Ho letto e seguito con interesse il progetto “La Città del Mare” che dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, riuscire a creare un “prototipo” per il nostro territorio. Un progetto che se si farà potrebbe segnare una rivoluzione tra Siderno e Locri ma soprattutto un modello per unire, in una “Riviera” unica, tutti i comuni affacciati sul mare.
Arturo Bandini
L’ultima volta che sono stato sulla riviera romagnola pensavo, tra me e me, quanto quel luogo fosse il prototipo. Il prototipo punto.
Le parole hanno un peso e un significato. Il primo “stabilimento balneare” o la cosa che gli assomigliava di più, fu inaugurato nel 1843, a Rimini. Abbastanza anni fa. Oggi in “Riviera” è un pullulare di hotel fronte mare, un fiorire di locali di ogni genere che da Milano Marittima scendono giù fino a Cattolica (in realtà da Marina di Ravenna fino a Pesaro). Discoteche, piadinerie, ristoranti e market di ogni genere e tutto ciò che è annesso e connesso al turismo, compresa la parola “massa”. Ecco basta aggiungere “massa” al sostantivo turismo che la snobberia calabro-meridionale diventa giudizio categorico: “il mare a Rimini fa schifo”. Vuoi mettere lo Jonio con l’Adriatico, è ciò che la ragione impone come pensiero a chi è nato tra Guardavalle e Brancaleone. E poi tutta quella gente, tutto quel sudore, tutto quel caos. Io aggiungerei anche tutti quegli euro che circolano rapidamente e fluentemente. Ma quegli euro, quella gran paccata di euro, a noi calabro-locridei non piacciono, non interessano, stiamo bene cosi, noi siamo fedeli alla nostra tradizione. Intanto, dal 1843 in avanti i romagnoli hanno anche capito che da Ottobre ad Aprile si poteva occupare il tempo oltre che per riprendersi dalle fatiche estive anche per continuare, tra una piadina e l’altra, qua e là a generare moneta. E allora, nel 1968 hanno tirato su uno dei padiglioni fieristici più grandi d’Europa. E mentre c’era chi dalla terra tirava fuori le patate, in modo nobile e dignitoso, nell’ultimo decennio i romagnoli tra un lambrusco e l’altro, hanno pensato anche a quelli un pò snob, a quelli che non gradiscono la confusione, che sono per la green economy, che amano le lunghe passeggiate. E allora, poche settimane fa, il progetto “Parco del Mare” si è consolidato con uno degli ultimi tasselli: è stato aperto anche l’ultimo tratto di lungomare lungo 16 km che sarà accessibile solo a pedoni e bicilette, in due distinti percorsi. Però a Rimini non hanno lo Jonio. Altro luogo dove il mare non è certo blu e attraente come quello che bacia le spiagge di Siderno o Locri è la Versilia, lì hanno una passeggiata e una pista ciclabile che parte da Viareggio e arriva fino a Marina di Massa. Sono 28 km, si 28 km, di waterfront dove il contatto con la salsedine è totale. Dove locali di ogni genere ti corteggiano e dove il relax ti abbraccia in modo molto affettuoso e amorevole. Si ma anche lì, il mare non è lo Jonio. E se ne fanno anche una ragione. Noi no, fedeli alla linea! È abbastanza logico e ovvio, sarei un pazzo se pensassi il contrario, che la Costa dei Gelsomini, che si chiama e spero si continui a chiamare per altri secoli Costa dei Gelsomini, non diventerà mai, per numero di posti letto e accessibilità, una Versilia o una Riviera Romagnola. E questo non solo per vocazione. Non sostengo e non affermo che tutti dovremmo essere legati al prototipo che Rimini o Forte dei Marmi ci indicano. Dico però che se Zola. Gianfranco Zola, allenandosi con Maradona ha “rubato” qualche segreto al Pibe de Oro e lo ha plasmato alle sue caratteristiche diventando comunque un grande calciatore ricordato con affetto anche all’estero e strappando contratti milionari in club blasonati, bhe anche la Costa dei Gelsomini, o la Riviera dei Gelsomini, qualche spunto da Romagna e Versilia potrebbe prenderlo. Ma qui entra in gioco la politica, quella che dialoga con gli imprenditori di settore, quella che progetta il futuro e quella che ha visioni che determinano lo sviluppo di un territorio. E qui casca l’asino direbbe il mio amato Totò! Ad esempio l’Associazione dei Sindaci della Locride esattamente quando si riunisce di cosa parla? Quale progetto innovativo e rivoluzionario in questi 10 o 15 anni ha portato avanti e soprattutto realizzato? I consiglieri regionali, e non parlo ovviamente di quelli in carica oggi, in questi 20 o 30 anni a parte cene elettorali e “ascolto del territorio” (mi fa impazzire sta cosa dell’ascolto delle istanze del territorio) cosa hanno portato alla Locride? Forse una sanità migliore? Forse un piano di sviluppo economico migliore? E invece i consiglieri regionali in carica oggi cosa ci dicono che faranno e realizzeranno durante il loro mandato? Ho letto e seguito con interesse il progetto “La Città del Mare” che dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, riuscire a creare un “prototipo” per il nostro territorio. Un progetto che se si farà potrebbe segnare una rivoluzione tra Siderno e Locri ma soprattutto un modello per unire, in una “Riviera” unica, tutti i comuni affacciati sul mare. È un passo, che però non arriva dalla politica, e non avevo dubbi, ma passa dalla politica e questo, invece, mi preoccupa. Vedremo se almeno avranno la capacità di non distruggere, chiedere di creare è troppo, ma almeno non distruggere sarebbe un passo avanti. Rimane la grande curiosità di sapere dai sindaci e dai Consiglieri Regionali in carica quali progetti determinanti per il territorio realizzeranno da qui a 4 anni o almeno quali metteranno in campo. E ribadisco, rivoluzionari, non aggiustare le buche nelle strade. Nel frattempo la piadina continua suo malgrado ad essere più famosa della ‘nduja e ad avere un fascino discreto.