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lunedì, Settembre 9, 2024
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Sanità calabrese: Problema non risolto

Mario Alberti

Premetto. È il solito noioso articolo sulla sanità. Quindi, chi decide di proseguire, è stato avvisato. Si chiama prevenzione. Guarda caso. Tuttavia, un recente incontro con giovani studenti mi impone di non considerare noioso e ripetitivo ciò che di fatto non è stato ancora risolto.

I ragazzi vedono sempre cose che noi non vediamo, abituati come siamo alla routine, anche quando questa è nefasta.

Sanità calabrese.

Le aspettative di vita in buona salute di un cittadino della Calabria è di dodici anni inferiore a quelle di un cittadino di Bolzano. Intorno ai cinquantaquattro anni sopraggiungono i primi acciacchi.

Come si dice… Dopo la cinquantina… Che per vari motivi, a volte, si trascurano, fino a divenire anche mortali.

È l’aggravante dei vari motivi. Credo che siano sotto gli occhi di tutti le lungaggini della sanità pubblica nelle prenotazioni e nelle visite. Mesi di attesa, che inizia dai lunghi interminabili minuti, che a volte diventano ore, al telefono, per prenotare.

L’attesa di qualcosa diventa essa stessa qualcosa.

Forse vale per l’amore.

Un po’ meno per la salute.

La sanità privata è molto più celere, ma costa. Quindi, emerge forte ed atroce il sospetto che muoia più frequentemente chi possiede meno risorse economiche.

Comprenderete come soltanto a ventilare una simile ipotesi, presumibilmente piuttosto simile alla realtà, crolla totalmente l’impalcatura sulla quale regge la civiltà attuale.

Una società dei diritti basata sulle disponibilità economiche.

O delle relazioni personali. Conoscenze dirette o spesso indirette che consentono di avere un trattamento di favore. Il “conosco ad uno in quel reparto” diventa welfare parallelo e soggettivo.

E i diritti si trasformano, con reiterata consuetudine, privilegi. Ammettiamolo, accade anche questo.

Comunque, o questo o quello, si sgretola la Costituzione ad un passo dalla Festa della Repubblica italiana.

Effetto collaterale non di poco conto.

Passano i governi nazionali e regionali e tutto rimane inalterato, tra uno spot fumoso ed un altro dove si annunciano cose che non si realizzeranno mai, contando nella scarsa memoria della gente. È morta una persona ad Oppido mamertina, qualche giorno fa, attendendo i soccorsi. E poi un giovane a Corigliano Rossano. Ambulanza non medicalizzata.

Postazioni di continuità assistenziale ancora chiuse, lasciando scoperta la popolazione nelle ore notturne.

Parallelamente alla sfiducia nel sistema di sanità pubblica si diffonde sempre di più una sorta di rassegnazione.

Nella società civile, nella politica, nell’associazionismo.

E ognuno si protegge come può. E qualcuno non si protegge affatto. È veramente difficile vivere, in Calabria, per la gente comune. L’unica inversione di tendenza possibile è che ognuno si faccia gli affari degli altri, tuteli una persona con scarse risorse ed amicizie. Gli presenti l’amico sanitario, che fa un po’ rima con immaginario. Ma questa società dell’empatia è molto distante da venire. Anche perché, detta così, legittimerebbe, almeno nella seconda parte, quello che non deve mai accadere.

Beh, se ci fosse un privilegio per tutti, si chiamerebbe diritto, forse.

Ribaltamento del concetto espresso su.

Nel frattempo, ognuno per sé. Ma lo Stato, che siamo anche noi, non è per tutti.

E il PNRR ogni giorno che passa suona sempre più come le pernacchie di Antonio De Curtis, al secolo Totò.

Pernacchie in faccia alla gente che non conosciamo, ma soprattutto che non conosce.

 

 

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