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venerdì, Ottobre 4, 2024
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Le faggete della Valle Infernale patrimonio Unesco

La notizia che le faggete della Valle Infernale sono state inserite tra le faggete vetuste d’Europa nel corso della 44a sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco del 28 luglio 2021 non ci coglie di sorpresa e segue di pochi mesi quella che l’Aspromonte entra a far parte dell’Unesco Global Geoparks, la Rete Mondiale dei Geoparchi UNESCO.

Quello che invece coglie di sorpresa è che questo, secondo le fonti ufficiali sbandierate, sarebbe stato possibile grazie all’azione di tutela integrale svolta per decenni prima dal Corpo forestale dello Stato e ora dai Carabinieri forestali. Chi conosce la parte alta della fiumara Butramo, denominata Valle Infernale, incassata nei territori di San Luca e Samo sa che essa si tutela da sola per via dell’inaccessibilità e della sua continua evoluzione per fatti legati a fenomeni erosivi prodotti dagli agenti atmosferici. La Valle Infernale è un unicum in tutto il mediterraneo per la sua conformazione e per l’alto grado di biodiversità. Sono presenti qui poderosi esemplari di Pino Laricio, querce ultrasecolari, abeti e cerri e naturalmente faggi maestosi che vivono in un ambiente primigenio dove domina il caos geologico grazie al viaggio compiuto in 23 milioni di anni di questa scheggia granitica, che è la Calabria. Questa staccandosi dalle Alpi e lasciandosi dietro la Corsica e la Sardegna per collocarsi al centro del Mediterraneo, dopo essere per molte volte sprofondata sotto il livello del mare e altrettante riemersa sotto la spinta del movimento tettonico, saldata al Pollino e quindi al resto della penisola. La Calabria, infatti, appartiene geograficamente agli Appennini ma geologicamente alle Alpi ed è questo che ha creato le condizioni perché si formasse uno degli ambienti naturalistici più interessanti al mondo. E’ questo il motivo per cui l’Aspromonte è entrato nella rete dei Geoparchi Unesco dal 23 aprile u.s. ed è sempre questo il motivo per cui nella Valle Infernale resistono e convivono essenze vegetali con un DNA antico che hanno permesso questo recente inserimento. Proprio nel mese di luglio dello scorso anno insieme ad Antonio Stranges, grande conoscitore della Valle Infernale, ed al prof. Orlando Sculli accompagnammo il dott. Sergio Guidi, presidente dell’Associazione Patriarchi della Natura a visitare la valle ed a documentare questi alberi monumentali che troveranno collocazione in una futura pubblicazione.

In questi giorni gli organi di stampa riportano con grande enfasi la notizia di questo nuovo traguardo ma nessuno mette in risalto il fatto che il risultato si è autoprodotto mentre le zone più accessibili sono abbandonate a sé stesse e nessuna opera di manutenzione e salvaguardia è messa in atto. Ancora girando per l’Aspromonte ci s’imbatte nelle scatolette delle razioni abbandonate dai militari, catapultati qui nella triste stagione dei sequestri, senza che nessuno abbia insegnato loro che la spazzatura non si abbandona in natura; si pretende, giustamente, che le persone non lascino sui prati o appese agli alberi le buste con i residui del picnic. Auspichiamo che l’ennesimo cartello in legno non faccia la fine di quelli precedenti, che muoiono per eventi naturali e non vengono sostituiti. Naturalmente ci auguriamo che a nessuno venga in mente di progettare una strada per permettere a chiunque di poter scendere nella Valle Infernale mettendo a rischio l’integrità dell’ambiente ed anche per onorare la memoria di Enrico Vuerich che a soli 26 anni perse la vita il 17 ottobre 1951 trascinato dalla furia delle acque nella valle mentre cercava di attraversarla per andare al lavoro come tagliaboschi, era emigrato da Pontebba della provincia di Udine che aveva trovato lavoro qui a San Luca per una delle più moderne segherie del tempo.

Arturo Rocca

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