), da sottolinerae in aggiunta, rappresenta una faccenda seria, cosicché, la illustro di seguito.

Precisamente, il principio generale che riassume i canoni fondamentali di onestà, pudore e onore, sono espressi dalla società in una data epoca, costituendo un limite all’autonomia privata. Poiché l’ordinamento giuridico non può accordare tutela a interessi socialmente immorali, come, ad esempio gli atti di disposizione del corpo, in generale, seguendo proprio tale ragionamento -non specioso!- tutti i negozi giuridici contrari al buon costume sono nulli.

Ciò premesso, qualora ci si sentisse colpiti nel segno, chi lo fosse, dimostrerebbe non solo una coda di paglia (in luogo a ben altro che la persona aduserebbe in differenti situazioni), così come, parimenti, si volesse procedere a querele temerarie, le quali non sono, propriamente, una buon biglietto da visita, per chi non dico chiede e nemmeno pretende, bensì questua un posto, nell’esecutivo di qui` a venire.

Tra l’altro, aggiungo pure, circa le medesime querele temerarie, di sbattermene, altissimamente, poiché replicherei, financo se a difendere l’insolente che le promuoverebbe, fosse uno simil stalliere, lavorante in Brianza -anche perché costui ci penserebbe due o tre volte a mettersi contro il sottoscritto (fate voi se perché vengo da Bovalino o sono uno jettatore!)- quindi, meno lai, lazzi e frizzi, ma più ossequio e consona osservanza di un altro articolo della Costituzione italiana, ovvero il 54, il quale si dovrebbe applicare (così come si applica) soprattutto, ai Parlamentari (pure quelli di oggi, che sono cooptati e non eletti): “…I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore…”.

Bene, anzi male, malissimo, poiché leggo di indebite pressioni con utilizzo strumentale della denuncia, contro un organo di informazione nazionale, da parte di una diplomata infermiera, la quale si sa da dove viene, quel che fa e come si comporta con gli avversari interni ed esterni (in pratica, allontanandoli dal fu ‘sole’, pure se esso, oggi, risulta piuttosto anzianotto anziché no e persino non propriamente ‘compus sui’, ovvero in se).

Di più, anzi, perché costei, viene tacciata di comportamenti da regina, piuttosto che da zarina, manco fosse, Caterina la Grande, la quale per inciso, se tornasse in vita, raderebbe al suolo -più di Putin con l’Ukraina- l’amena magione, ubicata nei dintorni di Monza e da dove opera la suddetta infermiera, sebbene oggi sia nota come l’attuale badante, del fu ‘sole’ (precedente citato) ma in tempore actualis, incipientemente senile, per non dire -al netto di quanto lo si vede in tv- totalmente rimbambito.

Adesso, in piena crisi internazionale, con l’aggravio delle bollette, il deficit energetico, il rincaro dei prezzi (persino sui generi alimentari di prima necessità), il declassamento del rating italiano e la difficoltà -per altro prevista e prevedibile- della Meloni stessa, a trovare un serio Ministro per il dicastero dell’Economia e Finanze (infatti, si stanno inanellando una serie di garbati rifiuti, proprio perché nessuno, di levatura, vuole entrare in un Governo di cui non si hanno certezze circa durata ed efficienza), la povera aspirante -ed in pectore- primo Presidente del Consiglio donna, deve fare i conti, pure con le bizze (o bramosie, oppure discutibili aspirazioni) della operatrice sanitaria di cui sopra, la quale minaccia fuoco e fiamme, uragano e tempeste, pur di essere indirizzata alla guida del Ministero della Salute.

Ma va`, va`: la signorina grandi marchi o grandi firme (e non dico altro, poiché riconducibile al più antico lavoro del mondo!), non avrà certo pensato di essere paragonata al pari della mia grande e compianta amica Tina Anselmi?

Sfortunatamente, il dubbio mi assale, imprigiona il dramma che mi porto dentro, ovvero quello del pensiero (poiché sono dotato, financo di questo…ma non solo!), epperò tollerare i capricci di una dilettante -non solo cooptata, ma anche invasata- è troppo, pure se conferma quello che sostengo da tempo immemore: maledetta questa ‘non’ legge elettorale!

Ahh, se ci fosse il mio proporzionale…

 

Vincenzo Speziali

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