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domenica, Aprile 28, 2024
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Non a Berlino ma a Reggio Calabria c’è stato un giudice

Di Ilario Ammendolia

Non a Berlino ma a Reggio Calabria c’è stato un giudice

È che Giudice!

Ieri è stata cancellata una delle sentenze più brutte scritte dal tribunale di Locri che, detto per inciso, di sentenze discusse e discutibili ne ha emesse tante nel corso di questi decenni.

Il prefetto, Michele Di Bari che, con atti sospetti, ha dato inizio alle indagini su Riace, non è riuscito nel “suo” (?) intento.

In questi mesi molti insulti sono stati rivolti contro ciò che Mimmo Lucano ha rappresentato, dimostrando la classica viltà di chi si accanisce contro un uomo che giace a terra ferito pensando di finirlo.

Travaglio Lo ha chiamato “Il Certo la qualunque” dell’accoglienza. Salvini ha fatto di peggio.

Ora tocca a noi cercare di capire perché tutto ciò è successo.

Perché nella Locride queste cose sono successe e succedono a uomini come Carlo Maria Bregantini o a Mimmo Lucano. E non solo a loro.

Ancora non abbiamo la mente abbastanza serena per riflettere ma, grazie ai giudici della Corte di appello di Reggio Calabria, sappiamo di aver combattuto una buona battaglia.

Il giorno della condanna abbiamo scritto :

“Ciò che non hanno capito è che Riace non è più (e da tempo) un piccolo paese, bensì una grande Idea e in quanto tale non può essere uccisa, processata o imprigionata. Non solo perché già vive, e non solo nella Politica, ma ha contaminato, l’arte, la cultura, la musica. Viaggia e si librera nei versi di Vinicio Capossela e sulle note di molti artisti, nel film di Wim Wenders, nella fiction di Fiorello, sui murales di mezzo mondo, nei sogni e nelle speranze. “Riace” è oggi un’Utopia che diventa ogni giorno realtà.”

Intanto  “Riace” ha resistito  ed oggi si sono create le condizioni perché il suo spirito si allarghi nella Locride e nella Calabria tutta.

Bisogna continuare a battersi con la stessa determinazione con cui gli scamiciati e le donne scapigliate di Madrid hanno difeso la loro “Repubblica” al grido di No pasarán!

La sentenza di ieri ha dimostrato che potranno “passare” per un giorno, forse per un anno, potranno provocare sofferenze e prigionieri ma alla fine non passeranno fintanto che gli uomini vorranno restare “Umani”.

Fintanto che in Calabria ci saranno uomini liberi.

 

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