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La nuova Guerra Fredda: Noi e loro

Francesco Salerno analizza l’allargamento del BRICS, e si chiede se l’atavico modo degli Occidentali di considerarsi gli unici che contano davvero al mondo sia ancora valido al giorno d’oggi.

Francesco Salerno

I destini del mondo sono sempre stati decisi da pochi stati potenti e ricchi che oggi definiamo semplicemente Occidente. Un agglomerato di nazioni virtuose e libere che fungono da guida nelle tenebre per gli altri territori del mondo ahimé arretrati e oscuri.

Questo è, in soldoni, ciò che noi tutti siamo stati abituati a credere. Ma sarà vero?

Oltre a Noi, gli occidentali, esistono altri due stati che, nel male, detengono una certa rilevanza a livello mondiale: la Russia, stato mai definito europeo sin dai tempi della rivoluzione bolscevica; e la Cina, temibile potenza economica che minaccia noi tutti. Il resto è il nulla o, meglio, crediamo sia il nulla…

Avete mai sentito parlare del BRICS? No? Già questa la dice lunga su quanto noi occidentali conosciamo il mondo in cui viviamo. Il BRICS è un’unione libera di stati che vogliono distaccarsi dall’unipolarismo economico basato sul dollaro. In pratica, stati che non vogliono sottostare all’economia americana.

Fondato nel 2009 come BRIC, poi divenuto BRICS nel 2011, ne fanno parte Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. Giusto per capire quanto queste nazioni contino a livello mondiale vi basti sapere che India e Cina da sole hanno circa il 30% dell’intera popolazione mondiale.

Non una cosuccia da nulla se ci pensiamo…

Il BRICS ha, inoltre, ammesso da poco altri sei membri: Argentina, Iran, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Etiopia. Da questo momento in poi si calcola che il BRICS detenga circa il 40% dell’economia mondiale. Di nuovo, una cosa su cui riflettere. Come se ciò non bastasse, altri 16 stati hanno richiesto di poterne farne parte cosa che, se avvenisse, ribalterebbe di netto gli equilibri mondiali.

Credete ancora che siamo noi i più importanti al mondo?

Se la risposta è sì, allora tenete conto di questo fatto: la potenza militare di uno stato è sempre dipesa dalla sua potenza economica. In parole povere: più sei ricco, più puoi produrre armi, mezzi, proiettili ecc. Considerato ciò va ammesso che il BRICS si candida di diritto ad essere un vero e proprio “superblocco” di stati in grado di rivaleggiare a pieno titolo con il blocco Occidentale. Se volete avere una prova plastica di ciò che dico andate a vedere su internet gli stati che fanno parte del BRICS e quelli che hanno fatto richiesta di entrarvi. In pratica, metà del pianeta.

A questo punto, però, sorge spontanea una domanda: se è vero che l’Occidente è così bello, buono e giusto, come mai tanti stati sgomitano per arruolarsi nelle file opposte?

Potremmo nominare diversi fattori: dalla prepotenza economica e sociale dell’Occidente, sino alla mentalità coloniale che, checché ne dicano i nostri filosofi, non ha mai abbandonato i nostri governi.

Questa totale mancanza di considerazione nel resto del mondo, tuttavia, non è un qualcosa di moderno. E’ un qualcosa di atavico e consolidato negli europei e negli statunitensi che, di fatto, sono figli della nostra visione del mondo. Dall’epoca coloniale, sino alla guerra delle Falkland, l’Occidente ha sempre guardato dall’alto in basso il resto dei paesi del nostro pianeta, considerandoli poco più che pezzi di terra sulla mappa utili giusto per essere utilizzati come serbatoi di risorse.

Anche oggi è così, non dubitatene. Ne è prova il fatto che la notizia dell’allargamento del BRICS è passata semplicemente sotto traccia. So bene che queste poche righe non andranno ad infrangere una forma mentis centenaria che vede noi, i buoni, come gli unici che contano sul pianeta. Eppure, mentre noi restiamo immobili a fissarci allo specchio e ammirare la nostra presunta grandezza, il resto del mondo va avanti, muta, si evolve.

Forse, quando ci accorgeremo di questo fatto sarà, ormai, troppo tardi e ci troveremo dinnanzi ad una nuova Guerra Fredda già bella e pronta per essere servita. E, in fondo, non sarebbe la prima volta che l’Occidente ignora un problema in corso d’opera, salvo poi ritrovarsi immersi sino al collo nei guai. Hitler docet, o almeno dovrebbe.

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