Siderno è sotto attacco: piccoli e grandi incendi, pallottole esibite e autovetture incendiate. Immagino anche telefonate o lettere anonime con minacce di morte o, peggio, minacce di male immediato ai familiari dei malcapitati. Certo i cortei e gli attestati di stima, l’indignazione popolare e le piazze sono auspicabili, ma bisogna ricominciare da capo. Bisogna ricominciare da zero.
Chi di voi ha cani sa che i nemici li annusano prima di vederli. Spesso, addirittura, non li vedono nemmeno, ma ne avvertono la presenza. Questo, a meno che il nemico non abbia deciso di palesarsi, in questo caso è facile che sia giunta la vostra ultima ora e l’ultima ora del vostro cane.
Siderno è sotto attacco. Piccoli e grandi incendi. Pallottole esibite. Autovetture incendiate. Immagino anche telefonate o lettere anonime con minacce di morte o, peggio, minacce di male immediato ai familiari dei malcapitati.
Da qualche tempo si sente, lo sente chi è avvezzo a notare piccoli, ma significativi cambiamenti nell’andazzo della vita civile, che l’impegno dello Stato a contrastare le mafie sia in una fase calante. Non assente, certo, ma calante. Lo dimostrano alcune sentenze di importanti processi nazionali, dove viene negata l’evidenza investigativa e processuale, lo dimostrano altre sentenze di processi più piccoli dove i soliti noti sono, invece, condannati a molti anni di galera. È tornato di moda il doppiopesismo giudiziario: si condannano i cognomi noti per tacitare i giustizialisti e l’opinione pubblica, si assolve la nomenclatura statuale che ha brigato e si è accordata col malaffare mafioso per non sputtanare lo Stato.
E Siderno che centra?
Siderno è come tanti altri luoghi del meridione dove la mafia, che annusa molto prima dei cani e molto prima di molti settori dell’antimafia, il vento che spira, prova a riprendersi il terreno perduto persino con gli interessi che crede di aver maturato in questi lunghi anni in cui molto ha sofferto per l’offensiva, a un tanto al chilo, dello Stato.
Viene da pensare, tuttavia, vedendo quanto continua a succedere, che questa offensiva sia stata superficiale. Perché o è stata superficiale l’azione di contrasto delle mafie da parte dello Stato, oppure certi territori della Nazione sono talmente marci da non avere speranza alcuna di rinascere a una dignitosa vita civile.
A differenza di quanto pensano molti intellettuali calabresi, personalmente credo che il contrasto alle mafie in Calabria sia stato superficiale. A ben guardare non si è andati a investigare abbastanza a fondo nelle amministrazioni pubbliche, a cominciare dalle prefetture, dai tribunali per finire alle amministrazioni comunali (al netto degli scioglimenti di massa, mentre invece bisognava e bisogna essere chirurgici), agli altri enti amministrativi, aziende sanitarie pubbliche in primis. Quanti impiegati di queste amministrazioni dello Stato ha parentele e relazioni con la criminalità organizzata? Questa appartenenza, tuttavia, sarebbe il meno, perché certo non basta essere parenti di criminali per essere criminali, anzi, molti, spesso, sono accessi antimafiosi, per ovvie ragioni, ma quei pochi che effettivamente favoriscono, con la loro posizione, con le informazioni di cui vengono a conoscenza, i vari gruppi criminali, sono sufficienti ad avvelenare l’ambiente in cui lavorano e a gettare un’ombra di collusione su tutto il personale amministrativo statuale che invece opera nel pieno rispetto della legge.
La nuova amministrazione del comune di Siderno è sotto attacco. Forse è sotto attacco l’intera comunità cittadina, perché se si cerca di piegare un’amministrazione pubblica si ha la volontà di piegare anche l’intera comunità, che quella amministrazione ha espresso.
Certo i cortei e gli attestati di stima, certo l’indignazione popolare e le piazze sono auspicabili, ma bisogna ricominciare da capo. Bisogna ricominciare da zero. Nel combattere le mafie e il malaffare non esiste un lavoro fatto e valido per sempre. Bisogna sempre ricominciare da capo con grande volontà. Non è sufficiente ricominciare da dove si crede di aver lasciato, bisogna interrogarsi di nuovo, aprire nuovi capitoli, cominciare una nuova partita, magari utilizzando nuovi punti di vista, perché spesso non è il passato a tornare, ma il futuro a proporsi e a volte il futuro, che noi immaginiamo migliore è, invece, quanto di peggio una mente umana normale possa immaginare.
Vincenzo Carrozza