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venerdì, Marzo 29, 2024
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La volontà di potenza

Il Signor Vladimir Putin è giunto nella fase in cui dalla dittatura si passa al totalitarismo, il dominio assoluto sul corpo e sull’anima dei sudditi, con gli stessi mezzi usati quasi novanta anni prima da Stalin, che gli consentirono di costruirsi intorno una catena di nazioni satellite, subalterne e schiavizzate. Solo questo potere assoluto gli ha dato la possibilità di scatenare una guerra che il popolo russo non vuole, perché ancora ricorda i 25.000.000 di morti, tra civili e militari della Seconda guerra mondiale e le conseguenze disastrose nella vita dei russi.

È forse nella natura del genere umano, o almeno nel DNA di alcuni, la volontà di potenza che ha sempre determinato l’aggressività e la voglia di dominare la volontà e la libertà di vivere degli altri uomini. Si potrebbe dire che essa rappresenti una delle innumerevoli, indescrivibili “essenze” che il Creatore ha voluto inserire nel cervello di alcuni. Questi uomini dotati di tale “essenza” maligna ci sono stati sempre, a partire dall’inizio dell’umanità; già nella Bibbia, il primo omicidio, che poi fu un fratricidio, è stato determinato dalla volontà di affermazione come primo da parte di Caino. Ma a pensarci bene questa essenza maligna esiste, anche se in minor misura, anche negli uomini comuni, nelle famiglie, nelle piccole e grandi comunità (capi di famiglia dittatori, capi bastone nel malaffare, capi di aziende, ecc.) La storia dell’umanità è zeppa di “grandi uomini” conquistatori, distruttori di altre società umane per imporre la propria volontà di potenza e di dominio assoluto. Basta fare qualche nome: Alessandro Magno, Cesare, Carlo Magno, Napoleone, ecc. Il resto degli uomini ha idolatrato questi “Grandi Uomini” erigendo monumenti ed intitolando loro piazze. In realtà la maggior parte di loro ha dovuto rispondere, davanti ai giudici dell’aldilà di assassini, stragi di innocenti, stupri, distruzioni di massa, riduzione in schiavitù e anche di genocidi, come nella nascente nazione degli Stati Uniti e, durante la conquista spagnola del Messico e delle nazioni Sud- americane. Questa premessa per introdurre una riflessione sulla disastrosa ed inutile invasione Ucraina comandata da un personaggio che, secondo me, nel cervello l’essenza della volontà di potenza è stata installata non a gocce, ma a catate intere. Il Signor Wladimir Putin è giunto nella fase in cui dalla dittatura si passa al totalitarismo, il dominio assoluto sul corpo e sull’anima dei sudditi, con gli stessi mezzi usati quasi novanta anni prima da Stalin, che gli consentirono di costruirsi intorno una catena di nazioni satellite, subalterne e schiavizzate, usandole come “zona cuscinetto” per proteggere la Russia. Insomma, come Stalin, Putin ha instaurato il regime di autocrazia personale. Solo questo potere assoluto gli ha dato la possibilità di scatenare una guerra che il popolo russo non vuole, perché ancora ricorda i 25.000.000 di morti, tra civili e militari della Seconda guerra mondiale e le conseguenze disastrose nella vita dei russi. Putin ha fatto anche leva sulla secolare ansia di accerchiamento che da secoli angoscia il popolo minuto, che è la stragrande maggioranza: dal tempo delle invasioni dei Mongoli, dagli Unni, dai Turchi e infine dei Vichinghi, quando ancora la Russia non era una nazione e non era neppure cristiana. Quest’ansia durava anche molto più tardi, anche al tempo degli Zar, tanto che Caterina Seconda, pensò di conquistare tutte le nazioni limitrofe: ad Ovest la Russia bianca e la Polonia, a Sud la flotta turca fu annientata, e la deposizione del Khan di Crimea le consentì di annettere la steppa.

 Anche la Seconda guerra mondiale diede a Stalin l’opportunità di cingersi di nazioni satelliti sottoposte e che servivano da cuscinetto per assicurarsi i confini occidentali della nazione, che furono Polonia, Romania, Bulgaria, Ungheria e metà della Germania. Sappiamo la reazione che ebbe Mosca, anche dopo la morte di Stalin, quando Ungheria nel 1956 e Polonia nel 1968 osarono ribellarsi. La libertà è una cosa preziosa e solo quando si perde si capisce la sua importanza. Sono stati sempre questi “grandi statisti” dotati di volontà di potenza a distruggerla, sempre. 

Fortunato Nocera        

        

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