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giovedì, Maggio 9, 2024
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Ramadan

Matteo Lo Presti ci parla di Ramadan, ripercorrendone le origini e unendolo con i recenti avvenimenti nel mondo mussulmano e non solo.

Matteo Lo Presti

Sono stai molti gli appelli in questi giorni perché tra Israele e i  terroristi di Hamas si pervenisse ad una tregua prima che il mondo islamico entrasse nel nono mese detto “il mese del Ramadan”, il mese in cui fu rivelato il Corano come guida per gli uomini. È il mese nel quale devono venire osservati i cinque pilastri dell’ Islam: la pratica del digiuno obbligatorio dall’alba al tramonto, l’unicità divina di Allah, la preghiera, l’elemosina e il pellegrinaggio alla Mecca.

Il mese del Ramadan (= calor torrido dei mesi estivi. Con la riforma del calendario fatta da Maometto  il Ramadan passa per  tutte le stagioni), precisa  un versetto coranico “fissa la discesa del Corano  nel corso di una notte benedetta” cioè la notte del Destino “la più bella di mille mesi, vi scendono gli angeli e lo spirito col permesso di Dio  di fissare ogni cosa, notte di pace fino allo spuntare dell’alba “.

Alcune interpretazioni mediatiche si preoccupano, che nel mese del Ramadan che nel 2024 parte  tra il 10 e il 12  marzo fino al 10 aprile, si costituirebbe un’alleanza tra tutti i paesi arabi per una coalizione che potrebbe gravare sui confini di Israele con aggressività imponente.

Sulla sacralità del testo coranico  alcuni esegeti  affermano che tutti i libri sacri compresa la Torah ebraica, i Vangeli cristiani sono stati manifestati  durante il mese del Ramadan.

Il profeta Maometto ricevette  per la prima volta la Parola divina, trasmessagli dall’arcangelo  Gabriele mentre si trovava  in ritiro  in una grotta situata  sulla cima del monte Hira.  Questo fatto fa  dire che “ Maometto, l’uomo perfetto,  Dio ha designato  fina dall’eternità  affinché sia il suo rappresentate sulla terra”.

Il Corano pone anche l’accento  sul fatto che l’inizio del mese e dunque del digiuno  si  determina in cielo con la luna nuova. Poiché tale osservazione varia da paese a paese  in relazione alle condizioni astronomiche, il digiuno non  comincia lo stesso giorno in ogni parte del mondo mussulmano. Così per la festa della fine del digiuno  obbligatorio che dà luogo a importanti festeggiamenti per la durata di tre giorni. Tutti i mussulmani credono che il  Corano discese dal cielo verso questo mondo  e fu in seguito rivelato  come una pioggia di stelle durante i ventitre anni di predicazione del Profeta.

La pratica religiosa del digiuno appartiene a molte religioni. I Cristiani  osservano il digiuno penitenziale  in Quaresima o il venerdì santo. I sacerdoti egiziani  osservavano digiuno assoluto tre giorni alla settimana per il culto di Iside. I persiani in giorni determinati dovevano astenersi dalla carene e dal vino .I Greci durante le celebrazioni dei misteri Eleusini. A Roma  nel 193  a.c. fu istituito un digiuno ogni cinque anni in onore di Cerere. Gli Ebrei regolarmente digiunavano due o tre giorni determinati ogni mese e come manifestazione di lutto.

A Kyoto nel 1970 alla conferenza mondiale delle religioni fu emesso un documento  importante per cercare e trovare solidarietà per i credenti di ogni religione, nel quale si leggeva “A ciascuno e a tutti cominciando da noi stessi diciamo che il punto di partenza di uno sforzo serio, che l’umanità deve intraprendere è l’accettazione solenne  del fatto che gli uomini e le loro opere sono ora unite in un destino unico.

Viviamo e moriamo insieme, possiamo continuare a lasciarci trascinare verso la nostra comune rovina, o possiamo impegnarci  insieme nella lotta per la pace”.

Trenta anni fa il grande studioso Francesco Gabrieli di fronte a tensioni continue nell’area medio-orientale scriveva “ Questa immagini dell’Islam guerriera rafforzata oggi dall’intransigenza dei fondamentalisti mussulmani, la loro applicazione rigida provocatoria e ostentata delle norme per la civiltà occidentale inaccettabili,come il taglio della mano del ladro o la lapidazione dell’adultera,è un’immagine profondamente radicata. Agli inizi del secolo scorso  c’era stato un moto modernista  e liberale nel mondo mussulmano, che si sforzava di dimostrare che l’islam era conciliabile con la civiltà moderna, sentita come un valore da imitare. Nessuno se ne ricorda. Mentre il fiammeggiare dell’estremismo dei giorni nostri fa sì che alcuni si chiedano se non siamo alla vigilia di una nuova ondata di conquista dell’Islam .Una specie di “mamma li turchi” modernizzata con gli arabi a posto dei turchi”.Riflessione sorprendente e drammaticamente attuale.

Ovviamente il contesto politico nel quale viviamo può creare giuste obiezioni a questa riflessione, ma è indubbio che le speranze nate dalla stretta di mano tra R Rabin e Arafat a Stoccolma(1994) per ricevere il premio Nobel sono svanite.

Non  si deve rinunciare alla ricerca del terreno su cui far maturare quel dialogo e quella pace  che dalle sole alchimie politiche sarebbe vano aspettarsi .Occorre lavorare sulle radici e sui valori comuni:il principio della tolleranza ,il monoteismo, il problema della giustizi sociale il valore della fraternità tra gli uomini. Molti sono gli scogli da superare: per esempio la radicale differenza tra  il posto che  la religione occupa nell’organizzazione sociale del mondo mussulmano e il laicismo del mondo cristiano occidentale. Saranno gli uomini del nostro tempo capaci di non accettare lo spirito di crociata e lasciarlo ai fanatici ? La tolleranza delle idee altrui è la prima condizione per pretendere dagli altri il rispetto delle proprie. Questo può vale anche quando è il scena l’uso della forza?

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