Giacchino Criaco scrive sulla protesta che si svolgerà domenica prossima, ad Antonimina, sull’installazione delle paleoliche, che distruggerebbero il paesaggio.
Gioacchino Criaco
E siamo pure senza armi, ma non abbiamo altra scelta se non quella di lottare. L’ambiente, la natura, sono le ultime ricchezze, le uniche risorse, per un Sud che decida di non morire. L’invasione di società nordiche, all’attacco per riempire la nostra terra di marchingegni per produrre energia da portare altrove, ha il carattere dell’assalto definitivo. Dopo non avremo nulla da amare, nulla per cui lottare, niente per costruirci un futuro. Dopo, ogni altra battaglia sarà una chiacchiera da bar. Non ci saremo più. Saremo andati, come i 10milioni di calabresi risucchiati dalla diaspora.
Balle, ci gonfiano di balle da un secolo, e siamo arrivati al punto di non ritorno. E all’inizio erano biglietti di solo andata, solo, per i figli dei poveri, ora andranno via pure i figli degli abbienti. Nessuno di quelli che pensavano di salvarsi si salverà. Abbiamo ceduto e cediamo tutto senza avere nulla in cambio, qualche spicciolo per un manipolo di gente che non è più la nostra gente, che aiuta il nemico. Di tutto quello che ci avevano promesso nulla è stato, nulla ci è rimasto. Conserviamo, per ultimo, brandelli di bellezza, di natura, di cultura, che ora verranno spazzati via. La provincia di Reggio, l’Aspromonte, sono l’ultima roccaforte di un Oriente europeo che presto svanirà.
Di fronte alla fine nessuno può tirarsi indietro, ognuno deve dirsi partigiano, partecipare e parteggiare per ciò a cui apparteniamo.
Opporsi alla sollevazione della prima torre d’acciaio che infilzerà il cielo della Locride è un dovere di tutti: consiglieri, sindaci, assessori, politici vari. Ognuno di noi. Dobbiamo guardarci in faccia e dirci chi ci tradisce.