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venerdì, Marzo 29, 2024
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La Locride tutta piange Enzo

Nessuno conosce il suo cognome, ma nonostante questo, tutti hanno capito subito che Enzo era quello. Quello che vedevi seduto su una panchina del lungomare a guardare l’orizzonte che tu non vedi perché pensi solo al tuo oggi. Enzo era quello che saltava sui treni in corsa per andare a Roccella, a Siderno o Locri o Monasterace. La Locride era la sua casa, la sua scelta era stata quella di rompere le catene della società moderna, e di vivere la sua vita con i suoi tempi, senza padroni, senza le nostre regole. Alcune volte mi è capitato di vederlo parlare con persone che definisco in questo contesto normali, alcune volte ci ho parlato, mi ricordava molto Peppe Serroino, perché ascoltava, quello che noi non riusciamo più a sentire. Aveva scelto da molti anni questa vita, chiedeva l’elemosina per vivere, girava i nostri paesi e dormiva dove capitava, non aveva una casa perché possedeva il mondo, per lui ovunque era casa. Lo hanno trovato, dicono le cronache, che dormiva in una panchina della stazione di Roccella Jonica, il suo ultimo sonno, quello eterno. Addio Enzo.

(foto rubata a Pino Passarelli)

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