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domenica, Aprile 28, 2024
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Ridurre le distanze tra insegnante e allievo

Mario Alberti

Scriveva Galimberti, a proposito della scuola, che chi insegna deve “soffrire le distanze segrete” tra sé e l’allievo. Nella mia modesta e ipotetica interpretazione del testo, letto credo su un Venerdì di Repubblica, dove il filosofo e psicoterapeuta scrive, diversi anni or sono, ci stava il messaggio chiaro di prendersi cura delle vite degli allievi.

Anche oltre la consuetudine. Ovvero spiegazione, interrogazione, valutazione.

Tutto ciò riguarda la prassi scolastica.

Ma la vita scolastica si svolge all’interno di una vita in fieri. Un costante divenire che richiede accompagnamento, affiancamento, riduzione, appunto, delle distanze segrete citate da Galimberti.

La vita delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi è un brulichio operoso di sogni e frustrazioni, aspirazioni e ritrazioni.

Insomma, è semplice capirli. Basta ricordare noi alla loro età.

Ecco, torniamo a Galimberti e ricordiamo il suo invito all’empatia diffusa.
E qui poco conta, pur avendo importanza in termini generali ed oggettivi, la sottovalutazione retributiva della classe docente.
Se fosse così, sarebbe triste.
Crollerebbero tante motivazioni e professioni, se tutto fosse legato alla retribuzione.
A partire dei professionisti delle cure alla persona, specie nel settore privato.
Ma questa è la solita irruzione di un’altra storia nella storia.
Arriviamo ai fatti, come al solito pescati dai quotidiani del mattino.
Ravenna.
Scuola superiore.
La studentessa dell’ultimo anno ha un bambino. Si sconforta e nonostante l’attivazione della didattica a distanza appositamente per lei, annuncia il suo ritiro.

Stretta tra responsabilità premature e sfide imminenti, trova nel ritirarsi da Scuola l’unica soluzione.

Ed ecco che arriva qualcuno a ridurre le distanze segrete.

Il Dirigente le telefona a casa.

Si prende cura delle frustrazioni dell’allieva mamma e le dice, chiaramente, che nessuno si deve perdere e che non può consentire che si ritiri.

E allora cosa fa?

Nell’Italietta della burocrazia e dei regolamenti interpretati sempre in modo restrittivo e poco creativo, identifica uno spazio all’interno della Scuola e predispone una nursery.

Tutta per lei, la mamma con bimbo e zaino.

E dentro l’aula si va con il passeggino.

Perché l’importante è non perdere la mamma studentessa.

Non consentire che entrasse in quel buco oscuro dove tanti giovani si perdono.

Dove perdiamo tanti giovani.

Iniziamo quindi la settimana con una cosa bella.

Pur fragile contrappeso a tristi notizie con le quali avevamo terminato la settimana precedente.

Una studentessa non si è persa e la Scuola si è presa cura di lei.

Ne danno, felici, il lieto annuncio la mamma con lo zaino, il Dirigente creativo, Galimberti e pure io, reo confesso di furto di notizie.

Che se non condivise muoiono.

Anzi, si perdono.

 

 

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