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venerdì, Maggio 3, 2024
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Liberi di volare

Bruno Chinè ci parla dello scrittore Totò Rocca di Benestare analizzandone vita, pensieri politici e libri

Parlando col mio amico Mario Nirta, al quale spesso mi rivolgo anche per avere i suoi ultimi scritti, ho avuto la segnalazione di un “romanzo” recente, scritto da un giovane scrittore benestarese; preso dalla curiosità mi sono dato da fare per trovare il libro e appena l’ho avuto nelle mani ho incominciato a leggerlo da cima a fondo e l’ho messo da parte a lettura finita. Ma di che si tratta? Ho capito subito che non avevo nelle mani un romanzo e che l’autore non era uno scrittore di professione o principiante. Il libro porta una copertina elegante ed anche artistica di Alessandro Allegra ed è stampato dalle edizioni Nosside di Ardore Maria, ma non è per nulla un romanzo; si tratta più di un documento storico perché aiuta il lettore a conoscere per testimonianza diretta un periodo della storia contemporanea, in questo caso quello della Russia  post- sovietica, lacerata dalla caduta dell’ideologia comunista e dal disfacimento d’uno Stato che, tra luci ed ombre aveva consentito al popolo russo meno abbiente di vivere con l’assistenza dello Stato dalla nascita alla tomba. Ora, invece, si vede in giro tanta gente che chiede l’elemosina o che dorme nelle strade. Ma non è questa la sede per parlare del comunismo sovietico e della sua caduta inaspettata che ha impressionato il mondo intero. Parliamo del libro e del suo autore, Totò Rocca da Benestare; questi, dopo il diploma, per cercare un lavoro si reca a Torino, dove lavora il padre e svolge varie attività per approdare poi alla FIAT, ma subito dopo si accorge che la sua vocazione è un’altra. Torna in Calabria ed incomincia a lavorare in campo sociale e culturale. Negli anni ’70 istituisce nel suo  paese, Benestare, il primo circolo Arci in Calabria che doveva occuparsi di cultura, turismo, ma principalmente doveva intavolare buoni rapporti con l’Unione Sovietica che nell’immaginario di molti italiani allora rappresentava un Eldorado.  La Rivoluzione di Ottobre, la figura di Lenin, il primo paese socialista del mondo impressionavano tante persone e per questo in Italia c’era il più grande partito comunista d’Europa. Una volta creata l’associazione ARCI lavora per accrescerla nel pieno rispetto dello Statuto e per questo suo impegno nel 1991 ottiene il premio di un viaggio in Russia, assieme ad altri 50 soci dell’ARCI scelti in tutta l’Italia. Totò affrontava per la prima volta un lungo viaggio in aereo e, comprensibilmente, provava un po’ di timore, ma il suo interesse per la Russia gli diede il coraggio di affrontare il viaggio. Il raduno dei soci ARCI in viaggio premio era Bologna nel cui aeroporto li attendeva un vecchio Tupolev-dell’Aer-flot con destinazione Pietroburgo o Leningrado come si chiamava allora. Trascorre i primi giorni in terra russa tra Pietroburgo e Mosca in compagnia del suo amico Peppe visitando fugacemente le bellezze architettoniche e artistiche della capitale sulla Neva e di Mosca: Mausoleo di Lenin sulla Piazza Rossa, l’artistica basilica di San Basilio, il Cremlino con le sue chiese artistiche ed i suoi palazzi e teatri, opere anche di molti artisti italiani. Da osservatore attento ed intelligente scopre subito l’altra faccia della Russia post-sovietica, quella del degrado e della miseria: tanta gente che per vivere è costretta a chiedere l’elemosina e a trascorrere la notte nelle strade e tante giovani belle ragazze costrette a prostituirsi per assicurare il cibo e le medicine alla famiglia; la prostituzione in quell’ambiente veniva fatta con naturalezza, supremo responsabile il bisogno. Durante il soggiorno tra Mosca e Pietroburgo nota grandi fasci di povertà e miseria legata principalmente alla caduta del comunismo e delle tutele sociali- Tanti bambini quasi abbandonati e ammalati, specialmente dopo il disastro della centrale atomica di Cernobyl vengono portati in Calabria dove vengono ospitati dai soci dell’Arci. In seguito, continua gli scambi culturali facendo arrivare a Bovalino complessi giovanili artistici di musica folk che per un mese si esibiscono in locali chiusi e aperti riscuotendo larghi successi. Durante questi scambi culturali, Totò, da attento osservatore ha notato che sia a San Pietroburgo sia in tante cittadine vicine esistevano tanti orfanotrofi che accoglievano i bambini abbandonati o perché orfani o perché i genitori alcolizzati o in carcere non si prendevano cura di loro. Ai tempi dell’Unione Sovietica dei bambini bisognosi si prendeva cura lo Stato, ed i piccoli non potevano essere dati in adozione perché proprietà dello Sato. Ora tutto questo non c’è più e la legge consente le adozioni. Totò decide di occuparsi di adozioni di bambini abbandonati negli orfanotrofi anche perché nei nostri paesi tante coppie senza figli volevano adottare bambini. Totò studia la normativa ma principalmente la burocrazia russa che sa opporre mille ostacoli se uno non sa muoversi con intelligenza e prudenza. Le prime adozioni vanno bene e si diffonde la voce che l’Associazione Aurora di Calabria, fondata da Totò, opera essenzialmente per il bene dei bambini, per toglierli dall’orfanotrofio e dare loro una famiglia che sa assicurare amore ed un futuro tranquillo. Totò impara subito a trattare con la burocrazia russa, e scegliere i genitori adatti per ogni adottando; sa tenere d’occhio i bambini anche ad adozione avvenuta e, col passa parola e con l’impegno onesto e quasi missionario riesce a togliere 520 bambini dagli orfanotrofi russi. Questi risultati non hanno bisogno di commenti. Il libro descrive con semplicità le vicende legate a trent’anni d’impegno nelle adozioni, alle sue frequenti visite negli orfanotrofi, alle difficoltà incontrate, qualche volta, per l’invidia di qualcuno che pensava che le adozioni fossero un affare, agli scontri, a volte, con la burocrazia russa. Una cronaca ricca di umanità e amore che ha registrato momenti esaltanti, ma a volte tristi. Il libro si legge come un romanzo che trasforma una umanità dolente in gioia. Onore a Totò Rocca. Il mio amico Mario aveva ragione.

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