L’ignoranza dei nostri politici

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I mezzi di comunicazione di massa hanno accorciato il cursus honorum, cioè la fatica di impegnarsi nella difficile arte di migliorare la società nella quale viviamo e tra stupidità e bugie, il distinguere tra ciò che si può dire e ciò che non si può dire. L’imbroglione e la stupidità che lo accompagna sono pronti a giocarsi la reputazione pur di non rinunciare a costruirsi la realtà secondo la scala dell’astratto. La stupidità spesso incorona gli istrioni. Di troppi in pochi decenni, i cittadini italiani, ne hanno perso il ricordo.

“Ogni famiglia, quando nasce un bimbo/ lo vuole intelligente;/ io con l’intelligenza ho rovinato tutta la mia vita;/ spero solo che il bimbo si dimostri stupido e ignorante;/ coronerà così una vita placida diventando Ministro”. Così scrive il poeta cinese  Sou-Che, (vissuto tra il 1036-1101 d.c.) che apparteneva a famiglia di letterati illustri e che aveva ricoperto importanti cariche politiche e, quindi, quello che trasforma in lirica ironica, è frutto di meditata esperienza, accompagnata dallo studio del buddismo.

A secoli di distanza l’amara e divertente constatazione può essere rivestita di pregnante attualità, ricca della prosaicità della situazione politica che viviamo, non solo in Italia, ma in molte lande abitate sotto il cielo stellato.

Abbiamo ascoltato un ministro riccioluto (Toninelli) che davanti a folta platea di giornalisti, per illustrare il piano di ricostruzione del ponte crollato di Genova, urlò “L’abbiamo scritto con il cuore”. Momento di plausibile fredda ilarità e commento sibilato “Mentre gli altri ministri deliberano con le trippe”.

Abbiamo ascoltato un ministro (Di Maio) che per esibire la sua abilità multi linguistica trasformò il “coronavirus” in uno straziante “coronaVAIRUS”,come fangoso insulto alla grandezza di Roma. Poi collocava Pinochet in Venezuela e non in Cile. Mostrava pagella insufficiente anche in biologia” L’uomo è fatto al 90% di acqua “come le meduse? E per indicare i suoi omologhi ministri sosteneva in un delirio di vanità da clone “ i miei alter ego”.

Invece un ministro dimezzato (viceministro Manlio Di Stefano – M5S) agli Affari Esteri appena il porto di Beirut saltò in aria  per tragica esplosione disse “solidarietà ai nostri amici libici” . E si giustificò spiegando che erano molti giorni che si arrovellava intorno alla Libia e non al Libano. Bene confermava un filosofo inglese che “l’egocentrismo è un anestetico che attenua il dolore della stupidità”. Confortato dal geniale George B. Shaw che confermava  “il fesso non sa niente, ma ritiene di sapere tutto: una buona  propensione per la carriera politica”. E che dire di Salvini, spianato nella sua sciocca arroganza comunicativa, dal sindaco polacco che gli mostrava una maglietta con istoriato Putin e il segretario leghista in un abbraccio, non commendevole sotto il rombo dei cannoni russi in Ucraina? O in mutande da bagno farneticare sulla caduta del governo Conte 1, nelle cabine balneari del Papete?

Siamo al punto di non ritorno di una consapevolezza nella quale occhieggiamo sulla sponda della incomunicabilità sociale, attraverso immagini surreali di personaggi che paiono più attenti ad imbalsamare l’opinione pubblica, che non a creare fermento critico. Lusinghiero, ma di scarso respiro educativo, l’aforisma di Voltaire “Rispetto molto la stupidità umana: è la sola idea che mi da l’idea dell’eternità. E la vita è troppo breve e il tempo troppo prezioso per sprecarlo con le persone stupide”. Che dire delle difese messe in atto dalla piaga della superficialità degli appelli politici nati non da incitamenti valoriali “Proletari di tutto il mondo unitevi” (Carlo Marx)  “Beati i poveri“ (Vangelo), ma solo parole d’ordine tratte dalla rozzezza greve della goliardia effimera(Vaffa – Day) e che nascondono povertà di pensiero. Scrive il grande romanziere Geroge Eliot “era come un gallo che credeva che il sole si fosse  levato ad udirlo cantare”. E ora Grillo quale parolaccia sarà abile a proferire per coprire la sua sconfitta politica? E Di Maio, sciocco abolitore “della povertà” dal balcone del palazzo governativo cosa mira ad abolire? L’ abolizione del secondo mandato elettivo per conservare la poltrona?

Ma riflettere e “conoscere sé stessi “come ammoniva l’oracolo di Delfi e ripeteva con cifra pedagogica Socrate, è itinerario difficile e impegnativo. Leo Longanesi che della brutalità superficiale di molti italiani conosceva gli umori negativi sosteneva “Fanfare, bandiere, parate. Uno stupido è uno stupido, due stupidi due stupidi. Diecimila stupidi sono una forza storica”. E ancor peggio Ennio Flaiano “gli italiani accorrono sempre in aiuto del vincitore”.

I mezzi di comunicazione di massa hanno accorciato il cursus honorum, cioè la fatica di impegnarsi nella difficile arte di migliorare la società nella quale viviamo e tra stupidità e bugie, il distinguere tra ciò che si può dire e ciò che non si può dire. L’imbroglione e la stupidità che lo accompagna è pronto a giocarsi la reputazione pur di non rinunciare a costruirsi la realtà secondo la scala dell’astratto e sempre uguale vaniloquio, pur di incantare il pubblico che gode della singolarità della sua recitazione. La stupidità spesso incorona gli istrioni. Di troppi in pochi decenni, i cittadini italiani, ne hanno perso il ricordo.

Ma la mongolfiera della loro fantasia è zavorrata dalla realtà. Il mondo dei fatti, duro e irrevocabile, spazza via il mondo fluido delle fantasmagoriche invenzioni. La bugia sistematica è una malattia, un vizio di temperamento che rende la stupidità un peccato mortale. Al contrario la “politica” (= i fatti della città) è scienza e impegno solidale di autenticità. Letta avrà vinto questa tornata elettorale perché non dice mai “caz….”?

Matteo Lo Presti