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venerdì, Maggio 3, 2024
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HomeattualitàReggio Calabria: padre denuncia un giro di spaccio, 18 arresti

Reggio Calabria: padre denuncia un giro di spaccio, 18 arresti

Un padre, in ansia perché la figlia ventenne faceva uso di droga, ha portato nella giornata di ieri, giovedì 29 febbraio, ad un’operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che hanno arrestato 18 persone: 9 in carcere e 9 ai domiciliari, in esecuzione di un’ordinanza del gip Federica Giovinazzo su richiesta del procuratore di Palmi Emanuele Crescenti e del pm Davide Lucisano.

L’inchiesta, denominata Perseverant, iniziata nel marzo 2020 dopo la denuncia dell’uomo ai militari di Taurianova, ha stroncato un articolato giro di spaccio di cocaina e marijuana. Secondo gli investigatori, gli indagati avevano un giro di affari di oltre un milione di euro.

I carabinieri hanno riscontrato l’esistenza di un florido mercato della droga con base a Taurianova e ramificazioni a Rosarno, Platì e Gerocarne, dove avevano base i fornitori del droga. Lo spaccio non si è interrotto neanche durante la pandemia Covid. Gli indagati, per evitare i controlli, avevano iniziato a consegnare le dosi in bicicletta, direttamente presso le abitazioni degli acquirenti, dopo che le ordinazioni venivano effettuate online, tramite applicazioni di messaggistica.
Nel corso delle indagini, 9 indagati erano stati arrestati in flagranza di reato. Nel luglio 2020, infatti, i carabinieri hanno trovato una piantagione di canapa indiana allestita in un bunker occultato sotto un capannone agricolo. Lì, tre metri sotto il terreno, gli indagati avevano allestito degli impianti idroponici, completi di sistemi di riscaldamento, ventilazione e illuminazione a lampade Uv, destinati alla gestione di varie coltivazioni di canapa indiana, differenziate per il potenziale tossicomanigeno.

Lo stupefacente, una volta lavorato in dosi, avrebbe fruttato agli indagati utili non inferiore a 200mila euro.
Infine, l’ indagine della Procura di Palmi ha fatto luce anche sui maltrattamenti che la moglie e la figlia di uno degli arrestati hanno dovuto subire per anni in silenzio. Rese incapaci di denunciare, costrette a vivere recluse, quotidianamente umiliate e più volte picchiate, le due donne sono state ora soccorse dai carabinieri.

 

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